50 anni di democrazia, ma uno spagnolo su 5 rimpiange il franchismo

Fino a pochi mesi fa Villafranco del Guadalhorce, una piccola frazione di poco più di 700 abitanti che si trova in provincia di Málaga, nel Sud della Spagna, era l’ultimo paese andaluso con un nome franchista. Dal primo agosto di quest’anno, infatti, il governo di Alhaurín el Grande, il Comune a cui appartiene, ha raccolto i voti necessari per cambiare il nome del villaggio in Villa del Guadalhorce. Si tratta di un’eccezione: almeno altri sei cittadine in tutta la Spagna mantengono ancora oggi, a cinquant’anni dalla morte del dittatore Francisco Franco, avvenuta il 20 novembre 1975, un nome che inneggia al periodo della guerra civile spagnola e al successivo periodo franchista. Non sono le uniche: in Spagna restano più di seimila statue, lapidi, iscrizioni, nomi di strade e piazze con riferimenti al franchismo. Simboli che, di fatto, non dovrebbero esistere più: sia la legge sulla memoria storica del 2007 che quella sulla memoria democratica del 2022 ne prevedono la rimozione o la risignificazione. In assenza di un catalogo ufficiale che li raccolga tutti, però, nulla di tutto questo è ancora successo. Anzi: spesso chi prova a fare appello a queste leggi si scontra contro la resistenza della magistratura e dei governi locali o regionali, soprattutto quelli di destra o centrodestra. Una resistenza che non dovrebbe sorprendere, dato che dalla morte del dittatore, la percentuale della cittadinanza che considera il regime franchista come un periodo positivo o molto positivo della storia della Spagna è continuato a salire. Più di 6mila simboli franchisti "La legge sulla memoria stabilisce scadenze e sanzioni. Se la legge non esistesse, dovremmo inventarla. Ma esiste, quindi applichiamola e rispettiamola", ha dichiarato all’agenzia Efe l’avvocato Eduardo Ranz, esperto in memoria democratica, sottolineando che nessuna delle cittadine con nomi franchisti sia stata sanzionata negli ultimi anni. Di fronte alla scarsa collaborazione da parte delle autorità, alcuni cittadini hanno deciso di provare a cambiare le cose da soli. È il caso del data visualization designer Eduardo España, che nel 2021 ha lanciato Debería desaparecer, un atlante dal basso dei simboli franchisti, realizzato con il supporto della Fundación Jesús Pereda, creata dal principale sindacato della regione Castiglia e León, e alle sovvenzioni del Ministero spagnolo della presidenza e della memoria democratica. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Negli ultimi quattro anni, la piattaforma ha mappato più di 6mila simboli franchisti: la maggior parte sono di proprietari privati, ma i simboli presenti nello spazio pubblico sono il 500% più grandi. Un esempio è il Monumento a Su Excelencia el Jefe del Estado: una statua di circa 10 metri del dittatore Francisco Franco che vola sulle ali di un angelo, circondato da un muro sorretto da nove pilastri. “La maggior parte della popolazione ha normalizzato la presenza di questi elementi urbani: non li percepiscono come qualcosa di scomodo o non ne capiscono il significato”, ha spiegato a Sky Tg24 España, precisando che nonostante il nome della piattaforma , né lui né la Fundación Jesús Pereda sono a favore della rimozione a priori di questi simboli. “Molte volte, però, ci accontentiamo di mettere o togliere una targa, senza chiederci davvero se ci sono alternative o proposte. O se una dittatura si possa davvero riassumere in un paragrafo”, ha commentato il data visualization designer, sottolineando che l’opzione migliore, dal suo punto di vista, resta un processo di risignificazione in cui la cittadinanza abbia un ruolo attivo. Il mese scorso il primo ministro Pedro Sánchez ha annunciato che il catalogo ufficiale dei simboli franchisti verrà pubblicato entro la fine del mese di novembre, in modo che possa avviarsi il loro processo di eliminazione o risignificazione. España ha commentato che la piattaforma rimarrà comunque attiva in modo da essere uno strumento utile, sia per gli accademici che per la società civile, delle decisioni che sono state prese dai governi nel tempo sulla memoria democratica del Paese. Più di un cittadino su 5 ha un’opinione positiva della dittatura Il dibattito sulla memoria democratica del Paese ha attraversato fasi alterne: fino agli anni Novanta, a prevalere è stato il silenzio, inteso come strategia necessaria per lasciarsi alle spalle i 36 anni di dittatura. È dal 2000, invece, con le prime esumazioni delle vittime della guerra civile e del franchismo, eseguite dagli stessi parenti delle vittime, che la questione è diventata centrale nel dibattito sociale e politico. La legge sulla memoria democratica del 2022, infatti, prevede azioni concrete di riconoscimento e riparazione per le vittime e i loro familiari, tra le quali la responsabilità dello Stato nell'esumazione delle fosse comuni. Negli ultimi 25 anni sono stati recuperati i resti di più di 17mila vittime e si stima che nei prossimi anni potrebbero essere ritrovati quelli di altre 12mila persone. Non è raro che, in questo dibattito, gli esponenti di centrodestra si riferiscano a questi sforzi come a un tentativo inutile di riaprire le ferite del passato o, peggio, come a una profanazione di tombe, come ha fatto Javier Ortega Smith, segretario del partito di estrema destra Vox. Di fatto, il Partido Popular è stato fondato nel 1976 da Manuel Fraga Iribarne, ex ministro del regime franchista , mentre Vox nasce, a sua volta, da una a scissione della componente più radicale ed estremista del PP. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Secondo le ultime rilevazioni del Centro de Investigaciones Sociológicas , l’istituto di statistica spagnolo, oggi il 21,3% della popolazione spagnola ha un’opinione positiva o molto positiva della dittatura franchista. Non sorprende che questa valutazione viene soprattutto dall’elettorato di destra: il 35,4% degli elettori del PP valuta positivamente gli anni del franchismo. Nel caso dei simpatizzanti di Vox, la percentuale sale al 42%. A livello anagrafico, quasi il 20% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha una visione positiva o molto positiva del periodo franchista. Non si tratta, però, della fascia di età più nostalgica, che corrisponde invece a quella degli over 75 . Se non visualizzi il grafico, clicca qui Se confrontiamo i dati del 2025 con la serie storica di rilevazioni del CIS è facile notare un aumento della percentuale della popolazione che vede in maniera positiva la dittatura franchista, che tra il 2000 e oggi è passata dal 10% a più del 20%. È necessario sottolineare, tuttavia, che nel sondaggio più recente gli intervistatori non hanno offerto al campione la possibilità di esprimere un’opzione “intermedia” . La percentuale di opinioni “intermedie” nel 2025 è del 6,1%, ma corrisponde solo al numero di persone intervistate che hanno spontaneamente detto di non ritrovarsi né in una valutazione pienamente positiva, né pienamente negativa, invece di scegliere una delle opzioni proposte . È possibile, quindi, che se il campione avesse avuto la possibilità di selezionare, come in passato, una risposta intermedia, i risultati dell’ultima rilevazione sarebbe diversi e meno polarizzati.

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Roberta Cavaglià