Delitto di Garlasco, dentro le carte della perizia del tribunale

Su tutte, una cosa sembra certa: quelle risposte granitiche e incontrovertibili sulle tracce biologiche che si sperava potessero arrivare dalla perizie della genetista Denise Albani, commissario capo tecnico biologo della Polizia Scientifica, nominata dal tribunale di Pavia, all'esito dell'incidente probatorio non sono arrivate. E – almeno dalla scienza – probabilmente non arriveranno. Gli accertamenti, iniziati lo scorso 17 giugno, “non hanno consentito - scrive la perita - di giungere a un risultato che fosse certamente affidabile e consolidato". Resta dunque il nodo del valore scientifico dei risultati ottenuti, anche se dall'analisi biostatistica effettuata è emersa una compatibilità del dna estrapolato dalle unghie di due dita di Chiara Poggi “da moderatamente forte a forte/moderato con quello di Andrea Sempio e di tutti i soggetti di sesso maschile imparentati con lo stesso per via patrilineare”. Una compatibilità che però non dà certezze e il perché la genetista lo spiega a conclusione delle 93 pagine di perizia dense di grafici e tabelle. Le conclusioni della perizia: il dna La genetista Denise Albani sottolinea come trattandosi di tracce “miste e parziali non sottoposte a consolidamento del risultato, pertanto sottoposte a rischi artefattuali”, non è stato possibile stabilire con rigore scientifico “se provengano da fonti del dna depositate sopra o sotto le unghie della vittima e, nell'ambito della stessa mano, da quale dito provengano. Non è stato possibile poi stabilire quali siano state le modalità di deposizione del materiale biologico originario , e infine non è stato possibile stabilire quando sia avvenuta la deposizione di quel materiale”. In sintesi non è stato possibile stabilire come, quando e perché quelle tracce biologiche siano finite sulle unghie di due dita di Chiara Poggi. Tenuto conto di “queste rilevanti criticità” - come vengono definite - la genetista precisa di aver comunque ritenuto opportuno valutare la comparabilità di quelle tracce con i soggetti di interesse mediante analisi biostatistica. La comparazione ha dato esito di esclusione per quanto riguarda: Alberto Stasi, Giuseppe Poggi, Marco Panzarasa, Alessandro Biasibetti, Mattia Capra, Roberto Freddi, Gabriele Ernesto Ferrari e Marco Ballardini. Dalla comparazione con il dna di Andrea Sempio, è invece emersa una “compatibilità da moderatamente forte a forte” con quelle tracce biologiche trovate sui margini delle unghie di due dita di Chiara Poggi che riguarda anche “tutti i soggetti di sesso maschile imparentati con lui per via patrilineare”. Una conclusione questa che però non consente di dare un nome a quel dna e questo perché “l’analisi del cromosoma Y, per sua stessa natura, non consente di addivenire a un esito di identificazione di un singolo soggetto, anche qualora i risultati siano completi, consolidati e attribuiti a una singola fonte”. Le analisi del 2014 Il lavoro svolto dalla genetista nominata dal gip Daniela Garlaschelli, ha preso le mosse dalle attività effettuate nel 2014 dal professor Francesco De Stefano, all’epoca direttore della Medicina legale dell'Università di Genova, nominato dai giudici della Corte d’assise d’appello bis di Milano nel processo che si concluse con la condanna a 16 anni di reclusione per Alberto Stasi. Le strategie analitiche adottate nel 2014, spiega oggi la perita “hanno di fatto condizionato le successive valutazioni perché non hanno consentito di ottenere esiti replicati al fine di giungere a un risultato che fosse certamente affidabile e consolidato, o diversamente, certamente non interpretabile perchè caratterizzato da artefatti”. In altre parole la dottoressa Denise Albani precisa che all’epoca sul dna estratto dalle unghie della vittime – i cui campioni andarono esauriti allora – furono fatte tre prove con volumi diversi di “eluato” e questo ha di fatto condizionato le successive valutazioni. Interpellato sul punto il professor De Stefano ha però chiarito che nel 2014, d’intesa con i consulenti di tutte le parti, si decise di aumentare la quantità di soluzione nella quale diluire il dna per le ultime due prove per preservare la possibilità di fare altre repliche. "Mi sembra che le risposte, dalle cose che ho letto e che mi sono state riferite, non siano così distanti da quelle che a suo tempo diede il mio lavoro", ha commentato il professor De Stefano, oggi in pensione. Le analisi del Ris del 2007 Sui margini delle unghie di Chiara Poggi da subito si era concentrata l’attenzione degli investigatori, così come avviene in tutti i casi di omicidio perché è anzitutto sotto le unghie delle vittime, qualora si siano difese graffiando per esempio l’aggressore, che è possibile trovare indizi importanti. Il 4 settembre 2007 il Ris di Parma procedette con l’analisi delle 9 porzioni subungueali prelevate durante l’autopsia. Tutti i prelievi – in quella sede - avevano dato esito positivo per la presenza di dna umano ed esito negativo per la presenza di dna maschile. Si procedette allora a effettuare una amplificazione del cromosoma Y mediante l’utilizzo del kit "Yfiler", anche in questo caso “le singole sessioni di tipizzazione del cromosoma Y per tutti e 9 i prelievi subungueali non hanno permesso di estrapolare alcun aplotipo utile ai fini comparativi stante un risultato di quantificazione del dna maschile riferibile a MSX2 ed MSX3 verosimilmente pari a 0,010 ng/ul”, ricostruisce la dottoressa Albani. Oggi al centro dell’incidente probatorio, e della riapertura dell’inchiesta a carico di Andrea Sempio, ci sono proprio quelle stesse tracce. L’esito della perizia sulle impronte Su tutti gli altri reperti analizzati nel corso dei sei mesi di incidente probatorio, tra cui una sessantina di acetati su cui sono state conservate per 18 anni alcune impronte rilevate all’interno della villetta di via Pascoli, non è stato trovato sangue né sono stati estrapolati profili genetici utili per comparazioni. Dagli accertamenti sui reperti dell’immondizia di casa Poggi di quel 13 agosto 2007, poi, sono emersi solo i dna di Chiara e di Alberto Stasi mentre sul tappetino del bagno è stato individuato materiale genetico sempre della vittima e del padre Giuseppe. Infine – emerge dalla perizia – anche le analisi sui tamponi non hanno fornito elementi utili alle nuove indagini su Andrea Sempio.

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Diletta Giuffrida