Ruth Bader Ginsburg e quella scelta che diede la Corte Suprema a Trump

Nell’agosto del 1993, 32 anni fa, il presidente Bill Clinton prese una decisione che sarebbe passata alla storia come una delle più importanti della sua presidenza: nominare, come giudice della Corte Suprema, la giudice della Corte di appello del District of Columbia Ruth Bader Ginsburg, incaricandola di sostituire il giudice Byron White, nominato da John Kennedy e deciso ad andare in pensione. Quella decisione, all’epoca, prese tutti di sorpresa, perché arrivata dopo un processo di selezione lungo e non particolarmente lineare . Eppure, con il tempo, si rivelò una delle scelte più azzeccate e importanti dell’epoca Clinton. Una figura rispettata e riconoscibile La figura di Ginsburg, all’epoca nota solo tra i giuristi, gli esperti del settore, e tra le persone che si occupavano di diritti delle donne, con il tempo si affermò come una delle più riconoscibili e rispettate della Corte. Merito, forse, dei colletti vistosi con cui decorava la sua toga nelle pose ufficiali ; merito forse della protervia con cui combatteva per le questioni che considerava importanti e con cui, negli anni ‘70, si era battuta per garantire eguaglianza di genere alle donne; merito forse del suo aspetto, particolarmente gracile, che la rendeva identificabile tra gli omoni che le era toccato di avere in sorte per colleghi ; merito forse del fatto che si è ritrovata a vivere in un periodo nel quale la sinistra americana era assetata di simboli e icone, e lei, con la sua storia, il suo aspetto, la sua pugnacia era perfetta per incarnarne uno. Merito forse di tutte queste cose insieme, ma sta di fatto che in una manciata di anni, Ruth Bader Ginsburg smise di essere una giudice di Corte Suprema per diventare ‘The Notorious RBG’, personaggio popolare e amatissimo dalla sinistra americana. Gli inizi e la svolta negli anni '70 Il suo ruolo e peso nella storia della politica e del diritto americano, però, travalicano la sua immagine e il suo personaggio. Ruth Bader Ginsburg non è diventata giudice perché era un personaggio famoso e con colletti vistosi. È diventata un personaggio famoso perché era un giudice e soprattutto una giurista particolarmente tenace ed efficace. Nata a New York nel 1933, si dimostrò da subito particolarmente brillante negli studi, tanto da ottenere una completa borsa di studio per la Cornell University. Al termine degli studi però, benché si fosse laureata come prima del suo corso, stentò a trovare lavoro. A differenza dei suoi colleghi, laureatisi meno brillantemente di lei, era donna, e l’America degli anni 50 non era posto da donne avvocato. Inoltre, si era già sposata e aveva una figlia, un curriculum pessimo per trovare lavoro. Così per lungo tempo passò da un incarico all’altro, senza riuscire mai davvero a sfondare, nonostante le sue doti da eccellente giurista. Poi, negli anni ‘70, arrivò la svolta. In quel periodo il Paese era lacerato dalla disputa sulla parità di diritti tra uomini e donne, e Ruth Bader Ginsburg prese a patrocinare, sul tema, una causa dopo l’altra, vincendole quasi tutte. In sei casi arrivò persino a patrocinare davanti alla Corte Suprema, vincendo per cinque volte. Nel 1980, il presidente Jimmy Carter la nominò giudice federale nel Distretto di Columbia, dove conobbe e diventò amica di Antony Scalia, anche lui destinato, come lei, a sedere alla Corte Suprema e a diventarne un’icona . L'approdo alla Corte Suprema con Bill Clinton Nel ‘93, dopo quasi venti anni da giudice federale, con la nomina da parte di Clinton alla Corte Suprema, arrivò la consacrazione definitiva e, di lì a poco, la nascita della leggenda. Bader Ginsburg si mostrò sempre equa e mai pregiudizialmente partigiana, maniacalmente attenta ai dettagli, ma sempre schierata sul fronte progressista della Corte, quello di chi sostiene che la Costituzione non va presa alla lettera, ma interpretata e adattata ai tempi. Da quello scranno, per esempio, Bader Ginsburg difese i diritti delle coppie omosessuali e si oppose alla fine del riconteggio nelle elezioni Bush contro Gore, diventando una specie di vestale della lettura progressista della Costituzione. Da quello stesso scranno, però, Bader Ginsburg commise il peggior errore della sua carriera. La mancata rinuncia che favorì Trump Nel corso del secondo mandato di Barack Obama, quando era già molto anziana e malata di tumore, in molti fecero pressione su di lei affinché si dimettesse, così che a scegliere il suo successore a vita fosse un presidente democratico, in grado di mettere al sicuro lo scranno rimasto vacante, da pulsioni conservatrici. Lei però rifiutò più volte, convinta, forse, che a succedere a Obama sarebbe stata Hillary Clinton e che sarebbe toccato a lei sostituirla. Un buon modo per chiudere il cerchio: da Clinton a Clinton. I suoi calcoli, però, si rivelarono sbagliati e a vincere fu quanto di più lontano da lei si potesse immaginare: Donald Trump. Lo stesso Trump contro il quale Bader Ginsburg ha - letteralmente - combattuto fino alla morte. Morte arrivata nel settembre del 2020, ossia mentre Trump era ancora in carica e ancora nella posizione per scegliere il suo successore e, in questo modo, consegnare per decenni la Corte a quei conservatori che, per tutta la vita, Ginsburg aveva combattuto senza partigianerie, perché come aveva detto Bill Clinton "Bader Ginsburg è troppo intelligente per essere di parte".

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Luciana Grosso