Texas, braccio di ferro per modificare i collegi elettorali

Lo Stato del Texas si trova al centro di una crisi politica inedita, con deputati locali fuggiti in una personale versione dell’Aventino e con il governatore repubblicano Greg Abbott che minaccia di rimuovere dalla carica tutti coloro che non si presenteranno in aula quando convocati. Al centro della contesa c’è la riorganizzazione dei collegi elettorali dello Stato, che la maggioranza repubblicana dell’assemblea locale vorrebbe ridisegnare rispetto all’assetto attuale. Il gerrymandering Per capire le ragioni della crisi, e allo stesso tempo molte delle dinamiche della polarizzatissima politica statunitense, occorre fare un lungo passo indietro, fino al 1812, anno in cui nasce il termine gerrymandering. La parola è una fusione tra “Gerry” – come Elbridge Gerry, all’epoca governatore del Massachusetts – e “salamander”, salamandra. Questo perché il collegio occidentale del Massachusetts, da lui ridisegnato, aveva una forma così irregolare da ricordare proprio una salamandra. Quel collegio, pensato per concentrare al suo interno una quantità tale di voti sicuri per il partito democratico-repubblicano di allora , divenne di fatto inespugnabile. Sono passati oltre due secoli, ma la pratica del gerrymandering – cioè manipolare i confini dei collegi elettorali per favorire un partito – non solo è sopravvissuta, ma si è affinata, diventando sempre più chirurgica ed efficace. Una pratica prevista dalla costituzione La Costituzione americana prevede che ogni dieci anni, in occasione del censimento, gli Stati ridisegnino i loro collegi elettorali, per renderli demograficamente più omogenei. All’epoca in cui fu scritta la Costituzione, questa era una misura sensata: il Paese era in costruzione, le città nascevano in pochi mesi, mentre altre, magari fondate su una miniera o su un raccolto abbondante, venivano abbandonate appena esaurita la loro fonte di reddito. Oggi, pur in una società molto più stabile, il principio rimane: ogni dieci anni i collegi vanno ridisegnati. Il problema è che la responsabilità di questa operazione spetta ai singoli Stati, che possono decidere se affidarla a commissioni bipartisan o lasciarla nelle mani delle assemblee legislative. Ed è qui che si concentra il nodo della questione – e dell’attualità. Le assemblee legislative, comprensibilmente , tendono a favorire il partito che è in maggioranza nel momento in cui si disegnano i nuovi collegi. Si tratta di una sorta di autoconservazione del potere: ogni maggioranza, quando può, cerca di garantirsi anche le vittorie future. Normalmente, questo avviene cercando di governare bene, così da convincere gli elettori a confermare il proprio voto. Con il gerrymandering, invece, il meccanismo si ribalta: si blinda il collegio, rendendolo non contendibile. La democrazia sospesa in Tennessee È quanto accaduto in Tennessee, dove ormai si parla apertamente di "democrazia sospesa". Dopo l’ultima riorganizzazione dei collegi, infatti, il blocco elettorale di Nashville, unica grande città dello Stato – numeroso e democratico – è stato spezzettato in tre. Il risultato è che i voti democratici sono stati “annegati” in distretti saldamente repubblicani, rendendoli di fatto irrilevanti. Ora, una situazione analoga rischia di verificarsi in Texas. L’assemblea locale, dominata dai repubblicani , deve ridisegnare i collegi per eleggere i rappresentanti al Congresso nazionale. E lo sta facendo secondo una logica di gerrymandering spinto, che permetterebbe ai repubblicani di rafforzarsi anche nelle zone – come Austin e Houston – dove normalmente non sono maggioranza. Per Trump cinque collegi in più? Se il piano dovesse funzionare, il partito di Trump potrebbe ottenere il controllo di cinque collegi in più rispetto a quelli che già oggi vince abitualmente. Questo vantaggio, solo apparente sulla carta ma molto concreto nella pratica, potrebbe rivelarsi decisivo per mantenere la risicata maggioranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti nelle elezioni di midterm previste per novembre 2026. Attualmente i repubblicani hanno un vantaggio sottile e temono di perdere seggi alle prossime elezioni, anche perché è prassi che il partito d'opposizone al presidente in carica vada meglio nelle consultazioni di metà mandato. Per questo Trump e il governatore Abbott puntano tutto sulla nuova mappa elettorale del Texas: perché controllando il Texas, possono sperare di controllare l’intero Paese.

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Luciana Grosso