Come giudicano gli italiani il mondo che cambia? Il sondaggio ISPI

Come ogni anno, ISPI ha pubblicato, in collaborazione con IPSOS DOXA, un’indagine relativa alle posizioni degli italiani rispetto ai grandi temi della politica internazionale. L’indagine di quest’anno ruota attorno a vari argomenti e soprattutto a uno, ossia il modo in cui è cambiata la nostra percezione degli USA rispetto a un anno fa, il che, tradotto, significa indagare come e se il ritorno di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti ha modificato l’opinione che gli italiani hanno del loro storico e più grande alleato. Rispetto a questo tema si rileva un cambiamento molto pronunciato da parte del campione. Infatti, se nel 2023 e 2024 più del 40% degli intervistati percepiva gli USA come un Paese amico, ora il margine di chi risponde in questo modo si è ridotto ad appena il 19%: meno della metà della scorsa edizione. Un altro dato di rilievo è quello che riguarda la percezione dell’UE che, a dispetto del forte vento antieuropeista che soffia da un lato all’altro dell’Unione, non solo viene ancora considerata un’alleata dell’Italia, ma anzi ha visto la sua popolarità crescere rispetto al 2023, passando dal 37% al 43%. C’è invece diffidenza nei confronti della Cina, anche se la relazione dell’opinione pubblica italiana rispetto al gigante asiatico è piuttosto complessa: da un lato, è interessante notare che non la consideriamo nemica, dall’altro occorre dire che il margine con il quale ne abbiamo una visione positiva è piuttosto risicato, appena l’8%, anche se segna un grande guadagno rispetto al 2024, quando la percezione che se ne aveva era decisamente negativa. Abbastanza netta è infine la percezione della Russia come Paese nemico, con un margine del 40%. Individuati questi macroposizionamenti degli italiani rispetto ai grandi attori dello scacchiere internazionale, il sondaggio indaga anche temi più specifici e di dettaglio, come la figura dello stesso Trump, la guerra in Ucraina o in Medio Oriente. Per quel che riguarda Trump, questi, per quanto non particolarmente popolare, è percepito come estremamente influente, anzi il più influente del mondo. “Il giudizio negativo su Trump - scrive ISPI - non si traduce in una riduzione della percezione di quanto sia influente sul mondo. Anzi: nella classifica dei leader più influenti della politica internazionale, il presidente statunitense resta nettamente al primo posto. È vero che la quota di italiani che lo indicano come figura più influente scende leggermente rispetto allo scorso anno , ma la flessione colpisce ancora di più i suoi principali “competitor”: Vladimir Putin perde sette punti , mentre il Vaticano registra un netto ridimensionamento nel passaggio da Papa Francesco a Papa Leone.L’unico personaggio in crescita è Xi Jinping, che passa dal 6% all’11%”. Rispetto al conflitto in Ucraina, poi, sembra che la parte preponderante del campione desideri una fine immediata del conflitto. Un dato coerente con il fatto che, interrogati sulle loro priorità, gli italiani intervistati hanno dato netta predominanza al ritorno della pace. Al netto di questo, però, appare più complesso il posizionamento rispetto a come la guerra in Ucraina dovrebbe finire. “Tra questi – scrive ISPI – una larga maggioranza sarebbe disposta ad accettare compromessi significativi: tre su quattro ritengono auspicabile che Kiev accetti un accordo con Mosca anche a costo di rilevanti concessioni territoriali. Un ulteriore 13% spinge addirittura per l’interruzione del sostegno militare occidentale, indipendentemente dalle conseguenze. Solo una minoranza sostiene invece la prosecuzione del sostegno militare a Kiev fino al pieno ripristino dei confini ucraini”. Notevole, infine, il posizionamento rispetto al conflitto e all'instabilità in Medio Oriente. Benché per buona parte del campione la pace in Medio Oriente sia dirimente per gli equilibri mondiali , buona parte di loro concorda sul fatto che l’UE non abbia avuto, e difficilmente potrà averne nel prossimo futuro, un ruolo concreto ed efficace nel raggiungimento di questa pace. “Gli italiani – scrive ISPI – non attribuiscono all’UE un ruolo centrale nella gestione del conflitto in Medio Oriente. Solo il 4% ritiene infatti che l’Europa da sola possa garantire la pace nella regione, una quota identica a chi menziona Israele e nettamente inferiore a quella riservata agli Stati Uniti . A prevalere è invece una preferenza per soluzioni multilaterali: il 33% indica l’ONU o una coalizione internazionale, mentre il 14% affiderebbe questo ruolo a una coalizione di Paesi arabi o alla Lega Araba. Un segnale chiaro di sfiducia verso approcci unilaterali o regionali ristretti, ma anche del ruolo che nella regione sia in grado di giocare l’Unione europea”.

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Luciana Grosso