Trump all’Onu, contro l’Onu

La prima volta che aveva parlato all’Assemblea Generale dell’ONU, i leader del mondo lo avevano apertamente deriso, considerandolo un parvenu e un glitch della storia. Oggi, otto anni dopo, Trump è tornato in quell’aula. E ci è tornato da vincitore e padrone. Vincitore non solo delle elezioni. Ma anche padrone di quest’epoca storica che è, a pieno titolo, la sua. Così con il piglio di chi ha avuto ragione del tempo, Trump si è rivolto all’assemblea, di fatto insultandola. Lo ha fatto nella forma, con un discorso non del tutto coerente e pieno di digressioni, il cui filo era difficilissimo da seguire, e anche nella sostanza, accusando l’ONU di inadeguatezza, nel migliore dei casi, di attacco coordinato ai Paesi occidentali da invadere a suon di immigrati, nel peggiore. In estrema sintesi, il senso del suo discorso è stato: “Le Nazioni Unite hanno un potenziale enorme, ma non si avvicinano nemmeno lontanamente a sfruttarlo appieno. La maggior parte del tempo non fate altro che scrivere lettere dai toni molto forti e poi non dare mai seguito a quelle lettere. Sono parole vuote, e le parole vuote non risolvono le guerre”. E francamente risulta difficile dargli torto . Solo che, constata la debolezza e incosistenza dell’Organizzazione delle Nazioni Uniti, un’istituzione resa inefficace dalle stesse regole che dovrebbero garantirne il funzionamento Trump non ha proposto modi per migliorarne il ruolo e l’efficacia. No. Come è proprio della sua retorica ha demolito senza ricostruire. E per demolire ha parlato di quanto magnificente sia l’America sotto la sua guida: “Oggi, a soli otto mesi dall'inizio della mia amministrazione, siamo il Paese più forte del mondo e non c'è nessun altro Paese che ci si avvicini: l'America è benedetta dall'economia più forte, dai confini più saldi, dall'esercito più forte, dalle amicizie più forti e dallo spirito più forte di qualsiasi altra nazione sulla faccia della terra. Questa è davvero l'età dell'oro dell'America". Anche il mondo, nella lettura di Trump, potrebbe beneficiare di tutto questo se, come gli Stati Uniti, seguisse la sua guida. "Ho posto fine a sette guerre- dice riferendosi, con una contabilità un po’ generosa ai conflitti tra Armenia e Azerbaigian; Cambogia e Thailandia; Israele e Iran; India e Pakistan; Ruanda e Repubblica Democratica del Congo ; Egitto ed Etiopia; Serbia e Kosovo e non ho mai ricevuto una telefonata dalle Nazioni Unite. Tutto ciò che ho ricevuto dalle Nazioni Unite è stata una scala mobile che, salendo, si è fermata proprio a metà e un gobbo che non funziona. Tutti dicono che dovrei ricevere il Premio Nobel per la Pace per ognuno di questi successi. Ma per me, il vero premio saranno i figli e le figlie che vivranno per crescere con le madri e i padri, perché milioni di persone non vengono più uccise in guerre infinite”. E a proposito di guerre infinite, inevitabili i passaggi su Gaza e sull’Ucraina. Passaggi accumunati da una cosa: considerarne l’Europa se non responsabile, quanto meno rea di non accellerarne la fine. Su Gaza, questo ruolo di comburente, sarebbe dovuto al fatto che buona parte dei Paesi europei riconosce lo Stato di Palestina, un riconoscimento che, secondo Trump, non è altro che ‘un regalo ad Hamas’: “per alimentare il conflitto- ha detto il Presidente- alcuni membri di questo organismo stanno cercando di riconoscere unilateralmente uno Stato palestinese. Le ricompense per i terroristi di Hamas, per le loro atrocità, sarebbero troppo grandi. Invece di cedere alle richieste di riscatto di Hamas, coloro che vogliono la pace dovrebbero essere uniti da un messaggio: liberate gli ostaggi ora, liberate gli ostaggi e basta.Dobbiamo fermare immediatamente la guerra a Gaza. Dobbiamo fermarla. Dobbiamo liberare gli ostaggi". E quanto all’Ucraina, di nuovo, le orecchie che vengono tirate sono quelle dell’Ue rea di non essere riuscita ancora a liberarsi del tutto dagli approvigionamenti di gas dalla Russia: “È imbarazzante per loro, e lo è stato molto quando l'ho scoperto. Devono cessare immediatamente tutti gli acquisti di energia dalla Russia. Altrimenti, stiamo tutti perdendo un sacco di tempo”. E su questo, pur con tutti i caveat del caso su questo punto risulta difficile dargli torto. L’Ue è riuscita a ridurre, ma non ad azzerare, i suoi acquisti di gas russo, passati da circa il 40% del totale degli acquisti del 2021 a circa il 10% del 2024. Ma se c’è una cosa che il confuso e autoriferito intervento di Trump oggi ha reso plastico ed evidente è che questo non è più il tempo delle mezze misure.

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Luciana Grosso