Ucraina e la guerra diretta con la Russia: Rutte chiede responsabilità a Nato e Ue

“Siamo tutti sul fianco Est adesso”: da Londra, il segretario generale della Nato Mark Rutte ha suonato la sveglia ai Paesi membri dell’Alleanza Atlantica circa la possibilità di un futuro conflitto diretto con la Russia. Mentre la Russia avanza sul terreno in Ucraina, apre il fronte di Sumy e cerca di passare dall’attacco al Donbass a quello all’oblast di Dnepropetrovsk per mettere sotto pressione Kiev, e mentre l’Europa atlantica prepara il rilancio del sostegno a Kiev da un lato e la supplenza alla possibile fine della garanzia Usa dall’altro, quelle di Rutte sono parole pesanti che introducono i temi caldi dell’imminente summit Nato de L’Aja. L'avvertimento di Rutte britannico Keir Starmer, che sta affrontando una sfida per aumentare la spesa per la difesa, l’ex premier olandese ha lanciato un avvertimento che parla soprattutto ai membri europei della Nato: alzare l’asticella della deterrenza, rafforzare gli arsenali e far fronte alle carenze strategiche, soprattutto sul fronte della difesa antiaerea, per farsi trovare pronti in caso di guerra aperta. Rutte dice “Nato” ma di fatto intende dire Europa: il leader della Bruxelles atlantica è chiaro nel sottolineare che nelle sue intenzioni l’appoggio al riarmo del Vecchio Continente, il prosieguo del sostegno militare all’Ucraina e la presa di consapevolezza del mutato clima globale marciano assieme. Rutte, noto per la sua capacità di dialogare e mediare col presidente Usa Donald Trump, ha detto di ritenere “improbabile” il ritiro americano dall’Europa ma “comprensibile” lo stimolo statunitense a dare priorità alla sfida nel Pacifico con la Cina. Far fronte al disimpegno Usa In altre parole, Rutte invita l’Alleanza Atlantica a dare prova di compattezza, gli europei a spendere di più e a emergere come protagonisti. In una fase in cui Kiev, nonostante successi tattici come l’operazione “Spider’s Web”, è sotto pressione sul campo un primo banco di prova sarà la capacità del Vecchio Continente di supplire agli Usa sul fronte dell’appoggio al Paese invaso. Da Friederich Merz a Emmanuel Macron, passando per Donald Tusk e lo stesso Starmer, tutti i principali leader europei hanno preso posizione per aumentare le forniture d’armi all’Ucraina e avvicinarla alla stabilizzazione del fronte ritenuta necessaria per una pace giusta. La sfida sarà farlo di fronte al possibile disimpiego americano e mentre al contempo esiste la necessità di rimpinguare gli arsenali del Vecchio Continente. La Nato deve “aumentare del 400%” la sua spesa per la difesa aerea, ha detto Rutte, facendo riferimento a programmi come l’European Sky Shield Initiative a guida tedesca e aggiungendo inoltre che all’Alleanza Atlantica servono “migliaia di veicoli blindati e carri armati in più, milioni di proiettili di artiglieria in più”, per rendere l’Alleanza “più forte e letale”. "La minaccia russa non scomparirà" Secondo l’ex premier olandese “la minaccia russa non scomparirà” quando finirà la guerra in Ucraina. Il segretario generale intende calibrare con le sue prese di posizione lo stimolo all’Europa per rafforzare la sua capacità di difesa e il tentativo di mostrare la buona volontà del Vecchio Continente agli Usa: il 24 e il 25 giugno a L’Aja, scrive Politico.eu, “si prevede che gli alleati concordino al vertice un nuovo obiettivo di spesa, sostenuto da Trump, del 5% del PIL: il 3,5% per le spese puramente militari e l'1,5% per altre voci legate alla difesa, ancora da definire. Si tratta di un aumento enorme rispetto all'attuale obiettivo del 2%”, che indubbiamente non mancherà di soddisfare la Casa Bianca e potrà riversarsi anche oltre Atlantico sotto forma di commesse militari perché, ha detto Rutte a Londra, “i governi europei buona strada per acquistare più navi da guerra, droni, missili a lungo raggio e aerei, tra cui almeno 700 aerei da guerra F-35 di fabbricazione statunitense” nel prossimo decennio. Basterà questo per mantenere attivo l’asse transatlantico? Rutte, come il cancelliere tedesco Friderich Merz prima di lui nel contesto della sua visita alla Casa Bianca di settimana scorsa, punta sul pragmatismo: mantenere la buona volontà e la porta aperta nei confronti degli Usa rimanendo ben consapevoli che Washington andrà giudicata sulla base dei fatti e che solo sulla scorta di essi si capirà in che misura l’Europa sarà chiamata a una vera e propria supplenza della leadership americana nel Vecchio Continente. In quest’ottica, la potenziale minaccia della Russia ai confini europei è ritenuta la chiave di volta attorno a cui far convergere le strategie di sostegno all’Ucraina, i piani di riarmo e la presa di responsabilità dell’Europa in seno alla Nato rispetto al possibile disimpegno Usa sul fronte securitario. Tra timori e strategie, tutto si tiene: “abbiamo bisogno di un salto di qualità nella nostra difesa collettiva”, ha detto Rutte dialogando con Starmer a Londra. Un salto di qualità non solo operativo, ma anche politico: sarà il summit de L’Aja a far capire se gli Usa saranno della partita o se l’Europa, sommando le priorità Nato ai nuovi programmi della Commissione di Bruxelles, dovrà organizzarsi per cavarsela da sola su scenari critici.

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