Divisi ma uniti: dietro le quinte del consiglio europeo

Avrebbe dovuto essere il Consiglio europeo della verità, del “o la va o la spacca” e per certi aspetti lo è stato. E la verità che è emersa è che su due questioni cruciali, la sigla dell’accordo commerciale del Mercosur e l’uso degli asset russi per finanziare la difesa Ucraina, l’UE si è divisa per l’ennesima volta e ha scelto, come spesso fa, l’appeasement. In un caso, quello del Mercosur, si è deciso di non decidere e, su richiesta di Francia, Italia e Polonia, di rinviare tutto a gennaio, in attesa di ulteriori garanzie che possano mettere in sicurezza il settore agricolo europeo dall’arrivo della concorrenza latinoamericana. “La consolidata opposizione di Francia, Polonia e Italia — scrive Politico — dove le circoscrizioni agricole sono influenti, ha trasformato l'accordo in una prova della capacità di Bruxelles di radunare alleati all'estero, mantenendo al contempo unito un blocco profondamente diviso”. A far desistere il Consiglio dall’accordo e a guidare la fronda dei contrari è stata la Francia, i cui lavoratori agricoli sono, in questo periodo, più sul piede di guerra del solito, poiché i bovini sono stati colpiti dalla dermatite nodulare contagiosa, malattia che sta portando ulteriore crisi in un settore già in grande sofferenza. Il malcontento degli agricoltori e degli allevatori per l’accordo non è stato placato dalle rassicurazioni disposte dalla Commissione. In particolare, spiega Politico: “Il Parlamento europeo, i paesi membri dell'UE e la Commissione europea hanno approvato un testo supplementare che reimposterebbe i dazi doganali qualora le importazioni di pollame e carne bovina dall'America Latina destabilizzassero i mercati europei”. Oltre a non soddisfare gli agricoltori, la misura introdotta dalla Commissione lasciava molto perplesso anche il Parlamento. E non solo nella sua compagine più sinistrorsa e ambientalista , ma anche perché ignorava la richiesta dell’aula della clausola di reciprocità, cioè una misura che avrebbe imposto ai paesi del Mercosur di rispettare gli standard di produzione alimentare dell'UE in cambio dell'accesso al mercato. Questa questione è particolarmente delicata dal momento che i produttori di carni brasiliane usano l’estradiolo, un ormone il cui uso è vietato nell’UE. “Tale clausola — scrive Politico — rappresentava una linea rossa per diversi paesi dell'UE e per la Commissione europea, che aveva avvertito che avrebbe minato il testo concordato dell'accordo commerciale che Ursula von der Leyen aveva stretto la mano un anno fa con i leader del Mercosur”. Così, in attesa di capire come e se le ulteriori criticità saranno risolte, la decisione è stata rinviata, con grande e non celato disappunto del presidente brasiliano Ignacio Lula da Silva, che si è detto molto spazientito dal fatto che l’UE esiti ancora a firmare un accordo che ritiene molto sbilanciato a favore degli europei. Se sul Mercosur il consiglio si è dunque spaccato fino ad arrivare allo stallo, diversamente sono andate le cose per quel che riguarda il sostegno all’Ucraina. Con le consuete eccezioni di Ungheria, Slovacchia e, da pochi giorni, anche Repubblica Ceca, ossia dei tre governi più smaccatamente anti-UE dell’Unione, il Consiglio è apparso compatto rispetto alla volontà di continuare a sostenere l’Ucraina. Quel su cui le opinioni si sono divise è stato il continuare a sostenerla. La Germania, la Commissione e buona parte dei Paesi nordici erano decisi ad attingere dai beni russi congelati. Altri paesi, tra cui l’Italia e il Belgio, erano invece molto freddi rispetto a questa soluzione, che ritenevano azzardata e inultimente rischiosa dal punto di vista legale, perché i beni congelati non sono beni confiscati e quindi sono, di fatto e ancora, dei loro proprietari russi, anche se a questi è fatto divieto di accedervi. Alla fine a vincere la partita è stata questa seconda fazione che ha portato l’intero Consiglio a decidere di sottoscrivere un debito comune per assicurare all’Ucraina un finanziamento di 90 miliardi in due anni, con una formula di compromesso che, da un lato, tiene dritta la barra europea a fianco dell’Ucraina e mette al riparo l’Unione da eventuali rappresaglie finanziarie russe , dall’altro, però, ha anche inflitto una secca sconfitta alla componente tedesca del Consiglio e dell’Unione. Sia il cancelliere Merz che la Presidente della Commissione von der Leyen avevano fortemente caldeggiato l’ipotesi di usare gli asset russi e di evitare nuovo debito, ma alla prova della mediazione e del voto hanno avuto la peggio. Considerando il fatto che Merz e von der Leyen erano anche i due principali sponsor dell’accordo con il Mercosur, è verosimile pensare che quella di ieri per loro sia stata una giornata da dimenticare.

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Luciana Grosso