Coronavirus Iran, le foto di Mohammad Mohsenifar raccontano l'emergenza a Teheran
Il reporter 25enne scatta in zone ad alto rischio come ospedali e cimiteri per l'agenzia stampa Fars. "Mi sono ammalato, all'inizio, avevo perso il senso del gusto e dell’olfatto. Non sapevo che si trattasse di coronavirus, mi sono messo in auto-isolamento e poi sono tornato al lavoro. Fare i tamponi non è facile neanche per noi che lavoriamo in prima linea", ci ha raccontato per la rubrica Lo Spunto fotografico. Le foto qui pubblicate sono parte del suo progetto "Life in the age of coronavirus".
di Chiara Piotto
"La cosa più difficile del nostro mestiere, durante questa emergenza, è riuscire a non ammalarsi. Lavoriamo in aree ad alto rischio, poi andiamo in redazione o a casa per spedire gli scatti, mettendo a rischio colleghi e familiari", ci racconta il fotoreporter iraniano.
- In foto Mojdeh, 36 anni, ricoverata all’ospedale di Besat di Teheran, rimasta contagiata prendendosi cura del marito malato
"Credo che il ritratto di questo infermiere che fa le lastre nel reparto Covid dell’ospedale di Besat, a Teheran, sia la foto più potente che ho scattato durante questa emergenza. La paziente sul lettino purtroppo è deceduta pochi giorni dopo. Foto così crude hanno l’obiettivo di far realizzare alle persone quanto sia pericoloso il virus e quanto siano importanti le precauzioni", dice Mohsenifar
Il profilo di Mohammad Mohsenifar
Mohammad Mohsenifar è un fotoreporter di 25 anni nato ad Ahwaz, nel sud dell’Iran. Ha iniziato a lavorare nel 2014 con l’agenzia Isna, mentre studiava ingegneria all’università. Dopo aver collaborato con diverse testate ora lavora per l’agenzia di stampa Fars news.
- In foto un gruppo di giovani guarda un film dall’auto in un cinema drive-in allestito in un parcheggio di Teheran
- Pompieri disinfettano le strade del Bazar Tajrsh di Teheran
- Un malato di coronavirus all’ospedale di Besat, costretto dal virus a pregare sul letto anche se l’uso musulmano richiederebbe il contatto dei piedi con il pavimento
- In foto Adam e Feryal, una coppia di studenti libanesi, fanno una video-chiamata con la famiglia in Libano durante la quarantena passata a Teheran
"A lavoro terminato faccio una doccia ma non vado a casa subito, passo qualche giorno a casa di un amico fotoreporter per vedere se compaiono dei sintomi", continua. L'Iran ha registrato il primo caso d'infezione il 19 febbraio e in poco tempo è diventato il Paese più colpito del Medio Oriente.
- In foto un concerto in streaming organizzato nella Vahdat hall di Teheran
L'Iran non ha introdotto autocertificazioni e da metà aprile ha revocato la chiusure delle attività. "Per spostarmi non ho mai avuto bisogno di dichiarazioni, le persone indossano mascherine o guanti e stanno a casa il più possibile, ma se devono andare al lavoro escono", ci racconta il fotografo.
- In foto tre uomini disinfettano un aereo all’aeroporto internazionale Mehrabad di Teheran
L'Iran è stato accusato da alcuni analisti di mentire sul numero reale di decessi. I casi totali accertati nel Paese sono oltre 140mila, con meno di 10mila vittime.
- In foto una donna cuce mascherine insieme a un gruppo di attori teatrali che ha iniziato a produrle
"Non posso dire se la situazione reale sia peggiore rispetto a quello che dice il governo. Ma credo sia normale che i governi agiscano in modo da tranquillizzare la cittadinanza", commenta il fotoreporter.
- In foto Mrs. Shafei, un’insegnante iraniana, si prepara per una lezione online da casa, mentre il figlio gioca con il suo computer
Mohsenifar sta lavorando a un altro progetto fotografico legato all'emergenza coronavirus in Iran, "Once Upon A Time in Teheran", che mette a confronto scorci della capitale prima e dopo la pandemia.
- In foto un dipendente comunale trasporta una vittima di coronavirus al cimitero di Behesht-e-zahra