Mali, la Farnesina invita gli italiani a lasciare il Paese: cosa succede

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"I connazionali già presenti in Mali sono invitati a lasciare quanto prima il Paese e a verificare di aver segnalato la propria presenza all'Ambasciata d'Italia a Bamako, sul sito DoveSiamonelMondo.it oppure sull'App ViaggiareSicuri", si legge sulla nota della Farnesina

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Con una nota il ministero degli Esteri ha esortato gli italiani presenti in territorio malese a lasciare il Paese al più presto. A seguito del crescente e significativo blocco dell'afflusso di carburanti su tutti gli assi stradali verso il Mali, a opera di gruppi terroristici, si registra una grave penuria di carburante in tutto il Paese, con impatti significati sull'erogazione di elettricità, che potrebbe causare un ulteriore peggioramento del quadro di sicurezza anche nella capitale Bamako. La Farnesina quindi sconsiglia di effettuare viaggi nel Paese, in ragione delle tensioni legate a tali criticità. I connazionali già presenti in Mali sono invitati lasciare quanto prima il Paese e a verificare di aver segnalato la propria presenza all'Ambasciata d' Italia a Bamako, sul sito DoveSiamonelMondo.it oppure sull'App Viaggiare Sicuri.

La crisi provocata dal blocco jihadista del carburante

Si aggrava la crisi, iniziata i primi di settembre, in Mali provocata dal blocco sui rifornimenti di carburante imposto da oltre un mese da un gruppo jihadista, di fatto un assedio economico alla giunta militare che nel 2021 ha preso il controllo del Paese africano. Il ministro dell'Istruzione, Amadou Sy Savane, due giorni fa ha annunciato che, a causa della carenza di carburante e quindi di elettricità, le scuole e le università rimarranno chiuse in tutto il Paese fino al 10 novembre, assicurando che il governo "sta facendo tutto il possibile" per chiudere la crisi entro quella data. 

Il braccio di ferro sul carburante è iniziato quando il gruppo islamista Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (Jnim), legato ad al Qaeda, ha annunciato il divieto di importazione di carburante dai Paesi confinanti, Senegal e Costa d'Avorio, in risposta al taglio imposto dal governo ai rifornimenti nelle aree remote con l'intento di costringere i jihadisti ad uscire dai propri rifugi. 

Il blocco, imposto con attacchi lungo le autostrada, ha lasciando quindi centinaia di autocisterne ferme al confine, e sta strangolando la già fragile economia del Mali che conta principalmente sulle importazioni dai Paesi confinanti per il proprio fabbisogno energetico. La crisi si sta facendo sentire principalmente nella capitale, Bamako, dove vi sono lunghe file ai distributori che ancora vendono benzina. 

La crisi sta anche facendo aumentare i prezzi dei beni di prima necessità, peggiorando le condizioni di vita nel Paese, il sesto meno sviluppato del mondo con metà dei suoi 25 milioni di abitanti che vive sotto la soglia di povertà. 

La mancanza di elettricità sta compromettendo anche l'operatività delle forze armate che in queste settimana stanno cercando da una parte di assicurare rifornimenti scortando le autocisterne fino alla capitale e dall'altra stanno intensificando i raid aerei sulle postazioni del Jnim. 

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