Fedelissimi vs bravi ragazzi, cosa c’è dietro la "cacciata" di Waltz

Nel 2017 Michael Flynn, Consigliere per la Sicurezza Nazionale, perse il posto a meno di un mese dall'insediamento. A voler essere precisi rimase in carica per ventiquattro giorni: nessuno aveva mai ricoperto lo stesso ruolo per un periodo così breve. Flynn aveva negato categoricamente di aver parlato di sanzioni con l'ambasciatore russo, salvo poi essere sbugiardato dai funzionari dell'intelligence americana. Trump si trovò costretto a farlo dimettere, ma senza troppo entusiasmo. Parlandone con l'allora Direttore dell'Fbi, James Comey, sembra che il Presidente abbia velatamente espresso il desiderio di lasciare cadere le accuse contro l'ex generale, perché - spiegò - era un "bravo ragazzo". Mike Waltz è in carica da oltre tre mesi, e se non altro ha già scongiurato la possibilità di stabilire un nuovo record negativo di permanenza al governo. Nei giorni del Signalgate, lo scandalo della chat in cui Waltz inserì per errore il Direttore dell'Atlantic, Trump perdonò pubblicamente il suo Consigliere dicendo che era – guarda un po’ - un "bravo ragazzo". I bravi ragazzi non fanno una bella fine, nei governi Trump, ma il parallelismo tra Flynn e Waltz finisce qui. Se Flynn pagò i rapporti troppo stretti con la Russia, Waltz al contrario paga i toni duri utilizzati, soprattutto in passato, nei confronti di Mosca. Per i collaboratori più stretti di Trump, l'ex congressman della Florida è infatti un falco interventista, lontano dalla tendenza al disimpegno internazionale radicata nel mondo MAGA. Negli ultimi tempi avrebbe più volte caldeggiato sanzioni contro Mosca, parlandone con un Trump che invece ha sempre preferito gestire Putin arrivando al massimo alle minacce verbali. Nel primo mandato, oltre a Flynn, Trump fece fuori altri due Consiglieri, e con il terzo finì così male che il protagonista della vicenda, John Bolton, ne ricavò un libro pieno di dettagli imbarazzanti sul Presidente. Per evitare il valzer di otto anni fa, e il conseguente contraccolpo d’immagine, Trump ha trovato il modo di far passare la rimozione come se fosse un semplice ridispiegamento, o addirittura una promozione : Waltz sarà il nuovo Ambasciatore americano all'Onu e il Segretario di Stato prenderà il suo posto ad interim. Certo Rubio avrà delle giornate belle piene, considerando che, oltre a guidare la diplomazia statunitense, è capo dell'Agenzia per lo Sviluppo Internazionale e dei National Archives. L'ultimo Segretario di Stato a ricoprire anche il ruolo di National Security Advisor è stato Kissinger, ai tempi di Nixon, e non fu un'esperienza positiva. Nell'entourage del Presidente c'è sempre stato un certo scetticismo rispetto a Waltz, e i collaboratori più vicini a Trump hanno notato la difficoltà con cui ultimamente il Consigliere per la Sicurezza Nazionale ha cercato di difendere in tv alcune decisioni dell'Amministrazione che forse non condivideva fino in fondo. Ad aprile Laura Loomer, attivista della destra ultraradicale, ha incontrato il Presidente alla Casa Bianca, e lo ha convinto a cacciare diversi membri del Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Anche Waltz era nel mirino, tanto che Loomer avrebbe voluto mostrare al Presidente un video del 2016 in cui il malcapitato lo criticava aspramente. Prima che la donna potesse cliccare su play, però, il Consigliere è entrato nella stanza e ha mandato all'aria i suoi piani. Chiaro che in questo quadro il cosiddetto Signalgate sembra la goccia che ha fatto traboccare il vaso, più che l’unica causa scatenante di quanto accaduto. Dallo scandalo, tanto per cominciare, sono ormai trascorse diverse settimane, e per Trump non sarebbe una grande idea rinverdire i ricordi dei media, che dopo averlo cavalcato per giorni ora stavano quasi cominciando a dimenticarsene. Se il problema fosse il Signalgate, poi, perché non punire anche il Capo del Pentagono? Waltz è colui che ha inserito per errore il direttore dell'Atlantic nella chat, un peccato tutto sommato veniale rispetto a quello del Capo del Pentagono, che in quella stessa chat ha materialmente condiviso diversi dati riservati relativi a un attacco nello Yemen. In seguito allo scandalo, peraltro, la stampa americana ha approfondito l'abitudine di Hegseth di gestire le informazioni riservate con allarmante leggerezza. Un vizio a causa del quale il Segretario alla Difesa ha messo ripetutamente in imbarazzo tanto la Casa Bianca quanto il Pentagono, che ora – secondo indiscrezioni dei media - indaga su almeno due chat sospette. Hegseth, però, è un fedelissimo di Trump. Waltz no, e il fatto stesso di aver avuto in rubrica il numero di un giornalista avversario, agli occhi del Presidente, lo dimostra. Hegseth ha l'aspetto del trumpiano di ferro, la postura, l'inclinazione e le idee. Ex militare, in materia di difesa ha idee che mescolano atteggiamenti alla Rambo e prodigi hi-tech. In un memo trapelato su FoxNews ha presentato il suo piano per il rinnovamento del Pentagono, tra droni, scudi missilistici e l'obiettivo della guerra spaziale che tanto piace a Donald Trump. Waltz non può battere Hegseth nel gioco della torre. Sempre che Trump, prima o poi, non decida di buttarli giù entrambi.

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