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Nassiriya, 16 anni fa l'attacco alla base Maestrale in Iraq: 28 morti, 19 erano italiani

Mondo
(Foto archivio Ansa)

Il 12 novembre 2003 si verificò uno dei più gravi eccidi di soldati italiani dal dopoguerra: un camion pieno di esplosivo scoppiò davanti alla base dei carabinieri. Tra le vittime anche 2 civili

Sono passati 16 anni dal 12 novembre 2003, quando in un attacco alla base Maestrale a Nassiriya, in Iraq, morirono 19 italiani (12 carabinieri, 5 soldati e due civili) durante una missione militare chiamata “Antica Babilonia”, che era iniziata pochi mesi prima, a giugno (LA FOTOSTORIA). A provocare la strage, un camion imbottito di esplosivo lanciato a tutta velocità contro la palazzina di tre piani che ospitava i carabinieri della Msu (Multinational specialized unit). La più grande disgrazia per le forze armate italiane dalla fine della seconda guerra mondiale. Il 10 novembre 2019 - a soli due giorni dall'anniversario della strage di Nassiriya - un altro attentato colpisce l'esercito italiano in Iraq: esplode un ordigno contro le forze speciali nei pressi di Kirkuk. Cinque militari italiani restano feriti, di cui tre gravi ma non in pericolo di vita.

La ricostruzione: un’esplosione fortissima

La dinamica dell’attentato fu subito chiara: il camion forzò il posto di blocco all'entrata della base, situata nella vecchia sede della Camera di commercio locale, e gli occupanti aprirono il fuoco contro i militari a guardia dell'ingresso che reagirono sparando. Il carabiniere di guardia, Andrea Filippa, riuscì a uccidere i due autisti e il mezzo non arrivò all’interno della caserma: dopo aver travolto le barriere passive (reti e fili spinati) poste a difesa della struttura, però, il camion esplose. L'esplosione distrusse gran parte dell'edificio, posto sulle rive del fiume Eufrate e danneggiò una seconda palazzina dove aveva sede il comando. Nel cortile molti mezzi militari presero fuoco e andò in fiamme anche il deposito delle munizioni. Nel luogo della deflagrazione si formò un cratere profondo tre metri e largo otto: tutto ciò che c’era nel raggio di 70 metri venne distrutto. Verrà alla luce successivamente che a compiere la strage furono terroristi legati ad Al Zarqawi, allora capo di Al Qaeda in Iraq (LE INCHIESTE, I PROCESSI E I RISARCIMENTI DOPO LA STRAGE)

I caduti nella missione

I primi a parlare di attentato suicida furono i giornalisti della tv araba Al Jazeera. Sotto le macerie rimasero 12 carabinieri della Msu (Enzo Fregosi, Giovanni Cavallaro, Alfonso Trincone, Alfio Ragazzi, Massimiliano Bruno, Daniele Ghione, Filippo Merlino, Giuseppe Coletta, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Horatio Maiorana, Andrea Filippa), cinque uomini dell'esercito (Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Emanuele Ferraro, Alessandro Carrisi e Pietro Petrucci) e due civili, il regista Stefano Rolla, che stava facendo un sopralluogo per un film sulle missioni di pace, e l'operatore della cooperazione internazionale Marco Beci. Il 17 novembre le salme vennero riportate in Italia, il giorno successivo furono celebrati i funerali di Stato a Roma nella basilica di San Paolo e fu proclamato il lutto nazionale. La missione si concluse l’1 dicembre del 2006, mentre a partire dal 2009 il 12 novembre è la “Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace”.

Gli altri attentati a Nassiriya

Quello del 12 novembre 2003 non fu l’unico attentato nei confronti di militari italiani impegnati nella missione di Nassiriya. Il 27 aprile 2006, un convoglio formato da quattro mezzi dei Carabinieri dell'Msu partì dalla base di Camp Mittica per raggiungere l'ufficio provinciale di Polizia irachena. Alle 8:50 ora locale (le 6:50 in Italia) il secondo veicolo della colonna passò sopra a un ordigno che era stato posizionato al centro della carreggiata. L’esplosione provocò una fiammata che causò la morte istantanea di tre dei cinque militari presenti a bordo: il capitano dell’esercito Nicola Ciardelli, il maresciallo dei carabinieri Franco Lattanzio e il caporale della polizia militare rumena Bogdan Hancu. Il maresciallo aiutante Carlo de Trizio morì poco dopo, prima di arrivare in ospedale. Il 7 maggio arrivò la notizia della morte del maresciallo aiutante Enrico Frassanito, anche lui rimasto gravemente ustionato nell'attentato e che era rientrato a Verona dopo le prime cure ricevute a Madinat al-Kuwait (Kuwait City). Il 5 giugno 2006, invece, in occasione dell'anniversario dell'Arma dei Carabinieri, ci fu un altro attentato ai nostri militari in Iraq, questa volta a 100 km a nord di Nassiriya. Quella sera un ordigno, probabilmente comandato a distanza, scoppiò al passaggio di un mezzo uccidendo il caporal maggiore Alessandro Pibiri e ferendo altri quattro soldati.

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