
Cosa sta succedendo tra Kosovo e Serbia: il perché delle nuove tensioni nei Balcani
Tornano a galla i conflitti che Pristina e Belgrado non sono mai riuscite a superare. Nella parte settentrionale del Kosovo, a maggioranza serba, sono scoppiate alcune proteste contro la decisione di vietare l'uso di documenti e targhe automobilistiche serbe. Il Paese si è autoproclamato indipendente nel 2008, ma Belgrado - come Russia, Cina e alcuni Stati Ue - non ne riconosce la sovranità

È scoppiata di nuovo la tensione nel Kosovo del Nord, a maggioranza serba. Violente proteste si sono verificate in quest’area del Paese, in segno di protesta per la decisione del governo di Pristina di vietare l’uso di documenti e di targhe automobilistiche serbe nelle regioni settentrionali. La disputa ha riacceso i malumori tra Kosovo e Serbia. Belgrado continua a non riconoscere l’indipendenza di Pristina, autoproclamata nel 2008
GUARDA IL VIDEO: Serbia-Kosovo, una disputa ventennale nel cuore dei Balcani
COSA STA SUCCEDENDO - Il divieto di utilizzare targhe e documenti serbi sarebbe dovuto entrare in vigore il 1° agosto. È adesso stato posticipato al 1° settembre, dopo le rivolte portate avanti dai serbi del Kosovo, ma non sembra che Pristina sia intenzionata a ritirarlo del tutto
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Le autorità kosovare avevano chiuso due valichi di confine con la Serbia, in risposta ai blocchi stradali messi in atto da dimostranti di etnia serba. Le minoranze vicine a Belgrado avrebbero poi smantellato le barricate
I conflitti in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale
Il presidente serbo Aleksandr Vucic, in un discorso televisivo, ha mostrato una cartina del Kosovo coperto dalla bandiera serba e ha avvertito che se i serbi saranno minacciati, la Serbia ne uscirà vittoriosa
Viaggio nel Kosovo lacerato dai conflitti
L’Unione europea guarda “con preoccupazione” a quanto sta succedendo nel Kosovo e ha lanciato un appello per risolvere le tensioni “attraverso il dialogo” e non con "azioni unilaterali", ha detto Peter Stano, portavoce dell'Alto rappresentante dell'Ue per la politica estera, Josep Borrell
Serbia, divisa tra Mosca e l'Europa: il reportageProprio Borrell aveva chiesto al Kosovo di posticipare l’attuazione delle misure che hanno portato a questa nuova crisi, invitando i due Paesi coinvolti a “prevenire” il riemergere di passate tensioni, in realtà mai sopite del tutto (in foto, un soldato in Kosovo nel 1998)

La forza internazionale a guida Nato Kfor, presente sul territorio kosovaro, ha detto di controllare “da vicino” quanto sta succedendo al confine tra Kosovo e Serbia e di essere “pronta a intervenire se la stabilità è messa in pericolo”, nel limite del suo mandato (in foto, un posto di blocco con uomini Kfor, Mitrovica, 1 agosto 2022)

Anche Mosca - che non riconosce il Kosovo, come la Cina - è intervenuta: ha ricordato che “tutti i diritti dei serbi in Kosovo devono essere rispettati”. I Paesi occidentali che hanno riconosciuto l’indipendenza di Pristina, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, “devono esercitare tutta la loro influenza per avvertire le autorità del Kosovo dall'adozione di misure sconsiderate che possano portare all'escalation"

La ministra degli Esteri russa, Maria Zakharova, ha detto che “i leader kosovari sanno che i serbi non rimarranno indifferenti di fronte a un attacco diretto alla loro libertà". E ha poi aggiunto che l’obiettivo di questo “attacco” è colpire la stessa Serbia

Secondo Vyachslav Volodin, presidente della Duma di Stato russa, “la colpa del conflitto al confine serbo-kosovaro è di Washington. Lo scopo è ovvio: indebolire alcuni Paesi che si permettono di affermare posizioni indipendenti. I metodi sono vecchi. Non c'è niente di nuovo. Gli Stati Uniti prima sostengono le tendenze nazionaliste, le alimentano e poi spingono verso i conflitti militari". Tutto questo, dice Volodin, “con la connivenza di organizzazioni internazionali, Onu e Osce, il cui scopo è difendere la sicurezza in Europa e nel mondo"

LA SITUAZIONE DEL KOSOVO – Nel 1998 il Kosovo, regione dell’ormai defunta Repubblica federale di Jugoslavia a maggioranza albanese musulmana, cerca l’indipendenza, dopo decenni di tensioni e conflitti. Il governo di Belgrado risponde con un’offensiva militare che finirà un anno dopo, dopo l’intervento militare della Nato, a guida statunitense. Ancora oggi la Serbia rivendica il territorio (in foto, polizia serba in Kosovo, 1998)

Dalla fine degli anni ’90, il Kosovo è sotto protettorato Onu, appoggiato militarmente dalla Nato, presente sul territorio appunto con la missione Kfor - Kosovo Force. In foto, militari Kfor nel 2021

Dal 2013 sono in corso tentativi di mediazione europei tra Kosovo e Serbia, che non hanno mai portato a risultati concreti. Pristina punta a entrare sia nella Nato che in Unione europea, dove cinque dei 27 Stati membri - Spagna, Romania, Cipro, Grecia e Slovacchia - non ne hanno mai riconosciuto l'indipendenza (in foto, la capitale del Kosovo, Pristina)