Ucraina, cosa è emerso dalla Conferenza di Roma

I due giorni della Conferenza per la ricostruzione ucraina a Roma si concludono con un dato politico forte, e cioè la conferma dell’appoggio degli alleati a Kiev senza se e senza ma. La presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen ha promesso sostegno "as long as it takes" e tracciato la via verso l'adesione di Kiev all'Unione europea. Un risultato economico in linea con le aspettative Il risultato economico della conferenza, pur non straordinario, è però in linea con le aspettative, che non erano particolarmente alte: 10 miliardi di fondi impegnati per la ricostruzione del Paese. L'anno scorso a Berlino i miliardi furono 16, due anni fa a Londra 60. È normale, con una guerra la cui fine sembra sempre più complicata, che la prospettiva di investire in Ucraina, almeno a breve, sia sempre meno appetibile. Ma ciò nonostante la conferenza ha visto la presenza di oltre 8.000 delegati, 2.000 aziende, 100 delegazioni ufficiali, 40 organizzazioni internazionali, 15 tra capi di Stato e di governo e decine di ministri degli Esteri. Alla fine sono stati conclusi circa 200 accordi che serviranno a far ripartire l'Ucraina dopo la fine del conflitto. In totale, per la ricostruzione serviranno oltre 500 miliardi ma in questa fase è importante che imprenditori, aziende, investitori si conoscano e conoscano la società e l'economia nella quale opereranno una volta che i progetti potranno partire. Perché per la maggior parte si tratta di annunci e impegni per il futuro, e questo vale per la conferenza di Roma come per quelle precedenti. Il nodo della fine della guerra La guerra non consente di investire e ricostruire adesso, con i bombardamenti russi che si sono fatti sempre più massicci e gli avanzamenti lenti ma inesorabili dell'esercito di Mosca in quasi tutti i settori della linea del fonte. Se i progetti sulla gestione del dopoguerra sono tanti e molto interessanti, dallo sviluppo delle energie rinnovabili a quello del settore IT, come mettere fine alla guerra è una questione che si fa invece sempre più complicata e nessuno degli attori sulla scena sembra avere in mano una possibile soluzione. La coalizione dei volenterosi, che proprio qui a Roma è tornata a incontrarsi, per la prima volta con la presenza degli Stati Uniti, ne è uscita con proposte importanti quanto lontane dalle posizioni russe. I volenterosi hanno promesso 40 miliardi in aiuti militari solo quest'anno. Sono tanti soldi. E Trump dovrebbe sbloccare con decreto altre munizioni per 300 milioni. Non solo, si sta lavorando alla richiesta di batterie antiaeree Patriot da parte di Zelensky. Insomma da Roma l'Ucraina torna con un arsenale più fornito, anche se non era questo l'obiettivo della conferenza. I volenterosi però hanno anche sottolineato come l'esercito ucraino debba restare alla base della sicurezza del Paese e prospettato l'invio di una forza di interposizione, o di peacekeeping, anglo-francese, una volta raggiunto il cessate il fuoco. Tutte dichiarazioni che hanno fatto infuriare il Cremlino, che da sempre chiede la demilitarizzazione dell'Ucraina e ha subito definito inaccettabile la presenza di truppe straniere e della Nato a pochi chilometri dal proprio confine. Il sostegno a Kiev continua La linea decisa dai Paesi alleati dell'Ucraina alla Conferenza di Roma è quella di continuare nel sostegno a Kiev e nella difesa del diritto internazionale violato dall'invasione russa. Una posizione coerente con quanto fatto e detto in passato ma che lascia le posizioni delle due parti distanti come sempre. La Russia infatti, da parte sua, non è mai arretrata di un passo rispetto alle proprie richieste, che intendono risolvere quelle che Putin definisce le "ragioni profonde del conflitto": la difesa della sicurezza nazionale, la "denazificazione" e smilitarizzazione di Kiev, la protezione dei russofoni. A queste, da qualche anno si è aggiunta l'annessione delle regioni conquistate sul campo. Su questo punto, cioè su come arrivare a mettere fine al conflitto, a Roma non sembrano essere stati fatti passi in avanti. Si è invece parlato molto di come gestire il dopoguerra, che purtroppo è ancora tutto eventuale.

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