Un anno dopo Gisèle Pelicot, la Francia introduce il consenso nel codice penale

Quasi un anno dopo la fine del processo Pelicot, che ha dato un volto nuovo alla lotta contro le violenze di genere, l’Assemblée Nationale ha approvato giovedì 23 ottobre l'introduzione del concetto di consenso nella legge. Un voto decisivo per ridefinire la nozione legale di stupro in Francia. Su 186 voti espressi, 155 deputati si sono detti a favore. Sabato 29 l’ultimo step prima dell’approvazione definitiva: il passaggio in Senato. Riempire il vuoto normativo Attualmente, l'articolo 222-22 del codice penale definisce una violenza sessuale “qualsiasi atto sessuale commesso con violenza, costrizione, minaccia o sorpresa”. La legge sarà riscritta introducendo il concetto di “consenso”, prima assente. Lo stupro sarà quindi identificato come un “qualsiasi atto sessuale non consensuale commesso su un'altra persona o sull'autore stesso”. “Per noi è una vittoria” dice Nahilé, volontaria del collettivo femminista NousToutes. “Da tempo chiedevamo questa modifica della legge perché, così com'è attualmente, è molto limitata e non tiene conto di tutte le situazioni in cui una violenza sessuale o stupro possono avvenire”. Nell’articolo verranno anche aggiunti due paragrafi, che aiutano a definire il concetto di “consenso”. Nel primo si legge che “il consenso è libero e informato, specifico, preventivo e revocabile” e che “non può essere dedotto dal solo silenzio o dalla sola assenza di reazione della vittima”. Questo paragrafo contiene anche un elemento su cui Senato e Parlamento hanno dibattuto. Nella legge è scritto infatti che il consenso “è valutato alla luce delle circostanze”. È stato proprio il termine “circostanze”, preferito dall'Assemblea ad essere scelto, contro il termine “contesto” preferito dal Senato. Il secondo paragrafo specifica ulteriormente la nozione di consenso. Si legge che “non vi è consenso se l'atto di natura sessuale è commesso con violenza, costrizione, minaccia o sorpresa, indipendentemente dalla loro natura”. Ultima modifica dell’articolo, l’introduzione dell'illegalità di qualsiasi atto "boccale-anale" imposto. Attualmente il codice penale definisce infatti lo stupro come un "qualsiasi atto di penetrazione sessuale, di qualsiasi natura, o qualsiasi atto bucco-genitale commesso su un'altra persona o sull'autore stesso con violenza, costrizione, minaccia o sorpresa". L’eredità di Gisèle Pelicot L’introduzione del concetto di “consenso” è figlia diretta del processo Pelicot, tenutosi da settembre a dicembre 2024 ad Avignone, nel sud della Francia. Il processo ha infatti acceso una luce sull’insufficienza normativa del codice penale francese. Le migliaia di persone che sono più volte scese in piazza alla fine del 2024 in tutto il Paese per manifestare il loro sostegno a Gisèle avevano chiesto a gran voce che il concetto di “consenso” fosse introdotto nella definizione penale di strupro. “Anche il mio cane capisce quando gli dico di no”, aveva dichiarato una francese davanti al tribunale di Avignone il 19 dicembre scorso. “Non capisco perché una persona non dovrebbe”. La volontaria di Nous Toutes fa eco alle parole della ragazza: "Tutto ciò che non è un sì, un vero sì, libero, consapevole, specifico, scritto o verbale, non è un sì. Non è un concetto complicato". Quali conseguenze? Il vero impatto futuro della modifica di questo articolo divide la società. Se la Commission nationale consultative des droits de l'homme si mostra a favore dell’introduzione del consenso, dichiarando che “consentirà di qualificare meglio lo stupro e di perseguire penalmente qualsiasi rapporto sessuale non liberamente consensuale”, il Consiglio di Stato dubita, invece, che questa si concretizzi in un numero maggiore di condanne. In accordo con la CNCDH, Nahilé sostiene che la modifica del codice penale avrà delle conseguenze concrete, soprattutto in alcuni casi, come quello della sedazione. “Con questa modifica della legge, ora il consenso sarà valutato in base alle circostanze”, spiega, “quindi il codice penale consentirà ai giudici di esaminare e verificare anche le relazioni passate, il potere e la vulnerabilità delle vittime”. Al dubbio di alcune associazioni che questa legge impatti negativamente sulle vittime, obbligando le donne a giustificarsi ulteriormente in sede di processo, la portavoce di NousToutes risponde che l’attenzione passerà ora più sulla persone che ha commesso la violenza: "Al contrario, l’aggressore per difendersi in tribunale dovrà ora spiegare come si è assicurato il consenso della vittima”, dice. Contente del voto dell’Assemblea, le militanti di Nous Toutes sottolineano però che il lavoro non è finito qui: “Siamo consapevoli che questo cambiamento di legge deve essere accompagnato da una formazione della polizia, in particolare sul genere e sui meccanismi della violenza”.

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Veronica Gennari