Migranti irregolari a Guantanamo? Storia del più controverso carcere degli Usa

Donald Trump è pronto a usare il campo di detenzione di Guantanamo per deportare i migranti irregolari fermati negli Stati Uniti e prevede, a partire di questa settimana, di iniziare a lavorare per inviare nella base sita sull’isola di Cuba almeno 9mila persone, arrestate perché senza permesso negli Usa. La notizia, riportata da Politico, non rappresenta solo una manifestazione del sempre più radicale atteggiamento del presidente sulle questioni-chiave della sua agenda politica ma anche la riapertura di una vecchia controversia, quella sul ruolo della prigione americana sull’isola di Cuba divenuta in passato una zona d’ombra nel sistema detentivo americano. Se i migranti fossero inviati in questo numero a Guantanamo, spiega Politico, “si tratterebbe di un aumento esponenziale rispetto ai circa 500 individui trattenuti per brevi periodi nella base da febbraio a oggi”, principalmente haitiani e venezuelani in transito per il rimpatrio forzato, “e di un passo importante verso la realizzazione di un piano annunciato dal presidente a gennaio, che prevede di utilizzare la struttura per trattenere fino a 30.000 stranieri irregolari”. Dove saranno mandati i migranti a Guantanamo Trump ha dato ordine di rafforzare il Guantanamo Migrant Operations Center , il centro che si trova nella base cubana concessa agli Usa con un accordo bilaterale del 1903 dopo la guerra ispano-americana e che nell’ultimo mezzo secolo è stato utilizzato come base d’emergenza. Al suo interno venivano ospitati i profughi haitiani o cubani salvati dopo i naufragi mentre tentavano, soprattutto negli Anni Novanta, la traversata via nave verso la Florida a seguito della grave crisi economica cubana e del golpe a Port-au-Prince del 1991. In seguito, da inizio secolo a oggi, il Gmoc, oggi gestito dall’Immigration and Customs Enforcement, era utilizzato principalmente come hub per colloqui volti all’ottenimento di visti e permessi per i migranti fermati o salvati in mare dalla Guardia Costiera. Dal 2002 a oggi, nel frattempo, Guantanamo è divenuta tristemente famosa per l’attività del ben più noto centro di detenzione dei prigionieri catturati nel contesto della “guerra al terrore”, istituito dal presidente George W. Bush dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2002 come stazione extra-territoriale dove tener imprigionati sospetti terroristi e membri di Al-Qaeda al di fuori del perimetro del settore carcerario e giudiziario americano. La storia di Guantanamo L'amministrazione Bush ha sostenuto allora di non essere obbligata a concedere ai prigionieri ivi detenuti la tutela legalmente garantita o quella imposta dalle Convenzioni di Ginevra, poiché la prima non si estendeva alle basi americane in territorio straniero e la seconda non poteva essere offerta ai "combattenti nemici illegittimi", prima che la Corte Costituzionale imponesse nel 2004 la giurisdizione federale sulla prigione. Dal gennaio 2002 ad oggi almeno 780 persone provenienti da 48 Paesi sono state passate per Guantanamo. Nove di esse sono morte durante la prigionia, 756 rilasciate o trasferite e 15 rimangono ivi custodite, tra cui l'architetto dell'11 settembre Khalid Shiek Mohammad, catturato nel 2006 in Pakistan. Molti dei detenuti a Guantanamo hanno denunciato varie forme di tortura fisica e psicologica, percosse e confessioni estorte, e per anni la prigione è stata ritenuta un vero e proprio “buco nero” che nessuna amministrazione, nemmeno quelle di Barack Obama e Joe Biden, è riuscita a contenere o men che meno a chiudere. Nella percezione collettiva, “Guantanamo” non è la base navale, ma la prigione per i sospetti terroristi in cui spesso gli Usa sono stati accusati di violazioni dei diritti umani e tortura contro i prigionieri. Dunque, evocare Guantanamo come destinazione per i migranti ha un valore politico notevole per Trump: significa riaffermare la sua agenda law and order in una fase cruciale segnata dal braccio di ferro con la California per le proteste contro i raid anti-migranti dell’Ice a Los Angeles, l’invio della Guardia Nazionale e le accuse di autoritarismo da parte del governatore Gavin Newsom. Significa etichettare i migranti irregolari alla stregua di terroristi come minacce per la sicurezza nazionale, dare al Dipartimento per la Sicurezza Interna guidato dalla repubblicana Kristi Noem e all’Ice un potere crescente per deportare e detenere i rifugiati. Molti osservatori si sono detti scettici della possibilità di trasferire un numero tanto ampio di migranti a Guantanamo come chiesto da Trump e hanno sottolineato i rischi insiti nel clima torrido e nelle pessime condizioni di vita della base. I costi esorbitanti della campagna Per Politico, inoltre, le forze messe in campo per gestire la detenzione di migranti a Guantanamo ha costi esorbitanti e rischia di produrre sprechi: a febbrai “il Pentagono ha dichiarato che la task force contava 1.000 tra militari e personale dell'Ice” e “il Dipartimento della Difesa ha stimato di aver speso circa 40 milioni di dollari nel primo mese dell'operazione di detenzione, inclusi 3 milioni di dollari per tende che non sono mai state utilizzate”. Tanto costa la volontà di evocare Guantanamo per mostrare allo zoccolo duro dell’elettorato Maga che Trump è pronto a usare il pugno di ferro e non si vuol fare intimidire dai democratici e dalla crisi della California. Prese di posizione che fanno discutere molto circa l’accentramento di potere sulla presidenza e decisioni che richiamano volutamente elementi ambigui della storia recente americana e potenti simbologie ad essi connesse. Il tutto con buona pace di un’unità interna che nel Trump 2.0 sembra un ricordo.

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