
Un nome per i Desaparecidos. Dall'Argentina una campagna per cercare 65 Italiani
Ci sono ancora 600 persone da identificare: uccise e nascoste tra il 1974 e il 1983, durante l'ultima dittatura militare in Sud America. E ci sono 65 famiglie italo-argentine che cercano di avere notizie sui loro parenti scomparsi. Un campione di sangue può aiutare a ricostruire la storia di una famiglia e aggiungere informazioni sui crimini commessi all'epoca. L’Argentina ha di recente lanciato una campagna, in tutto il mondo, per far luce su una delle pagine più buie del Novecento
a cura di Nicoletta Notari

Sono 30.000 i Desaparecidos, le persone scomparse, durante la dittatura militare sudamericana dal 1974 al 1983. Ad oggi ci sono ancora 600 corpi non identificati. Il team di antropologia forense argentina (EAAF) ha trovato già 1.500 salme. All'epoca almeno 500 bambini furono allontanati forzatamente dai loro genitori. Resta da risolvere l'identità di circa 350 persone ancora viventi, che potrebbero trovarsi in qualsiasi angolo del mondo
La Commissione Nazionale per il Diritto all'Identità (CoNaDI)
La Repubblica Argentina, con la collaborazione della Commissione Nazionale per il Diritto all'Identità e del movimento Nonne di Plaza de Mayo, sta promuovendo la Campagna per il Diritto all’identità nazionale ed internazionale. L'identità è un diritto, così come è diritto dei familiari conoscere la verità su quanto accaduto
La campagna #ArgentinaTeBusca
Per collaborare è sufficiente contattare la sede consolare argentina, compilare un apposito modulo (disponibile on line sul sito del Consolato e dell'EAAF) e portare un piccolissimo campione ematico per rintracciare il DNA mitocondriale
Il modulo per rintarcciare i parenti dei desaparecidos: ecco dove scaricarlo
Basta solo una goccia di sangue: su un’apposita cartina e chiuso in un kit speciale viaggerà su un volo diplomatico verso Còrdoba, in Argentina, dove si trova il laboratorio dei medici legali dell'EAAF
Gli antropologi scientifici dell'EAAF: chi sono e cosa fanno
Ci sono 65 persone di origine italiana ancora da rintracciare. Si sta cercando in tutta Ia nostra penisola, in particolare a Frosinone, ad Oristano e in Veneto, familiari che possono donare il sangue utile alle indagini. Si tratta, prima di tutto, quelli che vengono chiamati parenti di prima generazione: genitori, figli fratelli e sorelle. Tuttavia, anche cugini, zii e nipoti possono fornire il loro campione di sangue
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Al momento hanno aderito alla campagna 4 italo-argentini trovati a Milano, Treviso e Siena. A Grammichele, in provincia di Catania, vive Paolo Privitera che, per primo, ha chiesto di analizzare il suo DNA per avere notizie del fratello Salvatore (in foto), accusato di aver preso parte a un’azione di guerriglieri marxisti e, poco dopo, scomparso nel nulla
Desaparecidos, 48 condanne per i crimini della dittatura in Argentina
Bambine e bambini sono stati rapiti insieme ai loro genitori o sono nati durante la detenzione illegale delle loro madri in prigioni clandestine. Oggi vivono ancora con le loro identità contraffatte, sono ormai adulti tra i 40 ei 45 anni e possono essere emigrati in qualsiasi angolo del mondo
Processo d'appello “Condor”: sentenza ribaltata, 24 ergastoli
24 marzo 1976: sono trascorsi 45 anni dal Colpo di Stato che ha dato inizio al "Processo di Riorganizzazione Nazionale" in Argentina. Di fatto una dittatura militare capeggiata da Jorge Rafael Videla (in foto) poi continuata dai suoi successori Viola, Galtieri, Bignone

Un programma di repressione violenta e sistematica con lo scopo di distruggere la "sovversione", inizialmente rappresentata dai gruppi guerriglieri marxisti o peronisti attivi in Argentina dal 1970. La cosiddetta Guerra sporca ebbe il suo momento culminante tra il 1976 e il 1979, venne condotta in segreto e al di fuori di ogni controllo legale da una serie di corpi speciali, forze armate e polizia federale (in foto: il Generale Videla e la giunta militare nel 1978)

Anni di una massiccia violazione dei diritti umani e civili nei confronti della popolazione sudamericana con l'utilizzo di metodi quali: la privazione della libertà senza procedimenti giudiziari, la detenzione in luoghi segreti controllati dalle forze armate, la tortura, gli omicidi, le sparizioni (in foto: l'ESMA, Escuela de Mecánica de la Armada, centro clandestino di detenzione a Buenos Aires)

Studenti, professori, operai, sindacalisti, giornalisti, genitori che cercavano figli scomparsi: erano spesso considerati sovversivi e per questo rapiti, torturati e uccisi. Tra le pratiche per sbarazzarsi dei dissidenti c'erano anche i cosiddetti “voli della morte” (in foto: un aereo trovato in Argentina). Dopo un periodo di prigionia, drogati, venivano gettati in mare, dall'alto, dagli aerei militari. L’impatto con l’acqua frantumava le ossa all’istante

