Lo ha detto il Pontefice parlando con i giornalisti, al rientro dal suo viaggio in Libano, dove tra l'altro ha fatto visita a operatori e assistiti dell'ospedale De la Croix a Jal el-Dib, alla periferia di Beirut, e al luogo dell'esplosione del porto della capitale libanese. "Non possiamo dimenticarci dei più fragili e ignorare situazioni di povertà e di fragilità", ha detto Leone
Papa Leone XIV è rientrato dal Libano, seconda tappa del suo primo viaggio internazionale, dopo aver fatto visita alla Turchia. "Durante questo viaggio" in Libano "ho avuto anche incontri personali con rappresentanti di diverse gruppi che rappresentano autorità, persone e gruppi, che hanno a che vedere con i conflitti interni e internazionali nella regione" ma "su questo non dichiariamo in pubblico nelle strade, lavoriamo dietro le quinte", "è quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare". Queste le parole del Pontefice, rispondendo ai giornalisti in merito alla possibilità di mediazioni con i tanti attori nel conflitto in Libano e in Medio Oriente in generale. Poi, a chi gli ha chiesto se avesse ricevuto il messaggio di Hezbollah e quale sia la posizione della Santa Sede, Leone ha detto "sì l'ho visto" e l'obiettivo è quello di "cercare di convincere le parti a lasciare le armi e la violenza e di venire insieme al tavolo del dialogo per cercare risposte e soluzioni che non sono violente". E' questa "la proposta" "da parte della Chiesa".
Il ruolo dell'Italia rispetto alla guerra in Ucraina
Il Papa ha fatto riferimento poi anche al conflitto in Ucraina. "Penso che il ruolo dell'Italia è molto importante, culturalmente e storicamente per la capacità che ha l'Italia di essere intermediaria in mezzo ad un conflitto esistente tra diverse parti, anche quello tra Russia e Ucraina", ha sototlineato il Pontefice. "Io potrei suggerire che la Santa Sede possa incoraggiare questa mediazione e che si cerchi, e cerchiamo insieme - ha proseguito Leone -, una soluzione che possa veramente confluire in una giusta pace, in questo caso in Ucraina".
La visita odierna
A seguito dell'incontro con i giovani libanesi a Bkerké, invitandoli a cambiare "il corso della storia”, il pontefice oggi ha visitato gli operatori e gli assistiti dell'ospedale De la Croix a Jal el-Dib, alla periferia di Beirut, una delle più grandi strutture del Medio Oriente che si occupa di malati psichiatrici a partire dal 1951. In seguito, si è spostato al porto della capitale libanese per una preghiera silenziosa in ricordo delle vittime dell'esplosione del 4 agosto 2020, che causò oltre 200 morti e una catastrofe economica. "Non possiamo dimenticarci dei più fragili, non possiamo immaginare una società che corre a tutta velocità aggrappandosi ai falsi miti del benessere, ignorando tante situazioni di povertà e di fragilità", ha detto Papa Prevost durante la visita all'ospedale De la Croix.
Papa Leone XIV: "Non dimenticare i più deboli, il grido dei poveri ci interpella"
"Quanto si vive in questo luogo è un monito per tutti, per la vostra terra ma anche per l'intera umanità: non possiamo dimenticarci dei più fragili", ha detto il pontefice salutando gli operatori e gli assistiti dell'ospedale de la Croix. "In particolare noi cristiani, che siamo la Chiesa del Signore Gesù, siamo chiamati a prenderci cura dei poveri: il Vangelo stesso ce lo chiede e - non dimentichiamolo - il grido dei poveri che attraversa anche la Scrittura ci interpella", ha sottolineato citando la Dilexi te. Ad accogliere Leone XIV all'ospedale de la Croix sono stati i bambini vestiti da cardinali e da guardie svizzere, e naturalmente uno da Pontefice, accompagnati dalla versione in arabo della canzone "Nel blu dipinto di blu".
Il programma dell'ultima giornata in Libano
Dopo la preghiera al porto di Beirut, si è tenuta la santa messa al Beirut Waterfront con l'omelia in francese, a cui hanno partecipato anche i militari dell'Unifil, la Forza di Interposizione delle Nazioni Unite in Libano. A seguito della cerimonia di congedo all'aeroporto internazionale di Beirut, durante la quale il pontefice pronuncerà il suo ultimo discorso pubblico, Leone XIV farà poi rientro in Italia.
