La risoluzione Onu su Gaza è un passo avanti per la pace?

Come può la stessa risoluzione Onu essere, allo stesso tempo, un grande passo avanti per la pace e, insieme, un documento vago che non cambia nulla delle condizioni che hanno portato alla guerra? Può, se la pace in questione è quella complicatissima tra Israele e Hamas, e se la guerra a cui fa riferimento è quella che ruota, da decenni, attorno alla questione palestinese. Così, la risoluzione votata ieri dal Consiglio di Sicurezza dell Onu, con una maggioranza di 13 voti favorevoli e le astensioni di Cina e Russia, è riuscita allo stesso tempo in due operazioni eguali e contrarie. Da un lato è una legittimazione del piano in 20 punti presentato dagli Stati Uniti lo scorso ottobre, che trasforma un fragile accordo per il cessate il fuoco in un vero piano di pace condiviso e avallato dalle Nazioni Unite. Dall’altro però le incognite permangono e se possibile si moltiplicano. Votando la risoluzione americana, infatti, le Nazioni Unite ne hanno sposato lo spirito procastinatore, che si concentra sulla risoluzione di un problema immediato ma rimanda a data da destinarsi la soluzione dei problemi più profondi e strutturali . Così, nel dettaglio, la risoluzione avalla la creazione del Board of Peace presieduto da Donald Trump, ma non entra nel dettaglio né della sua composizione né delle sue competenze e responsabilità. Allo stesso modo, il voto del Consiglio dà il via libera alla creazione di una forza internazionale di Pace, ma non ne delimita il campo, nè in termini di durata, nè di composizione, nè di competenze. In particolare, fa notare Guardian in un durissimo editoriale a firma dell’ex corrispondente dagli Stati Uniti Julian Borger che definisce la risoluzione ‘un miasma di vaghezze’, quel che manca, tanto nel piano in venti punti quanto nella risoluzione Onu è un percorso credibile verso la creazione di uno Stato Palestinese, cioè verso il cuore stesso del problema: “Su insistenza degli stati arabi e islamici - scrive Guardian - la risoluzione era stata rivista nei giorni scorsi per menzionare almeno una futura Palestina. Lo faceva, tuttavia, non facendo riferimento al diritto fondamentale dei palestinesi all'autodeterminazione e all'impegno internazionale per un progetto a due stati, ma utilizzando il linguaggio di un'offerta lontana, condizionata e sfuggente. Se l'Autorità Nazionale Palestinese si fosse riformata in modo soddisfacente e la ricostruzione di Gaza avesse progredito, si affermava che "potrebbero sussistere le condizioni per un percorso credibile verso l'autodeterminazione e la statualità palestinese". Una vaghezza che è all’origine, forse, dell’astensione di Russia e Cina, e soprattutto dello sdegno con cui, secondo Al Jazeera, Hamas ha recepito il piano. “Hamas - scrive Al Jazeera - ha respinto la risoluzione, affermando che "impone un meccanismo di tutela internazionale sulla Striscia di Gaza" e non soddisfa le richieste politiche e umanitarie dei palestinesi.Secondo quanto riportato dal team di Al Jazeera sul campo, la reazione dei palestinesi a Gaza è stata per lo più scettica e in molti casi profondamente negativa”. Nulla di fatto dunque e questa risoluzione è stata solo un belletto utile a mascherare incapacità e pavidità occidentali rispetto a una questione troppo grande e complessa? Non sarebbe corretto dirlo. Perché di fatto la bollinatura Onu estende la responsabilità rispetto al cessate il fuoco e legittima la creazione della Forza di Pace internazionale dandole una legittimità e una autorevolezza che, anche secondo il Segretario di Stato Marco Rubio, le sarebbe potuta arrivare solo da via libera delle Nazioni Unite. “La bozza di risoluzione conferisce legittimità internazionale al piano di pace di Trump - scrive The Atlantic Council- includendo il Board of Peace , una Forza di Sicurezza Internazionale con una solida autorità per smilitarizzare Hamas e altri gruppi terroristici, e "entità operative" civili sotto il BoP, tra cui un organismo di supervisione internazionale e "un comitato tecnocratico palestinese apolitico di palestinesi competenti" di Gaza”. Quindi la vaghezza rimane, ma è inserita in un quadro di ufficialità sovranazionale che, in un prossimo futuro, potrebbe assumersi la responasabilità di chiarirne i contorni.

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Luciana Grosso