
Ucraina, russi usano i delfini per difendersi: ecco gli altri animali impiegati in guerra
I mammiferi adoperati dalla Marina militare di Mosca nel porto di Sebastopoli sono solo l’ultimo esempio. Sono infatti tantissimi i casi storici di animali usati per scopi bellici: dai cani anticarro dei sovietici nel 1945 ai leoni marini utilizzati dagli americani nel 2003

Sfruttare le caratteristiche degli animali per ottenere vantaggi materiali nei conflitti armati. Una caratteristica, questa, propria dei conflitti del passato ma ancora oggi attuale, nonostante l’utilizzo di apparecchiature e mezzi sempre più tecnologici. Eppure, accanto a droni, carri armati e missili, possono ancora giocare ruoli fondamentali anche alleati insospettabili, come cani, gatti, piccioni e anche delfini
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I DELFINI RUSSI – Proprio questi ultimi stanno ricoprendo un ruolo fondamentale nella Marina russa, impegnata nella guerra in Ucraina. Come evidenzia Inside Over, qualche settimana fa, in uno dei consueti aggiornamenti di intelligence, il ministero della Difesa britannico spiegava che la Marina militare russa aveva potenziato le difese per proteggere la propria flotta nel porto di Sebastopoli, nel Mar Nero. La tecnica è quella di adoperare delfini in grado di contrastare l’azione di probabili sommozzatori nemici
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COME LI USANO I RUSSI - Dall’estate del 2022, Mosca ha migliorato notevolmente la sicurezza della base della Flotta del Mar Nero, includendo almeno quattro strati di reti e sbarramenti all’ingresso del porto. Di recente, queste difese sono state probabilmente incrementate anche da un maggior numero di mammiferi marini addestrati, che possono trovare nuotatori da combattimento e rilevare mine oppure anche indossare un’imbracatura dotata di fotocamera o dispositivi sonar
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BALENE E FOCHE DELL’ARTICO - La Marina russa avrebbe utilizzato balene beluga e foche per una serie di missioni nelle acque artiche, dove si sta giocando una partita fondamentale per il controllo di ampie porzioni marittime ricche di risorse strategiche. Pochi giorni fa, le autorità norvegesi hanno raccontato che nel 2019 una balena beluga era stata avvistata per la prima volta nella Norvegia artica. L’animale era munito di quella che sembrava essere un’imbracatura di fabbricazione russa
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I LEONI MARINI DEGLI USA – L’addestramento di animali è pratica antica e spesso usata anche dalle parti opposte del Pacifico: infatti in passato sia Usa che Urss hanno addestrato delfini per rilevare sottomarini, mine e individuare oggetti o individui sospetti vicino a porti e navi. Più di recente la Marina degli Stati Uniti ha utilizzato i leoni marini, “schierandoli” in Bahrain nel 2003 per sostenere l’operazione 'Enduring Freedom' dopo gli attacchi dell’11 settembre a New York e Washington
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GLI ASINI SPAGNOLI IN AFGHANISTAN – Episodio che in pochi conoscono è il trasferimento di un centinaio di asini spagnoli dalla penisola iberica alla causa sovietica in Afghanistan, dove Mosca fu impegnata per quasi dieci anni in una guerra dispendiosissima. L’intenzione dei sovietici era quella di far accoppiare gli asini spagnoli con le giumente, per ottenere i muli per solcare le montagne dell’Afghanistan, e per tale carico venne sborsata una cifra vicina ai tre milioni di pesetas

I CANI ANTICARRO - Un altro esempio emblematico di utilizzo degli animali risale al 1945. Durante la Seconda guerra mondiale, tra gli stratagemmi usati dai sovietici c’era l’utilizzo dei cani per colpire il nemico. Gli animali venivano addestrati per infilarsi sotto i carri armati nemici, con una decina di chilogrammi di tritolo legata al loro colpo. Una tecnica inumana, ma che ha permesso a Mosca di distruggere centinaia di cingolati rivali

COSA NON FUNZIONAVA – In realtà l’idea iniziale era quella di far portare gli ordigni ai cani e sganciarli con un guinzaglio a rilascio automatico per poi farli tornare indietro, mentre la bomba sarebbe stata fatta esplodere da un telecomando. Il metodo si rivelò inizialmente inefficace perché gli animali si comportavano bene se c’era da prendere in considerazione un unico bersaglio, ma si confondevano se la posizione di quest’ultimo era in movimento. Spesso, inoltre, tornavano indietro senza sganciare la bomba
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