Emergenza abitativa: cosa sta facendo l’Ue per affrontarla
MondoQuella abitativa è una vera e propria emergenza che accomuna i diversi Paesi europei. La questione, al centro del Consiglio europeo del 23 ottobre, pone l’Ue di fronte alla necessità di trovare soluzioni comuni a un problema condiviso, sostenendo gli sforzi dei singoli Paesi e regioni
Dopo aver riconosciuto l’accesso ad un alloggio adeguato come un diritto umano fondamentale, l’Unione europea ha nominato per la prima volta la figura di un commissario responsabile dell’edilizia abitativa (ruolo attualmente svolto da Dan Jørgensen) e ha istituito una Commissione parlamentare ad hoc per analizzare e risolvere la crisi degli alloggi. A presiederla è Irene Tinagli, eurodeputata del Partito Democratico, che, ospite a Generazione Europa, ha evidenziato come “quello abitativo sia un problema che sta riguardando tutta l’Europa e non solo. I costi sono aumentati ovunque, in particolare nelle aree urbane, ma non solo nelle grandi città: ne risentono anche le città d’arte e quelle universitarie, perché stanno raccogliendo le maggiori domande, per usi diversi. La casa non è più, come un tempo, un bene soltanto residenziale, ma spesso viene destinata al turismo e agli affitti brevi”. Alla forte domanda si sommerebbe poi la mancanza, negli ultimi anni, di politiche abitative pubbliche: “È giunto il momento di rimettere al centro il tema della casa”.
Il problema casa in numeri
Per avere un’idea dell’entità del problema è sufficiente osservare alcuni dati. Primo tra tutti il rapporto tra il prezzo dell’alloggio e il reddito dei cittadini: nel 2024 i costi abitativi nell’Ue hanno superato il 40% del reddito disponibile per circa il 10% delle famiglie, evidenziando una dinamica squilibrata.
Il costo delle abitazioni in vendita è aumentato in media in Europa del 53% tra il 2015 e il 2024, registrando gli incrementi maggiori in Ungheria, Lituania e Portogallo. In Italia il rialzo si attesterebbe al 12%.
Similmente, anche il costo delle case in affitto è salito: tra il 2010 e il primo trimestre del 2025 l’aumento medio europeo è stato del 28%.
Secondo l’Eurostat, nel 2024 circa il 17% delle persone in Europa viveva in condizioni di sovraffollamento. Al contrario, il 33% dei cittadini viveva in case che hanno più spazio di quello considerato necessario.
Tutto ciò genera conseguenze tangibili sullo stile di vita degli individui, in particolare dei giovani. Da questo punto di vista l’Italia supera la media europea: in Ue l’età media in cui i giovani lasciano la casa dei genitori era di 26 anni nel 2024, in Italia di 30 anni.
Affitti brevi: la proposta italiana contenuta nella Manovra 2026
Una delle proposte contenute nel testo della Manovra per il 2026 che più hanno suscitato divisioni, anche all’interno della stessa maggioranza, è stata quella concernente la possibilità di aumentare le tasse sugli affitti brevi. L’iniziativa avrebbe previsto un aumento della cosiddetta cedolare secca dal 21 al 26%, ma a causa degli attriti la misura è stata ritrattata. “Per noi di Forza Italia la casa è sacra, ma è sacro anche il patrimonio – spiega Marco Falcone, vice capodelegazione di Forza Italia al Parlamento europeo –. Siamo stati perplessi su questo ipotetico aumento della cedolare secca da subito, perché non risolve il problema degli affitti brevi né dei centri storici. Avrebbe semplicemente aggravato la pressione fiscale e la tassazione verso alcuni operatori”.
Anche Tinagli si dice scettica nei confronti di misure “che colpiscono in maniera indiscriminata, perché il tema degli affitti brevi dipende molto dalle zone. In alcune è un problema, perché sottrae case alle famiglie per destinarle ad uso turistico, ma non in tutti i luoghi è così. Incentivare l’accoglienza turistica potrebbe portare dinamismo in quelle aree periferiche e provinciali, in cui nessuno andrebbe a costruire un albergo. Il vero nodo degli affitti brevi non è quindi tanto aumentare o meno una tassa, quanto creare una regolamentazione flessibile ed efficace.”
“La demonizzazione degli affitti brevi è sbagliata, perché è una fonte di finanziamento per milioni di famiglie che hanno investito onestamente nel mercato immobiliare – aggiunge Alessandro Ciriani, esponente di Fratelli d’Italia –. Tuttavia ci sono una serie di problematiche, in primis la regolamentazione. Poi, molti proprietari sono scoraggiati dal fare affitti a lungo termine perché presentano numerosi ostacoli: dal tema della morosità, all’incertezza giuridica, al contenzioso, alla difficoltà di potersi liberare di un inquilino che non rispetta i termini contrattuali”.
Da dove nasce il problema dei rincari?
Le cause dei rincari sono molteplici e concomitanti: prima tra tutte la scarsità dell’offerta, conseguenza in parte della crisi finanziaria globale del 2008, che ha fatto diminuire gli investimenti in nuovi alloggi, in parte della pandemia di Covid 19, ulteriore freno per l’edilizia residenziale. Infatti, dal 2021 le licenze edilizie per gli stabili abitativi si sono ridotte di oltre il 20%: essendoci meno abitazioni per soddisfare la domanda, i prezzi tendono ad aumentare. Ai limiti dell’offerta si sommano poi gli ostacoli burocratici, la carenza di manodopera qualificata e le dinamiche del mercato. Lo sottolinea Tinagli: “La radice del problema non è solo il fatto che non si costruisce abbastanza: l’Italia al contrario è un Paese già molto urbanizzato. Il punto è che gran parte del nostro patrimonio abitativo è sfitto: in molte delle nostre audizioni è emerso che in Italia ci sono circa 60mila case popolari vuote e mancano i soldi per ristrutturarle e renderle agibili per chi ne ha bisogno. Dovremmo partire da questi elementi: da questo punto di vista, mi sarei aspettata più risorse nella legge di bilancio da destinare a questo tipo di interventi”.
Le risposte europee al caro casa
Mentre si attende il piano europeo per la casa che dovrebbe essere presentato questo inverno, l’Ue ha intrapreso delle iniziative di sostegno. A marzo 2025 la Commissione ha annunciato piani di investimento per circa 10 miliardi di euro fino al 2027, mentre a settembre il Parlamento ha chiesto di destinare più fondi di coesione alla questione abitativa, che si tradurranno sia in interventi di ammodernamento del patrimonio esistente, sia in nuove costruzioni, mantenendo l’equilibrio tra investimenti pubblici e privati.
Una congiuntura pubblico-privato è la base degli emendamenti proposti dal partito di Falcone, “sia come delegazione italiana che come Partito Popolare Europeo: l’Europa deve essere una grande cornice, capace di permettere alla competenza nazionale di esplicitarsi al meglio”. Concorde è anche Ciriani, per cui “il tema della casa è fondamentale, perché riguarda la dignità delle persone e la costruzione di un futuro per le famiglie. Il fatto che l’Europa ne discuta è importante per far decollare una politica europea dell’abitare mettendo a disposizione finanziamenti. L’Ue può essere stimolo per le politiche nazionali, ma la competenza deve rimanere ai singoli Stati membri, più consapevoli della diversità morfologica, demografica e immobiliare dei singoli territori”.