Le Nazioni Unite hanno scelto la data per ricordare l'adozione della Convenzione sulla soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione. Ma, a 75 anni di distanza da quel momento, il problema resta attuale
Il 2 dicembre è la Giornata mondiale per l'abolizione della schiavitù. Un fenomeno che resta ancora attuale, pur manifestandosi in forme diverse. Nel celebrare la ricorrenza le Nazioni Unite parlano infatti di schiavitù "moderna", un concetto all'interno del quale rientrano tante situazioni: traffico di esseri umani, abusi sessuali, lavoro minorile, matrimoni e lavori forzati. La data non è casuale ma celebra l'adozione della Convenzione sulla soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione, approvata dall'Assemblea Generale nel 1949.
50 milioni gli “schiavi moderni”
Secondo i dati elaborati e diffusi da Save the Children nel rapporto "Piccoli Schiavi Invisibili", pubblicato lo scorso luglio e giunto alla sua XIV edizione, si stima che nel mondo quasi 50 milioni di persone siano vittime di varie forme di schiavitù moderna. Tra queste, oltre 12 milioni sono minorenni, coinvolti soprattutto "nelle forme di lavoro forzato che comprende quelle ai fini di sfruttamento sessuale, lavorativo e di attività illecite, e nei matrimoni forzati", con un trend "in crescita".
I dati del rapporto
Nel documento si legge che “tra i minori, 3,3 milioni sono coinvolti nel lavoro forzato, in prevalenza per sfruttamento sessuale (1,69 milioni) o per sfruttamento lavorativo (1,31 milioni), in ambiti quali il lavoro domestico, l'agricoltura, la manifattura, l'edilizia, l'accattonaggio o le attività illecite, mentre 320mila risultano sottoposti a lavoro forzato da parte degli Stati, come detenuti, dissidenti politici, o appartenenti a minoranze etniche o religiose perseguitate. I minorenni vittime di matrimoni forzati sono 9 milioni". Il rapporto spiega inoltre che “il fenomeno dei matrimoni forzati geograficamente interessa maggiormente l'Asia Orientale (14,2 milioni di persone coinvolte nel 2021, più del 66% dei casi stimati), seguita a distanza dall'Africa (3,2 milioni di persone coinvolte, 14,5%), dall'Europa e Asia Centrale (2,3 milioni di persone, 10,4%). La maggior parte dei matrimoni forzati è organizzata dai genitori delle vittime (nel 73% dei casi) o da parenti stretti (16%) e spesso si lega a situazioni di forte vulnerabilità, quali servitù domestica o sfruttamento sessuale".