A Sky TG24 l'Amb. del Messico in Italia, Carlos García de Alba: diversificare mercati

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Beatrice Barbato

Beatrice Barbato

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Il Messico è una potenza in ascesa. Dal 2023, il Paese ispanofono più popoloso al mondo è diventato il primo socio commerciale degli Stati Uniti, davanti a Cina e Canada. Dei rapporti con Trump, degli accordi commerciali in vigore e di quelli su cui vuole puntare, delle relazioni con l’Unione europea e con l’Italia, ma anche delle sfide che il Messico di Claudia Sheinbaum si trova ad affrontare, abbiamo parlato con l’ambasciatore del Messico in Italia Carlos García de Alba

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Ambasciatore, ritiene che l’Unione europea – e dunque l’Italia – possano trarre ispirazione dalla risposta del Messico ai dazi imposti da Trump?

Ogni caso è diverso. Il Messico, con Canada e Stati Uniti, da 25 anni fa parte di quello che adesso si chiama USMCA (ndr. United States–Mexico–Canada Agreement). Noi siamo un po' protetti, blindati dal punto di vista tariffario, dal più grosso accordo di libero scambio che esista al mondo. L'Unione europea, lo sappiamo, è una unione doganale. Si tratta, pertanto, di accordi differenti, per cui occorrono risposte diverse da parte nostra e da parte dell'Unione europea.

 

Alla luce del dialogo tra la Presidenta Sheinbaum e il Primo ministro canadese Carney sull’accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada, quale ruolo vuole assumere il Messico nell'integrazione economica nordamericana?

È già in corso un'integrazione economica fra i tre Paesi. Pensiamo alle varie catene produttive, come quella farmaceutica o l’automotive. Si tratta di una catena unica nei tre Paesi. Una macchina fatta in Messico va avanti e dietro otto volte prima di essere venduta. La telefonata che c’è stata fra Sheinbaum e Carney ha ribadito questo: conviene a tutti e tre i Paesi, non solo che prosegua quello che un tempo era il NAFTA, ma che si intensifichi, che diventi più profondo.

 

L'UE potrebbe avere un ruolo?

Oggi tutti abbiamo capito, in questi primi mesi della presidenza Trump, che abbiamo bisogno di diversificare i nostri mercati. Il Messico è il primo socio commerciale al mondo degli Stati Uniti, però l'80% del nostro commercio estero è concentrato proprio negli Stati Uniti. Questo è importante, però ci converrebbe diversificare. Quale sarebbe lo sbocco naturale per il Messico? L'Unione Europea. Il Messico è fra i cinque Paesi prioritari in questo momento per aumentare l'export italiano. È il secondo socio commerciale dell'Italia nel continente americano, solo dietro agli Stati Uniti. Cifre che possono crescere ulteriormente. L’Unione europea per noi deve essere un partner ancora più importante e per questo va accelerata l'entrata in vigore del nuovo accordo globale di libero scambio Messico-UE, che va molto a rilento.

 

Il tema del traffico di fentanyl rappresenta una delle principali sfide nella cooperazione tra Messico e Stati Uniti. Quali misure la Presidenta Sheinbaum ha messo in campo per rafforzare il contrasto a questo fenomeno, anche in un'ottica di collaborazione internazionale?

Il Messico combatte frontalmente con chi produce, scambia, trasporta questa pesantissima droga. Si tratta, però, di un problema internazionale. È necessario attaccare dalla fornitura, perché le materie prime non vengono da fuori, vengono soprattutto dalla Cina, pertanto, anche lì va estirpato il problema. È una piaga anche sociale, quindi si deve fare – e lo ha già discusso la Presidenta Sheinbaum con Trump - una campagna massiccia di prevenzione contro il consumo di qualsiasi tipo di droga, ovviamente il fentanyl in primo luogo.

 

La Presidenta ha respinto l'offerta del Trump di inviare il suo esercito in Messico per combattere i cartelli della droga. Ha detto: “Il territorio (del Messico) è inviolabile, la sovranità è inviolabile”. Come intende conciliare la difesa dell’autonomia del Messico con la necessità di cooperazione nella lotta al narcotraffico a livello internazionale?

Una cooperazione già esiste, si tratta di scambio di informazioni, di intelligence, di uso della tecnologia per combattere il crimine organizzato. Un'altra cosa sono le forze armate, non abbiamo bisogno di questo tipo di cooperazione. Coordinamento, collaborazione, solidarietà, ma senza mettere in gioco la sovranità.

 

I messicani emigrati negli Stati Uniti rappresentano, con le rimesse, un pilastro dell’economia messicana, parliamo di oltre il 3% del PIL. Le espulsioni di Trump quanto danneggiano l’economia messicana e l’economia americana stessa?

Lo ha detto chiaramente lei, danneggia tutti. Se parliamo di messicani, finora non c'è un numero superiore a quello dei governi precedenti. Certamente i migranti sono lavoratori validi, che aiutano tanto l'economia. Basta guardare chi lavora nella campagna californiana. Chi prenderebbe il loro posto? Non sono sicuro che ci sia una fila di cittadini statunitensi pronti ad andare a raccogliere pomodori o frutta. Per questo credo che, nell'interesse di entrambi i Paesi, si dovrebbero trovare degli accordi per regolare la migrazione, che è inevitabile.

 

Guardiamo ai rapporti bilaterali Italia-Messico. Quali sono oggi le priorità?

Dal 1992 abbiamo un grande accordo generale di cooperazione Messico-Italia. Se ne sono aggiunti altri su navigazione aerea, turismo, lotta contro il crimine organizzato, cinematografia. Entrambi i Paesi, però, meritano un dialogo politico di più alto livello, più frequente. Gli investitori italiani devono capire che il Messico è la porta d'ingresso al Nord America, quindi, ben vengano altri e nuovi investimenti, così come è importante accrescere quelli già esistenti. Sono tre le sfide che ci attendono: elevare il dialogo politico e farlo più frequente; approfondire il rapporto economico e diversificare; infine decentralizzare. Messico non è solo Città del Messico, Italia non è solo Roma. Dobbiamo portare i nostri rapporti alla Basilicata, al Friuli-Venezia Giulia, alla Liguria, alla Campania, alle 20 regioni d'Italia, così come l'Italia deve stringere rapporti con i 32 stati della Federazione messicana.

 

Ritiene che le leadership femminili – penso a Giorgia Meloni e Claudia Sheinbaum - possano avere la meglio sulla postura aggressiva di Trump? Entrambe godono del rispetto del presidente americano?

Questo andrebbe chiesto al presidente Trump, se lui crede che avere due donne brave e intelligenti faccia la differenza. Quello che io posso dire, con orgoglio, è che la nostra Presidenta è stata brava, nel dialogo, nella diplomazia. È rispettata da Trump e pure in Messico. Nel mio Paese c'è chiarezza su questo: sappiamo che Sheinbaum, che abbiamo eletto con il 59% dei voti, è all’altezza delle sfide che ci troviamo a vivere oggi e credo abbia dimostrato di avere la capacità e il talento per gestire quanto accade.

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