Come sono arrivati allo scontro Venezuela e Stati Uniti?

Perché tre cacciatorpedinieri americani, dotati di lanciamissili stanno facendo rotta verso il Venezuela? E perché il Venezuela ha risposto di avere già pronti ‘milioni’ di miliziani pronti a combattere? La ragione di tanta minacciosità incrociata tra Stati Uniti e Venezuela non è chiara. In realtà non lo è neppure la notizia stessa degli spostamenti delle navi americane, che almeno ufficialmente non è confermata ma che è stata ritenuta, dal governo venezuelano, sufficientemente fondata da far sapere di essere pronto a rispondere. E, visto che di spostamento di truppe si parla, tanto vale parlarne davvero e capire come e perché gli Stati Uniti e il Venezuela potrebbero arrivare a uno scontro armato. All’origine di tutto c’è una mai sopita ostilità tra i due Paesi che, pur non essendosi mai stati particolarmente simpatici, visto che uno è la più grande democrazia liberista del mondo e l’altro è, di fatto, una dittatura comunista, sono costretti dalla reciproca ricchezza di petrolio ad avere intense relazioni commerciali. Rispetto alle ostilità decennali, però, le cose si sono fatte ancor più tese. Questo perché dal 2013 il Venezuela è governato da una dittatura bolivariana retta dal presidente-despota Nicolas Maduro, e perché, già nel corso del suo primo mandato, Donald Trump non ha fatto mistero di voler provare a rovesciare il regime, sostenendo Juan Guaidò, il leader dell’opposizione Venezuelana che, nel 2019, provò ad autoproclamarsi presidente. A tutto questo, negli ultimi anni, si è aggiunta anche l’enorme partita del narcotraffico: Trump è convinto che il regime di Maduro giochino un ruolo chiave nei traffici di droga diretti verso gli Stati Uniti. In particolare, gli Stati Uniti ipotizzano che Maduro sia a capo di un cartello, il Cartello dei Soli che, in alleanza con quello di Sinaloa, riempirebbe di fentanyl le strade delle città americane. L’ipotesi non è peregrina e, anzi, è corroborata da una incriminazione del 2020, presso un tribunale federale di New York nei confronti di Maduro, accusato di narcoterrorismo e associazione a delinquere finalizzata all'importazione di cocaina. All'epoca, gli Stati Uniti avevano offerto una ricompensa di 15 milioni di dollari per il suo arresto. Oggi la taglia è stata alzata a 50 milioni di dollari, il che significa il doppio di quanto mai messo sulla testa di Osama Bin Laden. A tutto questo, da alcuni anni si aggiunge la crisi dei migranti. A quel che risulta più dell’80% dei migranti che sono arrivati negli Stati Uniti negli ultimi anni giungerebbero dal Venezuela, con tutto quel che ne è conseguito in termini di tenuta sociale degli Stati Uniti e di revanscismo anti-migranti trumpiano. Al momento, ovviamente, non è chiaro quale sarà il punto di caduta di questa reciproco mostrar di muscoli tra Venezuela e Stati Uniti, se sfocerà davvero in una guerra o in un semplice gioco di minacce incrociate. Né è chiaro come uno scenario di tensione tra due dei maggiori produttori di petrolio al mondo potrebbe influenzare i mercati energetici del mondo.

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Luciana Grosso