Papa Leone XIV al porto di Beirut
Giunto al porto di Beirut per una preghiera silenziosa davanti al monumento che commemora le vittime della tragedia, Papa Prevost è stato accolto dal Primo ministro libanese. Sul luogo dell'esplosione, il pontefice ha deposto una corona di fiori e, al termine della commemorazione, ha salutato anche alcuni parenti delle vittime presenti e alcuni sopravvissuti all'esplosione. Il 4 agosto 2020, una duplice esplosione aveva ucciso oltre 200 persone, ferito altre 7.000 e lasciato senza casa 300.000 persone.
Papa Leone XIV all'ospedale De la Croix
Papa Prevost si è detto “contento di incontrare" operatori e pazienti dell'ospedale libanese. "Era un mio desiderio, perché qui abita Gesù: sia in voi ammalati, sia in voi che ne avete cura, le suore, i medici e tutti gli operatori sanitari e il personale", ha detto. Leone XIV ha poi salutato “con tanta gratitudine il personale dell’Ospedale": "La vostra presenza competente e premurosa e la cura degli ammalati sono un segno tangibile dell’amore compassionevole di Cristo. Siete come il buon samaritano, che si ferma presso chi è ferito e se ne prende cura per sollevarlo e guarirlo", ha aggiunto, invitandoli a "non perdere la gioia di questa missione e, nonostante qualche difficoltà, vi invito ad avere sempre davanti a voi il bene che avete possibilità di realizzare”.
Il Papa ai giovani libanesi: “Voi avete tempo e speranza”
Nel suo discorso ai 15mila giovani libanesi, ma arrivati anche da Iraq e Siria, il pontefice ha sottolineato: "Forse vi rammaricate di aver ereditato un mondo lacerato da guerre e sfigurato dalle ingiustizie sociali. Eppure in voi risiede una speranza, un dono, che a noi adulti sembra ormai sfuggire. Voi avete il tempo! Avete più tempo per sognare, organizzare e compiere il bene”. Poi ha aggiunto: “Voi siete il presente e tra le vostre mani già si sta costruendo il futuro. E avete l'entusiasmo per cambiare il corso della storia”. Secondo Leone XIV, “la vera resistenza al male non è il male, ma l'amore, capace di guarire le proprie ferite, mentre si curano quelle degli altri".
La tappa in Libano
Durante la sua tappa libanese, il pontefice è stato accolto da giovani, famniglie, cristiani, ma anche musulmani. Leone XIV ha invitato quindi a "continuare a sperare e a lavorare, anche quando attorno tuona il rumore delle armi e le stesse esigenze della vita quotidiana diventano una sfida". "Talvolta l'umanità guarda al Medio Oriente con un senso di timore e scoraggiamento, di fronte a conflitti così complessi e di lunga data. Eppure, in mezzo a queste lotte si può trovare speranza e incoraggiamento", ha ribadito. Allora in quest'epoca "in cui la convivenza può sembrare un sogno lontano, il popolo del Libano, pur abbracciando religioni diverse, rappresenta un potente esempio: paura, sfiducia e pregiudizio non hanno qui l'ultima parola".
Gli appelli a Papa Leone XIV
Durante la visita papale in Libano, alcuni leader religiosi hanno lanciato un appello a Prevost. "La nostra grande speranza è che la sua visita al nostro Paese porti con sé ogni possibilità di successo e rechi il frutto del rafforzamento dell'unità nazionale vacillante, in questo Paese piagato, a causa della continua aggressione israeliana contro il suo popolo e la sua terra", ha detto il leader sciita del Libano, lo Sceicco Ali El-Khatib. Poi ha chiesto esplicitamente a Leone: "Poniamo la questione del Libano nelle Sue mani, con tutte le Sue capacità a livello internazionale, affinché il mondo possa aiutare il nostro Paese a liberarsi dalle crisi accumulate, in primis l'aggressione israeliana e le sue conseguenze sul nostro Paese e sul nostro popolo". Parole ancora più dure sono arrivate dal Patriarca di Antiochia che ha parlato di "feroce nemico israeliano", sia per i musulmani che per i cristiani.