Scontri in Siria, chi sono i drusi e cosa sta succedendo nel Paese

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Introduzione

La caduta del regime di Bashar al-Assad dopo una lunga e sanguinosa guerra civile, non sembra aver portato - almeno per il momento - la pace in Siria. Nel Paese oggi guidato da Ahmed al-Sharaa, in precedenza noto come al-Jolani, si sono registrati scontri negli ultimi giorni tra gruppi leali al nuovo governo e la minoranza dei Drusi, in particolare nella zona della città di Sweida a sud della Siria.

 

Solamente questa settimana gli scontri hanno causato la morte di centinaia di persone, e questo ha spinto le forze governative a intervenire a Sweida. Ma l’arrivo delle truppe fedeli a Damasco ha spinto a sua volta Israele - che ha giustificato l’attacco con il suo impegno a proteggere i Drusi - a intervenire, compiendo raid aerei e bombardando nella giornata di ieri il quartier generale dell’esercito siriano a Damasco. L'esercito siriano si è quindi ritirato dalla città e dall'intera provincia.

Quello che devi sapere

Chi sono i drusi

In primo luogo, per capire quanto sta avvenendo oggi in Siria è necessario sapere chi sono i drusi. Si tratta - secondo quanto riportato dall’ISPI - di un gruppo etnico-religioso composto da circa un milione di persone, di cui 700mila vivono nel territorio siriano. I drusi, come sottolineato dalla CNN, sono però la maggioranza nella provincia meridionale di Sweida. Con una storia che risale all’Egitto nell’XI secolo, i drusi praticano una forma di Islam che non permette conversioni né matrimoni con persone che non appartengono allo stesso culto. Nel corso della guerra civile siriana, i drusi sono rimasti a lungo neutrali ma hanno partecipato all’offensiva del 2024 che ha rovesciato Bashar al-Assad.

 

Per approfondire: Raid su Damasco, Idf: "Colpita area del palazzo presidenziale"

L’antefatto degli scontri

Dopo la caduta del regime, il nuovo leader siriano Ahmed al-Sharaa ha dichiarato di voler proteggere tutte le minoranze presenti nel Paese e ha predicato l’inclusione per tutti. Tuttavia nella variegata coalizione che ha portato alla fine di Bashar al-Assad erano presenti anche milizie sunnite estremiste, che hanno continuato a combattere contro le minoranze religiose. A marzo centinaia di alawiti - la minoranza a cui appartiene Assad - sono stati uccisi nella città di Latakia, e scontri tra le forze armate governative e le milizie druse si sono registrati già ad aprile, causando oltre 100 morti. 

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Le tensioni tra i drusi e il governo

La CNN spiega che una delle ragioni centrali della tensione tra il governo e la minoranza drusa è l’integrazione delle loro milizie nelle forze regolari di Damasco. Se da una parte il presidente al-Sharaa sta cercando di unire le varie fazioni in un singolo esercito, dall’altra non è riuscito a trovare un accordo con i drusi che mantengono tutt’ora armi e milizie indipendenti. Inoltre gli stessi drusi non nutrirebbero molta fiducia in al-Sharaa, che in passato è stato un leader islamista noto come al-Jolani e ha un passato da jihadista.

Cos’è successo in questi giorni

Nei giorni scorsi, come detto, nella città di Sweida si sono registrati violenti scontri tra forze sunnite fedeli al governo e i Drusi. Il tragico bilancio di vittime - fonti citate dal Corriere della Sera parlando di un numero compreso tra i 50 e i 100 morti in 48 ore - ha spinto le stesse forze ufficiali di Damasco a intervenire in città. Ieri mattina, infine, il ministero della Difesa ha proclamato un “cessate il fuoco” dopo un accordo con leader della comunità locale, ma tensioni e scontri non sono finiti.

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Che cosa c’entra Israele

In questa fase, però, si è aggiunto un nuovo attore: Israele. Martedì infatti Benjamin Netanyahu ha detto che il Paese è impegnato “a prevenire danni ai drusi in Siria, a causa della profonda e fraterna alleanza con i nostri cittadini drusi in Israele e dei loro legami familiari e storici con i drusi in Siria”. In Israele vivono circa 130mila appartenenti a questa minoranza, che sono stati anche ammessi nell’esercito israeliano e hanno ottenuto anche posizioni di rilievo.

I bombardamenti di Israele

Mercoledì si è poi assistito a una escalation della tensione: i media statali siriani hanno riferito che l'esercito israeliano ha colpito la città di Sweida, a maggioranza drusa, dove le forze governative siriane si sono schierate nonostante gli avvertimenti da parte di Tel Aviv. "I droni di occupazione israeliani prendono di mira la città di Sweida", ha dichiarato l'emittente statale Sana. Un corrispondente dell'Afp ha assistito a un attacco contro un camion militare all'ingresso occidentale, dove le forze governative si erano radunate prima di entrare in città. Inoltre l’esercito israeliano ha detto di aver colpito l'ingresso del quartier generale dell'esercito siriano a Damasco. Infine l’Idf ha affermato di aver colpito un "obiettivo militare" nella zona del palazzo presidenziale siriano.

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Damasco: “Cominciato ritiro esercito da Sweida”

Infine l’esercito siriano, nella tarda serata di mercoledì, ha cominciato il ritiro dalla città meridionale di Sweida. Lo ha riferito il ministero della Difesa dopo l'annuncio di un cessate il fuoco per mettere fino ai sanguinosi scontri degli ultimi giorni. "Le forze armate hanno iniziato il ritiro dalla città di Sweida in conformità con i termini dell'accordo raggiunto dopo la conclusione delle operazioni di rastrellamento contro i gruppi fuorilegge", ha dichiarato il ministero di Damasco in una nota, senza menzionare il ritiro di altre forze siriane dispiegate nella città. Nella mattinata di giovedì 18 luglio le forze governative siriane si sono ritirate dall'intera provincia di Sweida, a maggioranza drusa, a seguito di un accordo di cessate il fuoco. Il presidente Ahmad al-Sharaa ha annunciato il trasferimento "alle fazioni locali" della responsabilità di mantenere la sicurezza nella zona.

Le reazioni internazionali

Quanto sta avvenendo ha suscitato diverse reazioni, a partire da quella degli Stati Uniti: il segretario di Stato Marco Rubio ha fatto sapere che gli Usa sono "molto preoccupati" dagli attacchi israeliani in Siria. E anche l’Ue si è detta allarmata dai continui scontri a Sweida, che hanno causato numerose vittime, e ha condannato fermamente le violenze segnalate contro i civili. L’Ue ha anche esortato tutte le parti a dare immediata attuazione all'accordo di cessate il fuoco raggiunto ieri, a proteggere i civili senza distinzioni e a porre fine all'incitamento all'odio e al discorso settario. Le autorità di transizione - sottolinea Bruxelles - hanno la responsabilità di allentare la tensione e ripristinare la calma, garantire che tutti i crimini siano perseguiti e portare avanti una transizione inclusiva. L'Ue è pronta a fornire assistenza e “alla luce dell'escalation degli attacchi israeliani sul territorio siriano, esortiamo tutti gli attori esterni a rispettare pienamente la sovranità e l'integrità territoriale della Siria”.

 

Per approfondire: Bombardamento a Damasco, feriti salvati dai caschi bianchi

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