Dove si fuma di più in Europa

Negli ultimi anni i governi europei e locali hanno lanciato una serie di misure sempre più stringenti contro il fumo di sigarette. A inizio luglio la Commissione europea ha annunciato un’iniziativa legislativa che potrebbe determinare aumenti record dei prezzi al consumo, con accise che aumenterebbero da +139% per le sigarette a +1.090% per i sigari. Se l’iniziativa verrà approvata, presto in Italia un pacchetto di sigarette potrebbe costare oltre un euro in più rispetto a oggi. A novembre scorso, nel Regno Unito il governo laburista ha ripresentato una legge proposta in precedenza dal governo conservatore – poi non passata – che vietava la vendita di tabacco a chi è nato dopo il 1° gennaio 2009, aggiungendo estensioni sulle restrizioni al fumo in certi luoghi pubblici. Dal 1° gennaio di quest’anno, Milano ha vietato il fumo in tutti gli spazi pubblici, comprese le strade, eccetto aree isolate dove sia possibile mantenere almeno 10 metri di distanza da altre persone. L’obiettivo è proteggere la salute dei cittadini, soprattutto dei minori, e promuovere l’immagine di una città senza tabacco. Altre città e paesi europei hanno implementato misure di questo tipo, più o meno stringenti. Ma quante persone sono colpite da queste strette sul fumo? Secondo i dati più recenti messi a disposizione da Eurostat, nel 2023 quasi un quarto dei cittadini europei di età superiore ai 15 anni dichiarava di fumare sigarette, sigari, sigaretti o la pipa. Si tratta di un dato che – forse anche grazie alle misure restrittive – nei quindici anni precedenti è andato progressivamente calando, passando dal 31% del 2006, al 27% del 2017 e al 24% di due anni fa. Esistono tuttavia differenze anche marcate tra i diversi paesi europei. In cima alla classifica troviamo la Bulgaria, dove fuma ben il 37% della popolazione, seguita a ruota dalla Grecia con il 36% e dalla Croazia con il 35%. Poco sotto ci sono la Romania e la Lettonia , a testimonianza della concentrazione di alti tassi di fumatori soprattutto nell’Europa orientale e sud-orientale. All’estremo opposto, le percentuali sono radicalmente più basse: in Irlanda fuma solo il 16% della popolazione, in Finlandia il 15% e in Danimarca il 14%. Scendendo ancora, i Paesi Bassi si fermano addirittura all’11%, mentre la Svezia chiude la classifica con appena l’8% di fumatori, un dato molto distante dalla media europea. Bisogna tuttavia notare che nel paese scandinavo è molto diffuso l’utilizzo dello snus, una piccola bustina simile a quelle del tè che contiene tabacco finemente macinato, umidificato e spesso aromatizzato, che si posiziona tra il labbro superiore e la gengiva, dove rilascia nicotina che viene assorbita attraverso la mucosa orale; nel 2023, ne faceva uso circa il 15% degli svedesi. Nel 2023 Italia il tasso di fumatori era in linea con quello dell’Unione europea e, allo stesso modo, anche nel nostro paese la percentuale di fumatori è passata dal 31% del 2006 al 24% di due anni fa. In Italia, così come in media nell’Ue, la percentuale di uomini fumatori supera quella delle donne: il 28% contro il 21%.

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Gianluca De Feo