Il nuovo bilancio europeo non piace né al Parlamento né agli agricoltori

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Ludovica Rossi

Ludovica Rossi

La proposta del nuovo quadro finanziario pluriennale per il 2028-2034 presentata dalla Commissione europea prevede, tra le altre cose, di accorpare i fondi destinati all’agricoltura con quelli per la coesione. E l’iniziativa non soddisfa né l’Eurocamera né gli agricoltori

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“Riuniamo i finanziamenti per la coesione, l’agricoltura, lo sviluppo rurale, la pesca, il sociale, la migrazione e altro ancora in un unico piano coerente”. È questa la principale novità del nuovo bilancio europeo, cioè il Quadro finanziario pluriennale per il 2028-2034, presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a luglio e ribadito alla plenaria del Parlamento europeo lo scorso 12 novembre. La misura consisterebbe nel fondere i fondi agricoli e quelli di coesione in un unico fondo, non più gestito dalle singole regioni, ma dai governi degli Stati membri. Von der Leyen ha assicurato che “la coesione e l’agricoltura rimangono al centro di questo bilancio” e che, sebbene “per la prima volta gli investimenti sociali siano integrati, a cambiare è la struttura del bilancio, ma i nostri valori rimangono gli stessi”.

 

Meno risorse per agricoltura e coesione

Stando ai dati sul Qfp elaborati dalla Fondazione Merita, su un totale di 1613 miliardi di euro, quelli destinati alla coesione, che comprenderebbero anche la Politica Agricola Comune, la pesca e la migrazione, sarebbero 797.

Il quadro finanziario pluriennale 2028-2034

La proposta ha fatto molto discutere perché, nel complesso, le risorse destinate all’agricoltura e alla coesione subirebbero una notevole riduzione. Infatti, la variazione in termini reali rivela una perdita del 21,5%  di fondi destinati alla Pac.

Fondi destinati alla PAC
Variazione in termini reali PAC

Lo stesso vale per i fondi destinati alla coesione: dai 423 miliardi del bilancio 2021-2027 si passerebbe a 405 miliardi nel 2028-2034, registrando un calo del 25%.

Fondi destinati alla coesione
Variazione in termini reali coesione

La posizione dell’Italia

Decisa è stata la reazione dell’Italia che, all’interno di un documento sostenuto da altri sei Paesi, cioè Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Portogallo e Slovacchia, ha espresso la propria contrarietà all’ipotesi del fondo unico.

Lo ha ribadito anche il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, per cui “rinazionalizzare le politiche agricole europee rappresenterebbe un passo indietro. Abbiamo ottenuto alcune aperture da parte dell’esecutivo europeo, ma non sono sufficienti. Vedremo se la Commissione, rendendosi conto di aver impostato male il ragionamento, apporterà delle modifiche soddisfacenti”. 

 

La reazione del Parlamento

Ad essere in disaccordo con Palazzo Berlaymont sono anche gli eurodeputati, compresi quelli che hanno sostenuto la maggioranza von der Leyen. Tra questi vi è Dario Nardella, esponente del Partito democratico ed ex sindaco di Firenze, che a Sky Tg24 ha dichiarato: “Voglio essere chiaro: noi socialisti abbiamo sostenuto l’attuale maggioranza, ma non siamo d’accordo con le proposte di tagliare oltre il 20% delle risorse europee per l’agricoltura e di creare un fondo unico in cui far confluire le risorse per le regioni, per l’innovazione e per la Pac. Se la maggioranza del Partito Popolare Europeo e von der Leyen dovessero proseguire con questa posizione, consiglierò al mio gruppo di votare contro a tutte le proposte in tutte le sedi fino al voto finale sul bilancio pluriennale”.

Concorde è anche Isabella Tovaglieri della Lega: “Siamo contrari a questa proposta perché va contro gli agricoltori e verso una centralizzazione che è anche una violazione del principio di democrazia. Le decisioni devono essere prese vicino a dove ci sono i problemi, laddove si conoscono meglio le esigenze e si ha la possibilità di dare risposte più efficaci”.

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