Le cinque sorprese musicali di questo 2025

In queste settimane sui social e sulle pagine di spettacolo delle principali testate è tutto un fiorire di liste e classifiche dei migliori dischi e degli artisti più rappresentativi di questo 2025. Si tratta il più delle volte di selezioni che cercano di mettere insieme qualità, recensioni positive, un po’ di hype e anche quel pizzico di snobismo nel citare artisti e dischi un po’ oscuri. Ci sono degli aggregatori che hanno messo insieme tutte le liste di fine anno per rivelare i migliori album dell’anno in assoluto. Uno di questi è Album of The Year che, raggruppando le classifiche delle principali testate musicali di lingua inglese, decreta “Lux" l’album di Rosalía come il migliore dell’anno, seguito poi dagli ultimi lavori di Bad Bunny, Turnstile, Blood Orange, Lily Allen e altri ancora. Molti di questi dischi erano molto attesi, mentre altri sono semplicemente delle conferme. In questo articolo ci vogliamo però concentrare su 5 artisti/band e relativi dischi che sono state delle vere e proprie sorprese per il 2025, grazie alla loro totale libertà creativa nel proporsi, abbattendo i generi precostituiti per un ascolto inatteso. The Geese “Getting killed” Sono, senza dubbio alcuno, la band rivelazione e più rappresentativa del 2025, sebbene “Getting Killed”, l’album uscito lo scorso settembre sia il loro quarto disco. Loro sono quattro ragazzi di Brooklyn che si sono formati un po’ per gioco durante il liceo. La loro forza è quello di essere una rock band che suona al contempo originale e classica. Ma è nell’ultimo disco che sono riusciti a compiere un’evoluzione miracolosa: partiti dal post-punk cerebrale degli esordi, sono approdati a una forma di rock psichedelico e teatrale che mescola rabbia punk e tenerezza disarmante. Il singolo “Taxes” è diventato un inno generazionale improbabile, capace di unire la Gen Z e i nostalgici del rock classico grazie alla performance vocale istrionica di Cameron Winter. I Geese hanno dimostrato che si può essere complessi e popolari allo stesso tempo, riempiendo club e teatri in tutto il mondo con uno show live che è pura energia catartica. Oltre alla carriera con la band, il cantante Cameron Winter ha anche una sua carriera solista ed è uno dei più giovani artisti ad aver fatto un sold out sul prestigioso palco della Carnegie Hall di New York. Oklou “Chose enough” Dalle ceneri dell’hyperpop è risorta Oklou. L’artista francese, con l’album “Choke Enough” pubblicato all’inizio dell’anno dopo una serie di mixtape EP, ha ridefinito i confini dell’elettronica pop. La sua non è musica da ascolto distratto; è un’esperienza immersiva che mescola sonorità trance, ambient e melodie fiabesche. Il successo di Oklou rappresenta la vittoria della sperimentazione sulla mediocrità. In un mercato saturo di suoni standardizzati, il suo stile "diacronico" — capace di far dialogare strumenti classici e sintetizzatori futuristici — ha conquistato un pubblico internazionale stanco dei soliti cliché. La collaborazione con Bladee e l'uso innovativo della voce hanno reso “Choke Enough” un vero e proprio "piccolo cult" istantaneo, confermando che il pop del futuro ha radici profonde nella ricerca sonora. Ca7riel & Paco Amoroso “Papota” Quello che è successo al duo argentino quest’anno è un caso di studio su come la viralità possa sposare il talento cristallino. Tutto è esploso con un Tiny Desk Concert di NPR Music che è già storia: una performance talmente energica e tecnicamente impeccabile da registrare picchi di streaming del 4.700% in una sola settimana. L’EP “Papota” racconta perfettamente tutto questo, contenendo anche la performance live alla radio pubblica di Washington. Ca7riel e Paco Amoroso dietro a un look stravagante e a dei testi molto ironici sono dei virtuosi musicisti abili nel mixare abilmente pop, jazz, reggaeton, trap, latin e funk in un suono urban di grandissima qualità e che ha portato loro ben 5 Latin Grammy. Il loro concerto sold-out al Fabrique di Milano lo scorso novembre ha segnato un punto di non ritorno, portando finalmente il sound della nuova Argentina nel cuore dell’Europa, dopo aver già conquistato gli Stati Uniti esibendosi al Coachella. Neoprimitivi “Orgia mistero” Per quanto riguarda la musica italiana una delle sorprese, un po’ di nicchia, del 2025 è rappresentato dai Neoprimitivi e dal loro album “Orgia Mistero”. Si tratta di un debutto fulminante, concepito in parte come un lp degli anni 70. Definiscono la loro musica come “krautrocksampler”: in pratica il disco è un viaggio di 45 minuti diviso in sole quattro tracce che mescolano psichedelia, post-punk, prog e rumore bianco. Il nome stesso è un omaggio a Franco Battiato, ma i Neoprimitivi non guardano al passato con nostalgia, ma lo usano come carburante per creare qualcosa di nuovo e alieno. I Neoprimitivi si pongono in piena controtendenza rispetto ai tempi: in un’epoca di canzoni da due minuti scritte per TikTok, riportando al centro l'ascolto rituale. Con grande coraggio propongono un disco che contiene brani che durano ben oltre i 10 minuti di lunghezza di pure sperimentalismo alchemico che mette insieme psichedelia e primordialità punk à la Velvet Underground. CMAT “Euro-country” Se c'è un'artista che incarna lo spirito del 2025, quella è Ciara Mary-Alice Thompson, in arte CMAT . Con il suo nuovo lavoro “Euro-Country”, la cantautrice di Dublino ha creato un ponte impossibile tra la tradizione del Nashville sound e l'estetica pop europea contemporanea. Definita dal The Guardian come "il suono del 2025", CMAT ha saputo raccontare la psiche moderna con un'ironia tagliente e una vulnerabilità che l'hanno resa l'antidoto perfetto all'artificiosità dei social. Brani come “When A Good Man Cries” e “Running/Planning” sono diventati virali non per algoritmi forzati, ma per la loro capacità di descrivere il caos emotivo dei vent'anni oggi. CMAT è la popstar che non sapevamo di volere: autentica, divertente e tecnicamente impeccabile. Dal vivo poi CMAT è davvero un portento, grazie alla sua carica sensuale e la sua straripante presenza sul palco. Ci auguriamo di vederla prossimamente anche qui in Italia.

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Michele Boroni