La lunga marcia del bilancio Ue comincia in salita

La nuova corsa a ostacoli per definire il prossimo bilancio pluriennale dell’Unione Europea è ufficialmente iniziata. La proposta della Commissione per il budget dell’Unione – che partirà dal 2028 e coprirà sette anni, fino al 2034 – è stata accolta con freddezza sia all’Europarlamento che dai 27, divisi sulla direzione da imprimere alle risorse comuni e sulla gestione dei principali programmi europei. Il piano prevede uno stanziamento di circa 2 mila miliardi, inclusi i circa 168 miliardi per ripagare Next Generation Eu. Quello in corso è di 1.270 miliardi. Si tratta del budget “più ambizioso mai proposto” ha detto von der Leyen, e pensato per “una nuova era” ma soprattutto “più moderno e più flessibile” perché prevede che una parte non sia pre-programmata o pre-pianificata, in modo da poter affrontare le esigenze che emergono in modo rapido reindirizzando i fondi. Le difficoltà erano prevedibili: il ciclo attuale era nato sotto la pressione dell’emergenza pandemica e aveva trovato nella Recovery and Resilience Facility la sua architrave. Oggi lo scenario è ben diverso: la coesione politica è più fragile, le priorità si sono spostate e il compromesso sembra più difficile che mai. Il fronte degli Stati: austerità contro ambizione I Paesi più inclini alla disciplina di bilancio, Germania in testa, sono contrari ad aumentare i contributi nazionali. E a Berlino si è affiancata anche Parigi, la seconda economia dell’Ue, frenata da un deficit crescente e da un debito fuori controllo. Come ricorda Politico.eu, un aumento del contributo comunitario da parte della Francia cozzerebbe con la manovra d’austerità annunciata dal primo ministro François Bayrou, che punta a tagliare 43,8 miliardi di euro e rischia già di essere travolto in Parlamento. La fronda dei commissari Ma von der Leyen deve fare i conti anche con la disunità dentro la sua stessa Commissione. Il commissario per l’Agricoltura, Christophe Hansen, ha visto scendere da 386,6 a 300 miliardi lo stanziamento per la Politica agricola comune — ancora oggi la singola voce più corposa del bilancio Ue. Sul piede di guerra anche Roxana Mînzatu, commissaria ai Diritti sociali, che difende il Fondo sociale europeo da ogni ipotesi di taglio. Nella bozza, la spesa sociale raggiunge sì il 14% del totale, ma la dotazione effettiva del Fse per il periodo 2028-2034 resta incerta. Anche Raffaele Fitto ha espresso perplessità sul ruolo della Commissione nella gestione dei fondi di coesione, criticando l’idea di lasciare maggiore autonomia agli Stati nella pianificazione degli investimenti regionali. È la linea che da mesi oppone chi invoca più controllo a Bruxelles e chi vuole un ritorno alla “sovranità” nazionale sui fondi. Una leadership contestata Von der Leyen si trova così al centro di una crescente insofferenza. I suoi critici lamentano l’assenza di collegialità, un eccesso di verticismo e una gestione delle risorse troppo improntata all’opportunismo politico. Emblematica, in tal senso, la frenata sull’agenda green. I gruppi ambientalisti accusano la Commissione di aver voltato le spalle al Green Deal: la bozza attuale prevede 37 miliardi in meno per le politiche ambientali rispetto al precedente settennato. Un bivio cruciale per l’Europa Il percorso verso il bilancio 2028-2034 sarà quindi una lunga marcia, destinata a mettere a nudo le crepe nei rapporti tra la presidente e la sua squadra, tra la Commissione e gli Stati membri. Negli ultimi anni Bruxelles ha spostato l’attenzione da digitalizzazione e sostenibilità a sicurezza e difesa. Ma trovare un equilibrio tra queste esigenze — senza perdere consenso e legittimità — sarà la vera sfida. Perché il bilancio non è solo un esercizio contabile: è una dichiarazione di intenti. E se l’Europa vuole davvero rafforzarsi, dovrà farlo partendo da scelte condivise, in grado di rispondere alle priorità reali dei suoi cittadini.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

La lunga marcia del bilancio Ue comincia in salita