Eurobarometro, la maggior parte dei cittadini è favorevole all’allargamento dell’Ue
MondoDopo il grande allargamento del 2004, con il quale entrarono a far parte dell’Unione europea dieci nuovi membri, si discute adesso di nuove prospettive di ampliamento verso i Balcani. Se, come testimonia un recente sondaggio Eurobarometro, i cittadini si dichiarano favorevoli, la prospettiva genera però divisioni in seno all’Eurocamera
Più della metà dei cittadini europei vorrebbe un’Unione più ampia e capace di contare maggiormente sullo scenario internazionale: a dimostrarlo è un sondaggio Eurobarometro, condotto tra febbraio e marzo e pubblicato a settembre 2025. Il 56% degli intervistati si dichiara infatti favorevole all’ipotesi di incrementare il numero degli Stati membri: il sostegno più elevato si registra in Svezia (79%), Danimarca (75%) e Lituania (74%).
Ad essere più favorevoli sono i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni (67%), seguiti da quelli tra i 25 e i 39 anni (63%), a cui si affiancano gli intervistati con un livello di istruzione superiore (70%).
I motivi principali per cui le persone vedono nell’allargamento un vantaggio per il proprio Paese, anche sulla base di quelli avvenuti in passato, sarebbero i benefici per l’economia e la competitività, la maggiore influenza di Bruxelles nel mondo e miglioramenti per sicurezza e difesa. Le imprese potrebbero infatti beneficiare di un mercato più ampio e di più manodopera qualificata, incrementando al tempo stesso le opportunità di lavoro.
Al contrario, a preoccupare gli scettici sarebbero l’immigrazione incontrollata, l’aumento di criminalità e terrorismo e i costi per i contribuenti europei.
I Paesi candidati all’ingresso nell’Ue
Un grande passo verso l’allargamento è stato quello compiuto nel 2004, quando i Paesi membri aumentarono da quindici a venticinque, vedendo l’ingresso di dieci nuovi Stati: Malta, Cipro, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia, Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania. Nel 2007 fu il turno di Bulgaria e Romania e nel 2013 quello della Croazia, fino ad attestarsi a quota 27 dopo l’uscita del Regno Unito nel 2020.
Attualmente sono nove i Paesi candidati ad entrare a far parte dell’Unione: Albania, Montenegro, Georgia, Moldavia, Ucraina, Macedonia del Nord, Bosnia Erzegovina, Serbia e Turchia. A cui si somma il Kosovo, come candidato potenziale.
Ucraina nell’Ue: favorevoli e contrari
La prospettiva di allargare l’Ue nella zona dei Balcani suscita divisioni in seno al Parlamento europeo, che registra opinioni contrastanti soprattutto per quanto riguarda l’adesione di Kiev.
C’è chi, come l’eurodeputata della Lega Silvia Sardone, ospite a Generazione Europa su Sky Tg24, si dice “contraria a scorciatoie per l’Ucraina. Prima di attuare un allargamento, è necessario effettuare le dovute verifiche, per dimostrare che i candidati rispettino determinati requisiti. L’attuale condizione di guerra in Ucraina non può essere un motivo per agevolare il suo ingresso: al contrario dovrebbe essere una ragione valida per non permetterle di entrare”. Per Sardone servirebbe piuttosto parlare di un processo di pace, “come sta facendo Donald Trump”.
L’onorevole Elisabetta Gualmini, esponente del Partito Democratico, è di parere opposto: “Penso che proprio in uno scenario in cui esiste un’alleanza chiara tra leader autoritari che appoggiano la guerra di aggressione di Putin, come la Repubblica Ceca di Babiš, la Slovacchia di Fico e l’Ungheria di Orban, difendere l’Ucraina significhi proteggere l’intera Europa, anche a costo di ricorrere a procedure speciali”. Per renderlo possibile servirebbe però “cambiare le regole di funzionamento delle istituzioni europee, in primis il meccanismo dell’unanimità”, prosegue Gualmini.
Unanimità vs maggioranza
È recente la relazione a cura dell’eurodeputato Sandro Gozi che propone di abolire la regola dell’unanimità in vari settori, in modo da adeguare il funzionamento di Bruxelles all’eventuale ingresso di nuovi membri. Anche su questo l’Eurocamera è divisa. “L’adesione di nuovi Paesi si può valutare, ma questo non deve implicare il venir meno dell’unanimità, che è il criterio che tutela maggiormente gli interessi del nostro Paese, al contrario di quello della maggioranza, molto diversa nei vari Stati”. La soluzione prediletta da Sardone è invece per Gualmini “un chiaro esempio di atteggiamento anti-europeo e di ritorno alle prerogative degli Stati nazionali. Sono due approcci speculari: da un lato chi spera che ci sia sempre il diritto di veto anche dei piccoli Stati, dall’altro chi spinge per una maggiore integrazione, che potrebbe secondo me migliorare l’intera macchina europea”.