In Iran non c’è più acqua

L’iran si trova in una situazione di carenza idrica di proporzioni del tutto insolite, persino per un Paese che sorge in un’area arida e che con la siccità ha a che fare da sempre. Ma quella che si sta verificando in questi mesi in Iran non è semplice siccità, legata alla scarsità di piogge o alla crisi climatica. È piuttosto il frutto dell’innesto di due crisi differenti e indipendenti che hanno portato a un risultato unico: in Iran non c’è più acqua. “La Teheran Province Water and Wastewater Company - scrive il New York Times - ha annunciato questa settimana di aver ridotto la pressione dell'acqua a livelli così bassi che a Teheran, una città di 10 milioni di persone, molte delle quali vivono e lavorano in grattacieli, l'acqua non può più scorrere oltre il secondo piano dei condomini. Alcuni residenti hanno dichiarato che l'acqua si limita a gocciolare , rendendo difficile tirare lo sciacquone o lavare piatti e vestiti”. La ragione di questa carenza è che, a seguito della estrema scarsità di piogge, le dighe che alimentano le città sono piene per meno del 10 o, in alcuni casi del 5%. Così, in molte province l’acqua è gia razionata e presto potrebbe diventarlo anche a Teheran, che il governo non esclude di dover evacuare. Senza pioggia, solo misure palliative Così, in attesa che piova, il governo agisce come può, con cisterne e acquisti di acqua confezionata. Misure che, come è ovvio, non sono risolutive, ma solo palliative rispetto a un problema la cui soluzione, la pioggia, è al di fuori del controllo dell’esecutivo . Secondo BBC, le piogge si sono ridotte del 91% in un anno, il che significa che si sono quasi azzerate. E non è tutto. Nella situazione attuale, anche qualora piovesse, la semplice pioggia potrebbe diventare persino dannosa. Questo perché a seguito di lunghi periodi di siccità il terreno si secca fino a diventare impermebaile e a non assorbire l’acqua. Al contrario la respinge, dando origine a inondazioni, come accaduto la scorsa settimana in alcune zone dell'Iran occidentale. La scarsità di acqua però è solo parte del problema. Per assurdo la più semplice da risolvere perché, prima o poi, pioverà. Ma tutta la pioggia del mondo non può risolvere la seconda parte del problema, quella che dipende dall’Iran e che rende il problema della siccità solo in parte legato alla quantità di precipitazioni: ossia la gestione delle risorse e lo stato, spesso pessimo, delle infrastrutture: Secondo Mohammad Javad Tourian, ricercatore dell'Università di Stoccarda intervistatao da DW, “dal 2002 il Paese perde circa 16 chilometri cubi d'acqua all'anno. Un chilometro cubo equivale all'incirca a un miliardo di tonnellate d'acqua e in totale, negli ultimi 23 anni sono scomparsi circa 370 chilometri cubi”. Secondo Al Jazeera “Circa un terzo di tutta l'acqua in Iran viene sprecata o spesa senza produrre alcun ritorno, secondo quanto affermato dai media statali alla fine di settembre dalla Water and Wastewater Company of Iran. Ciò include circa il 15 percento di perdite fisiche e oltre il 16 percento classificato come consumo illegale, uso pubblico gratuito ed errore del contatore”. Infrastrutture inadeguate alle città Non solo: le infrastrutture sono inadeguate anche alle dimensioni del Paese e soprattutto delle città, che tendono a essere particolarmente idrovore . “Il peggioramento della situazione idrica di Teheran è la cronaca di una crisi annunciata - scrive il CSIS, Center for Strategic and International Studies -. La domanda incessantemente crescente, le crescenti pressioni ambientali e le persistenti carenze politiche hanno da tempo contribuito a imporre pressioni insostenibili sulle risorse idriche della città. Teheran ha raddoppiato le sue dimensioni dalla Rivoluzione Islamica, passando da 4,9 milioni di abitanti nel 1979 ai 9,7 milioni di oggi. Si prevede che aggiungerà un altro milione di abitanti entro il 2035. Il consumo di acqua è aumentato ancora più rapidamente della sua popolazione. Le autorità municipali basano le decisioni di zonizzazione e sviluppo sulla politica piuttosto che su una pianificazione territoriale sostenibile. Gran parte della proliferazione edilizia di Teheran è abusiva, violando i codici di sviluppo e il piano regolatore della città. L'edilizia non regolamentata mette a dura prova le reti idriche cittadine. Un terzo dell'acqua che entra nelle sue reti di approvvigionamento viene persa a causa di perdite e furti prima di raggiungere i consumatori. L'espansione incontrollata ha anche ridotto la copertura vegetale della città di quasi il 90% , sostituendo gli spazi verdi con superfici impermeabili che impediscono alle precipitazioni di infiltrarsi nel terreno per rifornire fiumi e falde acquifere”. Tutto questo si inserisce in un quadro di particolare complessità, dal momento che tra alti e bassi il Paese è alle prese con la siccità da circa sei anni e che, in questo momento storico, l’Iran si trova in una posizione di particolare debolezza e isolamento, la cui fragilità potrebbe avere conseguenze, anche politiche, su tutta la regione.

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Luciana Grosso