Eserciti europei e “Schengen militare”: l’Unione accelera sulla difesa
MondoSono sempre di più i Paesi europei che si muovono verso la reintroduzione del servizio di leva militare. Dopo le recenti iniziative intraprese dalla Germania e dalla Francia, anche l’Italia sembrerebbe guardare in questa direzione, come ha affermato il ministro Crosetto
C’è chi ha reintrodotto il servizio militare obbligatorio, come la Croazia, e chi lo farà su base volontaria, come la Francia; c’è chi sottoporrà i maschi diciottenni a una visita medica obbligatoria e a un questionario, come la Germania, e chi, sull’onda di queste iniziative, guarda all’ipotesi di creare una riserva di volontari, come ha dichiarato il ministro della difesa italiano Guido Crosetto. Il clima che si respira è quello di un’Unione intenzionata a riarmarsi e che fa della difesa una delle priorità della propria agenda, spinta dallo scenario geopolitico internazionale e soprattutto dalle minacce russe, definite dall’Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri Kaja Kallas, “sempre più sfacciate”.
La leva militare in Europa
Attualmente, in Europa, convivono diversi modelli di leva: oltre a quella obbligatoria tradizionale, in vigore in Austria, Svizzera, Finlandia, Estonia, Lettonia, Croazia, Grecia e Turchia, esiste un modello “parziale”, che coinvolge cioè solo parte dei cittadini potenziali, scelti o su selezione o su sorteggio.
A questi si affiancano poi i sistemi volontari. Risale alla fine di novembre la proposta del presidente francese Macron di implementare il servizio militare nazionale a partire dall’estate del 2026.
Si tratterebbe di una leva nazionale volontaria della durata di dieci mesi, estesa a tutti i maggiorenni, sia uomini che donne, e con uno stipendio compreso tra i 900 e i 1000 euro mensili.
Similmente, anche la Germania ambisce all’obiettivo di incrementare il numero di persone che prestano il servizio militare. Un primo passo in questa direzione è stata l’introduzione di una visita medica obbligatoria e di un questionario a cui saranno sottoposti i ragazzi diciottenni. Per incentivare gli arruolamenti al servizio militare volontario, è previsto inoltre uno stipendio di circa 2600 euro lordi al mese.
Una serie di passi che per Marco Tarquinio, europarlamentare del Partito Democratico ospite su Sky Tg24, rappresenterebbero “un passo indietro: sembra di vivere in un incubo, invece è la cronaca di questo tempo che si fa storia quasi subito. Dopo la fine della Guerra fredda c’è stata una demilitarizzazione crescente in Europa, avevamo concepito una forma di sicurezza e di difesa comune che passava attraverso i meccanismi della diplomazia e della cooperazione. Oggi rischiamo di arruolare i giovani, tornando indietro di cent’anni”.
Verso uno “Schengen militare”: mezzi e truppe libere di muoversi in Ue
Un’altra recente proposta presentata da Bruxelles è quella di creare il cosiddetto “Schengen militare”, cioè uno spazio in cui agevolare la circolazione: come l’accordo firmato nel 1985 sanciva per i cittadini, così questo pacchetto sulla mobilità militare dovrebbe fare per le truppe e i mezzi bellici. L’idea è quella di semplificare i controlli doganali e migliorare le infrastrutture, in modo che gli eserciti dei Paesi membri siano più liberi di spostarsi dall’uno all’altro.
“Se dovesse esserci una necessità di spostare delle forze difensive da un Paese all’altro, tra Stati che fanno parte di un patto comune come quello sancito dall’Alleanza atlantica, non dovrebbero esserci barriere”, commenta Stefano Cavedagna di Fratelli d’Italia.
“Il fatto che si debba pensare a un sistema di mobilità di questo tipo dimostra che non esiste una difesa comune europea e che il piano di riarmo è pensato per i singoli membri, senza agire in un’ottica integrata – prosegue Tarquinio –. Il commissario europeo per la difesa Andrius Kubilius ha di recente citato le parole di un generale statunitense secondo cui “La fanteria vince le battaglie, la logistica vince le guerre”. Io aggiungerei che la politica invece evita le guerre: questo ce lo stiamo dimenticando”.