Guinea Bissau, come si è passati dalle elezioni al colpo di stato?

Sono ore di grande incertezza quelle in Guinea Bissau, piccolo e poverissimo stato dell’Africa Occidentale. Appena pochi giorni fa, il Paese è andato a elezioni per scegliere il suo nuovo Presidente. Ora, meno di una settimana dopo, non c’è nessun nuovo presidente. Al contrario, il Paese è retto da una giunta militare intenzionata, almeno in teoria, a governare per un periodo di transizione che dovrebbe durare un anno, ma che molti elementi lasciano intendere possa dare origine a un nuovo regime. Per capire cos’è successo e come le elezioni si siano trasformate nell’occasione per un ennesimo colpo di stato , occorre partire proprio dal voto di domenica. A scontrarsi per la carica di capo di stato erano il presidente uscente Umaro Sissoco Embalo, profondamente impopolare, e il principale candidato dell’opposizione Fernando Dias da Costa. In realtà, definire Dias da Costa candidato dell’opposizione non è del tutto corretto. Perché il principale candidato dell’opposizone, Simoes Pereira non aveva potuto correre poiché escluso da una controversa decisione della corte suprema del Paese che aveva riscontrato irregolarità nella presentazione della sua candidatura. La decisione dei giudici, come prevedibile, aveva creato molte polemiche, anche perché successiva a un'altra decisione, questa volta presa dal presidente Embalo che nel 2023 aveva sciolto il Parlamento, a quell’epoca controllato proprio dal PAIGC, il partito di Pereira, e che da allora governa sostanzialmente da solo. Così, in un quadro in cui all’opposizione erano state negate formalmente voce e rappresentanza, Pereira e il PAIGC avevano indicato come candidato loro più vicino l’indipendente Dias da Costa, che sembrava destinato a raccogliere i voti di Pereira. Così le elezioni si sono svolte in un clima di grande tensione e sfiducia, anche se, secondo gli osservatori, senza incidenti né irregolarità, almeno fino al momento dello spoglio. Man mano che le schede venivano aperte, infatti, entrambi i candidati hanno rivendicato la vittoria, affermando di aver superato il 50% dei voti. L’ultima parola sarebbe dovuta spettare alla pubblicazione dei dati ufficiali. Ma questa pubblicazione non è mai arrivata. Questo perché i dati avrebbero dovuto essere resi noti giovedì mattina, ma poche ore prima, mercoledì, l’esercito ha preso il controllo del Paese, deposto il presidente Embalo , arrestato Pereira e tentato di arrestare Dias da Costa. Così, giovedì mattina, invece di assistere alla pubblicazione dei risultati delle elezioni, il Paese ha visto il giuramento del generale Horta Inta-a, autoproclamatosi capo di un governo di transizione che, secondo i piani diffusi dall’esercito stesso, dovrebbe durare un anno. A complicare c’è il fatto che non è chiaro quanto effettivamente le forze militari che hanno spodestato Embalo e impedito la pubblicazione dei risultati elettorali siano effettivamente autonomi o agiscano in nome e perconto del presidente deposto . Il candidato Dias da Costa ha rivolto accuse esplicite in questo senso ai militari, dicendo che “Embalo non è riuscito a gestire la sconfitta, così ha mandato la guardia presidenziale e le forze del Ministero degli Interni ad arrestarmi". Un contesto di incertezza in cui però restano sul tavolo alcuni elementi solidi. Il primo è quello del contesto di estrema incertezza e instabilità della Guinea Bissau. L’altro, come evidenzia The Economist è il ruolo della Guinea Bissau nel narco traffico che negli ultimi anni si è affermato comeilprincpale snodo del traffico di cocaina tra l’America latina e l’europa. "Il potente esercito ha da tempo legami con i narcotrafficanti internazionali, così invischiati nella politica del paese che è possibile avvistare i signori della droga colombiani alla guida di auto di lusso nei dintorni di Bissau - scrive The Economist -. Il traffico di cocaina in Guinea Bissau è prosperato sotto la guida del signor Embaló, alimentando i sospetti che il presidente e i suoi alleati ne abbiano tratto beneficio”.

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Luciana Grosso