Si chiamava Operazione Condor e rientrava nella politica estera statunitense degli anni Settanta, in alcuni stati del Sud America, per tutelare l'establishment dove l'influenza socialista e comunista era ritenuta troppo potente. Per mettere in atto questi piani c'era il ricorso sistematico alla tortura e all'omicidio degli oppositori politici. Spesso assassinati anche oltre i confini dell'America Latina (in foto: madri a San Salvador al commissariato per denunciare la scomparsa dei figli)

Negli anni '80, finita la dittatura, comincia a farsi strada la ricerca della verità. Il recupero e l’analisi dei corpi dei Desaparecidos hanno rappresentato un passaggio-chiave, necessario per la costruzione della democrazia

In Argentina, alla fine del 1983, vari giudici hann ordinato riesumazioni eseguite in modo non scientifico e supervisionate da personale forense che non aveva la fiducia delle famiglie delle vittime. Così la Commissione nazionale sulla scomparsa delle persone e Abuelas de Plaza de Mayo (un'organizzazione non governativa per i diritti umani dedita alla ricerca di bambini nati in cattività o scomparsi) hanno chiesto l'assistenza autorevole dello Science and Human Rights Program di Washington

Tra i membri della delegazione statunitense c'era Clyde Snow (in foto, al centro, con i fondatori dell'EAAF), uno dei principali antropologi forensi del mondo che, con archeologi e medici, ha iniziato le riesumazioni e l'analisi dei resti scheletrici dei Desaparecidos con una metodologia scientifica

Così nasce l’EAAF, il gruppo degli antropologi forensi argentini. La prima scoperta nel novembre del 2004, quando sono stati trovati i resti di una persona, seppellita come N.N., nel cimitero di General Lavalle (Provincia di Buenos Aires). Si trattava di un desaparecido

L’Equipo Argentino de Antropologia Forense è un'istituzione non governativa e senza scopo di lucro. Lavora con le vittime di sparizioni forzate, violenza etnica, politica, di genere e religiosa. Si ispira ai principi del diritto internazionale umanitario per l'identità, la verità e la giustizia. L’EAAF nel 2020 è stata candidata al Premio Nobel per la Pace. La sede centrale è a Buenos Aires . Ha anche un ufficio a New York e una rappresentanza in Messico (in foto: Luis Fonderbrider, direttore esecutivo EAAF)

Volontari ed associazioni hanno un ruolo fondamentale nella Rete per le identità: sono anelli di collegamento per la mediazione con le istituzioni, il supporto psicologico ai parenti, la ricerca e la raccolta delle storie di familiari e testimoni delle violenze della dittaura militare

Tra queste associazioni la Onlus 24Marzo.it, presieduta da Jorge Ithuburu, offre un costante supporto ai parenti in cerca dei loro cari, seguendo attivamente anche l’iter processuale dei militari sudamericani scappati nel nostro Paese per evitare le condanne
I dati dell'Associazione 24Marzo
Carlos Luis Malatto e Nestore Jorge Troccoli sono stati gerarchi delle dittature in Argentina e Uruguay. Grazie alla doppia cittadinanza, sono riusciti a fuggire e, così, ad evitare sentenze per i massacri e le sparizioni forzate di fine anni Settanta. Già condannati nel loro Paese, al momento vivono liberi nel Sud Italia. Su di loro la giurisdizione italiana deve ancora esprimersi in maniera definitiva (in foto: ritrovamento di resti scheletrici occultati in un bidone)

La città di Roma lo scorso 24 marzo ha ricordato i Desaparecidos e le vittime delle dittature che insanguinarono il continente Latino Americano, accendendo il Faro degli Italiani d’Argentina al Gianicolo (in foto). Un monumento-simbolo, eretto in occasione del cinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia nel 1911, grazie all'iniziativa di un comitato di Italiani residenti a Buenos Aires che volevano testimoniare il loro legame con la patria di origine

Le Abuelas de Plaza de Mayo, l'organizzazione non governativa creata nel 1977, è formata da nonne che hanno l'obiettivo di localizzare e restituire alle loro famiglie legittime tutti i bambini scomparsi durante la dittatura. Ogni giovedì, ancora oggi, percorrono simbolicamente un giro di mezz'ora della famosa piazza di Buenos Aires. Il loro simbolo: un fazzoletto in testa che ricorda i pannolini di tela (in foto: una nonna a Buenos Aires)

Oggi sono 130 le nipoti e le nipoti che hanno ripristinato la loro identità familiare grazie alla lotta instancabile delle Nonne di Plaza de Mayo e al contributo della Repubblica Argentina

Il team dell'EAAF a lavoro sui resti ritrovati nella Provincia di Buenos Aires

Il gruppo degli antropologi argentini cerca i resti dei Desaparecidos in fosse comuni ed individuali

La mappatura delle fosse comuni e individuali nella Provincia di Buenos Aires

Alcuni resti di Desaparecidos sono stati trovati chiusi e nascosti in bidoni di latta

L'analisi scientifica dei reperti nel laboratorio dell'EAAF


