53 anni fa l'inizio della Primavera di Praga: 5 cose da sapere

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Il periodo storico di liberalizzazione politica in Cecoslovacchia nel 1968 iniziò il 5 gennaio e finì nella notte fra il 20 e il 21 agosto, quando un corpo di spedizione militare dell'Unione Sovietica e degli alleati del Patto di Varsavia pose fine all'esperienza di Dubček, il segretario del Partito Comunista di Cecoslovacchia che tentò, senza successo, di allentare la stretta antidemocratica del blocco sovietico

Con il termine Primavera di Praga ci si riferisce a un periodo storico di liberalizzazione politica avvenuto in Cecoslovacchia quando il Paese era sotto il controllo dell'Unione Sovietica. Iniziò il 5 gennaio 1968, quando lo slovacco Alexander Dubček divenne segretario del Partito Comunista di Cecoslovacchia, e terminò il 20 agosto dello stesso anno, quando un corpo di spedizione militare dell'Unione Sovietica e degli alleati del Patto di Varsavia invase il Paese.

1. La nascita dei due Stati: Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca

Le riforme della Primavera di Praga furono un tentativo da parte di Dubček di concedere nuovi diritti ai cittadini grazie ad un decentramento parziale dell'economia e all'introduzioni di garanzie democratiche. Le libertà concesse includevano un allentamento delle restrizioni alla libertà di stampa e di movimento. Dopo una discussione sulla possibilità di dividere il Paese in una federazione di tre repubbliche (Boemia, Moravia-Slesia e Slovacchia) Dubček optò per la divisione della Cecoslovacchia in due nazioni distinte: la Repubblica Ceca e la Repubblica Slovacca. Questo è stato uno dei pochi cambiamenti - divenuto effettivo solo dopo la fine del blocco sovietico - che è sopravvissuto alla fine della Primavera di Praga.

2. L’invasione

La stagione delle riforme terminò bruscamente nella notte fra il 20 e il 21 agosto 1968, quando una forza stimata fra i 200mila e i 600mila soldati e fra i 5mila e 7mila veicoli corazzati sovietici invase il Paese. Gran parte dell'esercito cecoslovacco, obbedendo a ordini segreti del Patto di Varsavia, era stato schierato alla frontiera con l'allora Germania Ovest per impedire l'arrivo di aiuti dall'occidente. L'invasione coincise con la celebrazione del congresso del Partito Comunista Cecoslovacco, che avrebbe dovuto sancire definitivamente le riforme e sconfiggere l'ala stalinista. Il governo praghese invitò la popolazione e l’esercito a non opporre alcuna resistenza. All’alba il primo ministro Dubcek e i ministri del governo vennero arrestati.

3. Il periodo di "normalizzazione"

Dopo l'invasione, la Cecoslovacchia entrò in un cosiddetto periodo di normalizzazione: i leader successivi, graditi a Mosca, ripristinarono le condizioni politiche ed economiche antecedenti a Dubček, grazie al controllo del Partito Comunista di Cecoslovacchia. Gustáv Husák sostituì Dubček e divenne anche presidente, annullandone quasi tutte le riforme.

4. Il suicidio dello studente Jan Palach

Jan Palach, studente della Facoltà di filosofia dell'Università Carlo IV di Praga, decise di manifestare il suo dissenso attraverso una scelta estrema: immolare la propria vita suicidandosi. Nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 1969 il giovane si recò in piazza San Venceslao, al centro della città, e si fermò ai piedi della scalinata del Museo Nazionale. Si cosparse di benzina e appiccò il fuoco con un accendino. A soccorrerlo fu un tranviere che spense le fiamme con un cappotto. Jan Palach morì dopo tre giorni di agonia. Il suo gesto fu emulato da altri giovani: il 20 gennaio si diede fuoco Josef Hlavaty, operaio ventiseienne. Il 25 febbraio Jan Zajíc, studente di 19 anni. Il 4 aprile fu la volta di Evžen Plocek, operaio trentanovenne.

5. La Primavera di Praga nella musica e nella letteratura

La Primavera di Praga ha ispirato la musica e la letteratura. Tra le opere più celebri, gli scritti di Václav Havel, Karel Husa, Karel Kryl e il famoso romanzo di Milan Kundera “L'insostenibile leggerezza dell'essere”. In Italia l'evento fu messo in musica dal cantautore Francesco Guccini nel 1970. La canzone, “Primavera di Praga”, è stata cantata e incisa anche dai Nomadi.

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