Elezioni Norvegia: sfida a 3 fra Støre, Erna Solberg e Sylvi Listhaug. Scenario politico
MondoIntroduzione
Da un lato i partiti di centrosinistra guidati dai Laburisti del Ministro di Stato uscente (l'equivalente del nostro premier) Jonas Gahr Støre, dall’altro quelli di centrodestra che fanno capo al Partito del Progresso di Sylvi Listhaug e al Partito dei Conservatori di Erna Solberg. È questa la scelta a cui sono chiamati i cittadini in Norvegia, che votano oggi 7 settembre (solo in alcune circoscrizioni) e domani (in tutto il Paese) per il rinnovo del Parlamento, oltre che per eleggere le cariche a livello regionale e comunale. Tassazione, diseguaglianze ed energia sono i temi principali su cui si è combattuta la sfida elettorale.
Quello che devi sapere
Elezioni in Norvegia, cosa potrebbe succedere
Stando alle proiezioni, nessun partito da solo dovrebbe riuscire a ottenere gli 85 seggi di maggioranza assoluta (il totale è di 169). Si guarda quindi a una possibile coalizione o a un governo di minoranza, come è quello in carica dal 2021. Tutti i partiti che superano la soglia di sbarramento del 4% hanno diritto a entrare in Parlamento: secondo i sondaggi ci riusciranno Laburisti, Socialisti, Verdi, Centro e Rossi (per l’area di sinistra e di centrosinistra) e destra Conservatori, Progressisti, Cristiano-Democratici e Liberali (per l’area di destra e centrodestra).
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I possibili premier - la sfida a tre
Di fatto, come anticipato, la partita per il posto di prossimo Ministro di Stato si gioca tra Jonas Gahr Støre, Sylvi Listhaug ed Erna Solberg.

Jonas Gahr Støre
Cerca dunque una riconferma Jonas Gahr Støre, leader del Partito Laburista (Arbeiderpartiet) dal 2014. Attualmente governa insieme al Partito di Centro (Senterpartiet), con l'appoggio della Sinistra Socialista. Nato il 25 agosto 1960 a Oslo, da una famiglia di imprenditori che lo ha reso multimilionario, dal 2005 al 2012 è stato ministro degli Esteri, dal 2012 al 2013 ministro della Sanità.

La crisi di governo del gennaio 2025
Sylvi Listhaug
Capo del Partito del Progresso (FrP), Sylvi Listhaug è nata a Ørskog il 25 dicembre 1977. Cresciuta in una fattoria, ex assistente in una casa di riposo ed ex insegnante, entra in politica come commissaria cittadina per il welfare a Oslo nel 2006. Il suo primo incarico di governo, con Solberg premier, è nel 2013, come ministra per l'Agricoltura e Alimentazione (2013–2015). Diventa però rilevante tra il 2015 e il 2018, quando da ministra per l'Immigrazione e Integrazione porta la Norvegia a diventare uno degli Stati più duri nell'accettare richieste di asilo. Nel 2019 si era dimessa da ministra della Giustizia dopo che un suo post in cui accusava i Laburisti di anteporre "i diritti dei terroristi" a quelli dei cittadini aveva scatenato un'accesa polemica politica. Negli anni seguenti è però tornata a riscuotere sempre più apprezzamenti.

Erna Solberg
Dal 2004, alla guida dei Conservatori (Høyre) c'è invece Erna Solber, nata il 24 febbraio 1961 a Bergen, già premier tra il 2013 e il 2021. Soprannominata "Erna di ferro" (Jern-Erna), a ricordare Margaret Thatcher, debutta in politica nel 1989 come rappresentante della contea di Hordaland. Le si attribuisce il merito di aver riportato i Conservatori al centro della scena grazie a un percorso di "svecchiamento": si è ad esempio battuta contro Ungheria e Polonia per il mancato rispetto dei diritti dei cittadini e da sempre è sia europeista che atlantista.

Il quadro economico in Norvegia
Secondo un sondaggio svolto da Respons Analyse per il quotidiano Aftenposten tra il 7 e il 13 agosto, citato da Reuters, tra le preoccupazioni più grandi dell’elettorato c’è la situazione economica. Al centro c’è il regime fiscale del Paese. I Laburisti vorrebbero mantenere la tassazione così come è adesso, andando però contro alcuni dei loro alleati che chiedono un aumento delle aliquote per la popolazione più ricca, così da finanziare i servizi pubblici e alleggerire il peso sulle spalle dei meno abbienti. I partiti di centrodestra spingono al contrario per un taglio generale delle tasse. La questione si intreccia con il tema delle diseguaglianze: l’alta inflazione (che nell’ultimo anno ha quasi toccato il 6% per i beni alimentari) ha ridotto di molto il potere d’acquisto del ceto medio, aumentando la disparità nelle condizioni di vita della popolazione.
Gli investimenti in Israele e il fondo sovrano
Nelle ultime settimane ha acquisito sempre più rilevanza anche la questione etica degli investimenti norvegesi: sotto i riflettori sono finiti quelli legati a Israele. La questione è complicata, perché coinvolge l’enorme fondo sovrano di Oslo da 2mila miliardi di dollari, molti dei quali provenienti da affari collegati a gas e petrolio, che dà la possibilità al Paese di spingere sulla spesa pubblica. Le forze politiche socialiste hanno chiesto ai Laburisti, in ottica di una loro rielezione, di disinvestire nelle compagnie israeliane coinvolte nella guerra sulla Striscia di Gaza e nella colonizzazione illegale della Cisgiordania. Una grande ondata di polemiche si è scatenata dopo che durante l’estate l’Aftenposten aveva messo in luce come il fondo abbia, negli ultimi due anni (quindi a guerra in corso) aumentato i suoi investimenti ad esempio nella società Bet Shemesh Engines, che – scrivono i media norvegesi – finanzia gli aerei impiegati per bombardare Gaza.
Il dossier energetico – gas e petrolio
Da quanto l’Europa ha ridotto all’osso i rapporti con Mosca a causa della guerra in Ucraina, la Norvegia si è trovata a dover aumentare le esportazioni di gas e petrolio verso i Paesi dell’Ue. Si è quindi iniziato a temere per le provviste energetiche interne. Ci si chiede se sia il caso di spingere sulle riserve, sfruttandone di nuove. All’idea sono del tutto contrari i partiti di sinistra come i Liberali e i Verdi: se facessero parte della maggioranza è difficile pensare a un allargamento delle esplorazioni energetiche.
Il dossier energetico – l’elettricità
Come ricorda sempre Reuters, sul fronte energetico riguarda però l’elettricità. Anche in questo caso Oslo è uno dei principali fornitori del resto d’Europa, ma sia i politici di sinistra che di destra stanno facendo pressione per limitare sempre di più le esportazioni. Il punto è che la Norvegia, pur non rientrando tra i Paesi Ue, fa parte del mercato unico europeo: un taglio ai rifornimenti andrebbe studiato e disciplinato in modo da non violare le regole Ue.
Per approfondire: Lo speciale sulle elezioni di Sky TG24