Sempre più persone al mondo vivono "bene"

In un mondo afflitto da guerre, cambiamento climatico, divisioni e crescenti autoritarismi, c’è almeno una buona notizia: negli ultimi anni, a livello globale, sempre più persone dichiarano di vivere meglio e di guardare al futuro con maggiore speranza rispetto al passato. È questo uno dei risultati emersi dall’annuale Life Evaluation Index elaborato da Gallup, che mostra come nel 2024 circa un terzo degli adulti in 142 paesi del mondo si considerava in una condizione di benessere e prosperità. Si tratta del dato più alto mai registrato dal 2007, che conferma un miglioramento più o meno costante ormai in corso da oltre dieci anni. L’indice non si basa su parametri economici tradizionali come il prodotto interno lordo, ma sulla percezione soggettiva che le persone hanno della propria vita attuale e di quella futura, valutata su una scala da 0 a 10. Chi assegna punteggi alti in relazione al presente e al futuro rientra in una condizione di benessere e prosperità categorizzata come “thriving”; chi invece dà voti bassi in entrambe le valutazioni è considerato “sofferente”, mentre tutti gli altri “in difficoltà”. Secondo gli esperti, questo approccio permette di cogliere un aspetto del progresso umano che gli indicatori economici non sempre riescono a restituire: la qualità della vita percepita. Benessere sempre più diffuso, ma con alcune eccezioni Il dato mediano globale relativo al 2024 si attesta al 33%, leggermente superiore alla media ponderata in base alla popolazione mondiale , che risente del peso di paesi molto popolosi come Cina e India. In ogni caso, la tendenza generale è positiva e il dato nettamente migliore rispetto al periodo antecedente la pandemia, quando la mediana si attestava al 26%. Gli ultimi anni, in particolare, hanno segnato un grande balzo in avanti, soprattutto se comparati alla stagnazione che si registrò tra il 2008 e il 2013, momento in cui il mondo accusò gli effetti della Grande Recessione e la percentuale di quanti si ritenevano prosperi e fiduciosi si attestava intorno al 20%. Parallelamente, la quota di persone in sofferenza è scesa al 7%, il livello più basso mai registrato dal 2007. In questo caso però il calo non è stato altrettanto marcato: rispetto al picco del 12% toccato tra il 2012 e il 2014, la percentuale è scesa solo di 5 punti. Il miglioramento è diffuso tra tutte le fasce demografiche: uomini e donne, giovani e anziani, in media, tutti valutano la loro vita meglio rispetto al passato. Tuttavia, lo scenario non è lo stesso in tutto il mondo. Nelle regioni più ricche e sviluppate – come Nord America, Europa occidentale, Australia e Nuova Zelanda – e soprattutto tra i giovani, negli ultimi anni il livello di benessere percepito è diminuito fino a scendere sotto il 50%. In Nord America la quota di persone in condizione di benessere e fiduciose nel futuro è passata dal 67% del 2007 all’attuale 49%, in Australia e Nuova Zelanda dal 67 al 49% e in Europa occidentale dal 52 al 42%. Al contrario, in altre aree del mondo si è registrata una crescita costante che traina il dato globale: in America Latina si è passati dal 31% del 2007 al 45% del 2024, in Europa orientale e meridionale dal 27 al 37%, in Asia orientale dal 22 al 34%, nel sud-est asiatico dal 17 al 32% e nei paesi euroasiatici dell’ex Unione Sovietica dal 14 al 33%. Anche il Medio Oriente e il Nord Africa e l’Africa sub-sahariana mostrano un lieve miglioramento, mentre l’Asia meridionale è rimasta ferma ai livelli di quindici anni fa .

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Gianluca De Feo