Quali Paesi trarrebbero più benefici da una fuga di cervelli dagli Usa?

La stretta del governo Trump sull’immigrazione sta avendo gravi effetti sul mondo accademico statunitense. Nelle scorse settimane, alcuni studenti e dottorandi stranieri sono stati arrestati per aver preso parte a manifestazioni pro-Palestina, mentre a fine marzo ad altri 800 è stato revocato il visto che gli permetteva di risiedere legalmente negli Stati Uniti senza un apparente motivo, o perché avevano commesso dei reati minori. Una nuova geografia della ricerca? Ora, la nutritissima comunità di accademici stranieri che studiano e lavorano nelle università statunitensi – solo gli indiani sono più di 300 mila – sta ripensando la propria permanenza nel Paese, temendo per il destino della propria carriera e per la propria incolumità. Sempre di più sono anche le testimonianze di accademici e studenti che avevano intenzione di trasferirsi negli Stati Uniti, ma a causa dell’ostilità dell'amministrazione Trump, stanno rivedendo i propri piani. Uno dei punti di forza delle università americane era proprio la capacità di attrarre le menti più brillanti da tutto il mondo. Ora, però, il rischio è quello opposto e si prospetta la concreta possibilità di una fuga di cervelli. Quali Paesi potrebbero beneficiare di più? L’Economist ha stilato una classifica dei Paesi che più potrebbero beneficiare dalla fuga di accademici dalle università americane, basata su un indice che misura la capacità di attrarre talenti stranieri. L’indice si basa a sua volta su un sondaggio di Gallup, che ogni anno chiede a circa 150 mila persone in più di 140 Paesi dove si trasferirebbero se ne avessero la possibilità: le risposte dei laureati sono quelle tenute in considerazione per costruire l’indice. Nel biennio 2022-2024, gli Stati Uniti si piazzavano al terzo posto dei Paesi preferiti dai laureati, dietro a Canada e Australia. Seguono, dal quarto al decimo posto: Germania, Spagna, Svizzera, Nuova Zelanda, Italia, Danimarca e Francia. Dove andrebbe chi è già negli Usa? L’Economist ha poi analizzato un altro sondaggio di Gallup, che stavolta ha chiesto agli accademici già residenti negli Stati Uniti, ma che vorrebbero trasferirsi altrove, quale sarebbe la loro destinazione preferita. Nella top 10 troviamo diversi Paesi anglofoni, ma anche alcuni tra i Paesi europei più ricchi e dell’area mediterranea. L’Italia è al quinto posto, dietro a Regno Unito, Canada, Germania e Nuova Zelanda, e davanti ad Australia, Francia, Spagna, Svizzera e Norvegia. Nonostante non conosciamo quale sarebbe la seconda scelta degli accademici che decidono di trasferirsi negli Stati Uniti, queste due classifiche ci danno un’idea dei Paesi preferiti da chi non sceglie gli States e da chi ci vive già ma vorrebbe andarsene. Tuttavia, l’Economist riporta le seconde scelte dei gruppi nazionali di accademici stranieri oggi più presenti nelle università americane: se non potessero andare negli Stati Uniti, cinesi e indiani sceglierebbero Australia e Canada, i messicani Canada e Spagna, i brasiliani Portogallo e Italia. Sta ora a questi Paesi decidere se vorranno approfittare della fuga di talenti dalle università americane, mettendo in piedi misure per facilitare l’arrivo di accademici dall’estero e aumentando i fondi per la ricerca.

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