“Fermate Gergiev, voce del regime”: Premi Nobel e attivisti scrivono a von der Leyen
Mondo ©IPA/FotogrammaMemorial Italia guida l’appello contro l’esibizione del direttore d’orchestra russo alla Reggia di Caserta. Oltre 700 firme, tra cui Nobel per la Pace e per la Letteratura, chiedono l’annullamento dell’evento e un’indagine sull’uso di fondi pubblici
Era il 23 febbraio 2022: a poche ore dall’invasione delle truppe russe nella regione di Kiev, Valery Gergiev venne allontanato dalla Scala di Milano dopo la prima della Dama di picche di Pëtr Čajkovskij, per non aver preso le distanze dall’aggressione militare del presidente russo Vladimir Putin. Il silenzio gli costò i podi europei.
Oggi, in vista del ritorno in Italia del direttore d’orchestra per un concerto alla Reggia di Caserta, previsto il 27 luglio all’interno della rassegna “Un’estate da Re”, più di 700 firmatari — tra cui premi Nobel, attivisti e intellettuali — chiedono che quel palco gli venga negato. Al centro della mobilitazione due lettere aperte promosse da Memorial Italia, parte del network della storica ONG russa per i diritti umani Memorial, insignita nel 2022 del Premio Nobel per la Pace. L’organizzazione è nota per il suo impegno nel preservare la memoria delle vittime del totalitarismo sovietico e nella difesa dei diritti umani nella Federazione Russa. Bandita in patria, oggi continua a operare in esilio.
Lettere firmate dai premi Nobel
Le lettere sono indirizzate, rispettivamente, alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e al governatore campano Vincenzo De Luca, e ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. Oltre alla richiesta di annullare l’esibizione di Gergiev, i promotori sollecitano chiarezza sull’uso dei fondi pubblici destinati alla rassegna — sostenuta da finanziamenti europei e regionali — e propongono la creazione di un fondo culturale europeo a sostegno degli artisti dissidenti. Tra i firmatari spiccano diversi premi Nobel per la Pace 2022: Oleksandra Matviichuk, avvocata e attivista ucraina, direttrice del Centro per le Libertà Civili di Kiev, Oleg Orlov, Svetlana Gannushkina e Irina Scherbakova, figure storiche di Memorial, Leonid Sudalenko, giurista e attivista bielorusso incarcerato, rappresentante dell’associazione Vjasna fondata da Ales’ Bialiatski, anch’egli premiato nel 2022. Al loro fianco, decine di accademici, musicisti, registi, scienziati, attivisti ed europarlamentari, tra cui la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, i deputati italiani Lia Quartapelle, Federica Onori e Benedetto Della Vedova, oltre a numerose organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti umani.
Le motivazioni della protesta
Nel mirino della protesta non c’è l’arte in sé, ma il rischio che venga utilizzata come strumento di legittimazione politica. “L’Unione Europea non può essere palcoscenico della propaganda di Putin. Gergiev non è un artista neutrale: è un agente di propaganda culturale per un regime accusato di crimini di guerra”, scrive Memorial Italia. Un’accusa rilanciata da Yulia Navalnaya, vedova del dissidente russo Alexei Navalny, morto nel 2024 in una colonia penale siberiana. In una lettera pubblicata su La Repubblica, ha definito l’esibizione di Gergiev “un regalo alla propaganda del Cremlino”. “Non è solo un amico di Putin — ha scritto — ma un complice, fiancheggiatore e cantore del regime”.
Il personaggio
Del resto, Valery Gergiev non è solo una delle bacchette più celebri del panorama musicale mondiale. Direttore generale del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, è da tempo vicino al Cremlino. Nel 2014 tenne un concerto tra le rovine di Tskhinval, in Georgia, subito dopo l’annessione della Crimea; un altro a Palmira, a poche settimane dall’offensiva aerea russa in Siria. Esibizioni spesso introdotte da videomessaggi di Putin. Dopo il 2022, è stato escluso dai principali palchi europei e statunitensi. A tre anni dalla notte alla Scala che segnò la sua estromissione dalle scene occidentali, Gergiev sembra prepararsi a un ritorno italiano. Che fa discutere ancora prima di risalire sul palco. Ma mentre la sua figura resta divisiva, la mobilitazione promossa da Memorial Italia dimostra che la società civile europea — artisti, attivisti, studiosi e premi Nobel — non intende arretrare: la musica non può diventare alibi per la propaganda.