Il diplomatico, che negli ultimi anni è stato un feroce critico di Trump, sembra che sia stato oggetto di un'indagine per la gestione di informazioni riservate
John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Donald Trump, è stato incriminato per aver condiviso informazioni governative sensibili con due suoi parenti per un possibile utilizzo in un libro che stava scrivendo. Lo riportano i media statunitensi.
L'atto d'accusa, viene precisato, afferma che gli appunti che Bolton ha condiviso con i suoi due parenti tramite messaggi elettronici includevano informazioni raccolte da incontri con alti funzionari governativi, discussioni con leader stranieri e briefing di intelligence.
Le parole di Bolton
"Sono diventato l'ultimo bersaglio di chi usa il Dipartimento di Giustizia come arma per accusare coloro che ritiene suoi nemici con accuse precedentemente respinte o per distorcere i fatti", ha commentato Bolton. "Per quattro decenni", afferma in una nota diffusa dai media Usa, "ho dedicato la mia vita alla politica estera e alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Non comprometterei mai questi obiettivi. Ho cercato di farlo durante il mio mandato nella prima amministrazione Trump, ma mi sono dimesso quando è diventato impossibile. La vendetta di Donald Trump contro di me è iniziata allora, è continuata quando ha cercato senza successo di bloccare la pubblicazione del mio libro, 'The Room Where It Happened', prima delle elezioni del 2020, ed è diventata uno dei suoi slogan durante la campagna per la rielezione".