“Tassateci di più”: la rivoluzione dei milionari patriottici in UK

C’è chi decide di andarsene a Dubai , e chi invece sceglie di restare. Lungo la linea rossa che divide i milionari dal resto dei britannici, c’è un sottogruppo di “super rich” che ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e ha deciso di distinguersi. Come? Chiedendo di pagare più tasse. We’re proud to pay and we’re here to stay, si legge sulla home page di Patriotic Millionaires, i milionari patriottici: siamo orgogliosi di pagare e siamo qui per restare. Una risposta tutt’altro che scontata a un fenomeno in chiaro aumento. Un report del 2025 di Henley & Partners calcola infatti che il Regno Unito abbia avuto una perdita netta di circa 16.500 milionari nel 2025, con un patrimonio complessivo stimato intorno a 91,8 miliardi di dollari. Sempre secondo questa società di consulenza, nel 2024 il Paese avrebbe perso circa 10.800 milionari — molti più rispetto ai 4.200 stimati nel 2023. Le ragioni addotte per questa “fuga” all’estero sono varie e comprendono l’abolizione del cosiddetto status “non-dom” , più alte imposte su redditi esteri, eredità e plusvalenze, nonché un contesto economico e finanziario percepito meno attraente rispetto ad altri Paesi. Altri fattori strutturali riguardano il ridimensionamento della piazza finanziaria londinese , la perdita di parte della rilevanza internazionale del mercato azionario britannico e la concorrenza crescente di mercati in USA, Asia ed altre capitali. Secondo alcuni, però, questi numeri sono gonfiati e la situazione sarebbe meno allarmante di cosi. Per il Tax Justice Network , però, questo esodo di milionari ampiamente riportato dai media di tutto il mondo, che starebbe alla base della decisione del governo laburista di attenuare le riforme fiscali, non si sarebbe verificato. Questo gruppo di pressione non solo evidenzia come Henley & Partners sarebbe “una società che vende “passaporti d’oro ai super ricchi e che consiglia i governi su come istituire tali programmi”, ma evidenzia che, numeri alla mano, il suddetto “esodo” rappresenterebbe meno dell’1% della popolazione. I 10.800 milionari che hanno lasciato il Regno Unito nel 2024 rappresenterebbero, secondo TJN, poco più dello 0,3% del totale. Patriotic Millionaires si definisce come una rete non-partigiana di milionari provenienti da diversi settori e regioni del Regno Unito. Tra di loro il nome forse più noto a un pubblico internazionale è quello di Brian Eno . Il loro obiettivo è quello di usare la propria voce e la propria ricchezza per “costruire una Gran Bretagna migliore”, contrastando la concentrazione estrema di ricchezza e promuovendo una contribuzione fiscale proporzionata. Tra le loro principali proposte c’è l’introduzione di una tassa patrimoniale dell’ordine dell’1-2% su patrimoni oltre £10 milioni e una pari tassazione per i guadagni da capitale rispetto al reddito da lavoro, adeguamento della previdenza sociale anche sui redditi da investimenti. Secondo il gruppo, queste e altre misure potrebbero generare decine di miliardi di sterline all’anno: risorse da reinvestire in sanità, istruzione, infrastrutture, lotta alla crisi del costo della vita, e transizione ecologica. Per questi milionari patriottici “c’è abbastanza ricchezza nel Regno Unito”. Il problema è che è “bloccata nelle mani di poche persone” Patriotic Millionaires spinge perché, spiega l’ufficio stampa, le entrate provenienti da milionari, miliardari e grandi aziende costituiscano “una quota significativamente maggiore del gettito fiscale”. Ogni persona che contribuisce all’economia di un Paese dovrebbe poi essere in grado di soddisfare i propri bisogni fondamentali, e che la ricchezza non dovrebbe mai servire a comprare o corrompere la politica. “Ogni cittadino, indipendentemente da classe, genere, capacità, razza o etnia, dovrebbe – si legge sempre sul sito dell’organizzazione - godere di un potere politico pari a quello dei milionari”. Tutto questo è utopia o sano pragmatismo? La loro protesta sembra funzionare, mediaticamente parlando. Il fatto che un gruppo di super ricchi chieda di essere tassati di più — invece di chiedere sconti o agevolazioni — rappresenta un capovolgimento della narrativa tradizionale e attira l’attenzione perché contraddice lo stereotipo del “ricco che vuole difendere i suoi privilegi”. Ancora più importante è forse il fatto che la loro venga spesso rappresentata come “non ideologica”, ma pragmaticamente utile per finanziare servizi pubblici e per tamponare crisi come legata al costo della vita, del welfare, del sistema sanitario. In tempi sempre più difficili per milioni di famiglie e con tensioni sociali crescenti, un movimento così potrebbe acquistare slancio, non solo nel Regno Unito.

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Tiziana Prezzo