Ucraina, cosa prevede l'accordo sui minerali e le garanzie di sicurezza

L’accordo sui minerali strategici tra Stati Uniti e Ucraina, firmato nelle settimane scorse dopo mesi di trattative e dopo lo scontro in diretta tv tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca che ne aveva fatto saltare la firma, rappresenta l’esempio perfetto della nuova politica estera statunitense dell’amministrazione Trump. Ne abbiamo parlato con Matthew Murray, che è stato vice Sottosegretario al Commercio degli Stati Uniti ed è presidente consiglio consultivo di Velta, una società mineraria ucraina che controlla il 2% del titanio mondiale. Dottor Murray, può spiegarci con parole semplici l’accordo sui minerali tra Stati Uniti e Ucraina? L’accordo che è stato firmato è disegnato per aiutare gli Stati Uniti e l’Ucraina a formare una nuova forma di partnership economica. È un nuovo tipo di diplomazia economica che servirà da pietra angolare delle future relazioni tra i due paesi. Ci sarà più allineamento con gli Stati Uniti sulla sicurezza economica dell’Ucraina. L’accordo sarà l’ammiraglia di tutti i progetti di investimento perché crea un fondo di investimento che aiuterà a nutrire lo sviluppo del settore dei minerali strategici in Ucraina. Ed è anche un segnale ai mercati del fatto che l’Ucraina è una buona destinazione per gli investimenti. Il suo scopo ultimo è rafforzare la sicurezza di entrambi i paesi e dell’Unione europea riducendo la dipendenza dalla Cina per quanto riguarda i minerali strategici. La cooperazione sui minerali può contribuire ad una pace di lunga durata in Ucraina? Innanzitutto, crea un impegno di lungo periodo degli Stati Uniti per il benessere e la sicurezza dell’Ucraina. E poi servirà da deterrente per le future aggressioni russe, se e quando si troverà un accordo di pace. Manda un segnale alla Russia che gli Stati Uniti stanno investendo risorse e si impegnano a far sviluppare l’Ucraina e a ricostruire il paese dopo la distruzione causata dalla Russia stessa. È la componente economica di un accordo di pace. E sul lungo termine se si vuole la pace in Ucraina c’è bisogno di prosperità e di possibilità economiche per i suoi abitanti. Tutto questo va finanziato e deve essere sostenibile. Questo accordo, promuovendo gli investimenti del settore privato nella ricostruzione dell’Ucraina, lo rende sostenibile. La questione delle garanzie di sicurezza è al centro di qualsiasi accordo di pace. Può l’accordo sui minerali dare quelle garanzie che a livello politico sono difficili da dare? L’accordo sui minerali è limitato in quello che può fare per assicurare le garanzie di sicurezza. Ma è un elemento costitutivo che porta a quelle garanzie. L’accordo in se stesso non fornisce assistenza militare o garanzie specifiche, ma lo fa implicitamente. Il governo e le industrie americane si impegnano infatti allo sviluppo dell’Ucraina, a investire e a mettere risorse americane nel paese. Se gli Stati Uniti dovessero dare più contributi militari in seguito ad un accordo di pace, questi si andrebbero ad inserire come contributi fondamentali del nuovo fondo di ricostruzione del paese. Le garanzie non sono esplicite, ma implicitamente sono inserite nella struttura e nella lingua usata nell’accordo. L’accordo sui minerali è più favorevole agli Stati Uniti o all’Ucraina? Penso che sia una situazione win-win per entrambe le parti. Aiuta i cittadini ucraini perché garantisce l’accesso a un know how e a una tecnologia che altrimenti per loro non sarebbe disponibile e perché sollecita le riforme da parte del governo ucraino. Nel modello di ricostruzione c’è infatti l’idea che Ucraina debba accelerare le sue riforme contro la corruzione e a favore della buona governance, per offrire le migliori condizioni agli investimenti stranieri, non solo statunitensi. Ai cittadini degli Stati uniti l’accordo promette invece di avere più sicurezza economica dando accesso a una serie di minerali che ci aiuteranno a competere con la Cina in un settore in cui è in grande vantaggio su di noi. La cooperazione sulle risorse può ridurre le tensioni e prevenire i conflitti? Se si guarda in giro per il mondo ai paesi che hanno grandi giacimenti di minerali strategici, ma anche di petrolio e di gas, si trovano spesso situazioni in cui queste risorse causano conflitti, guerre. La politica estera dell’amministrazione Trump è molto concentrata sull’aumentare l’accesso ai minerali strategici in diverse parti del mondo. Ma non appena identificano possibili fonti di questi minerali capiscono che devono anche affrontare il fatto che ci siano conflitti in queste regioni del mondo. A partire dall’Ucraina, dove hanno firmato questo accordo. Ora stanno guardando alla Repubblica Democratica del Congo. Stanno provando a costruire un modello di accordo, ma anche quella è una zona distrutta dalla guerra. Penso che questa strategia in politica estera dell’amministrazione Trump possa funzionare bene solo se si riesce ad allineare lo sfruttamento di queste risorse e lo sviluppo di questi paesi con le condizioni che servono per riportare la pace.

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