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Predisse i viaggi nello Spazio, trovate le ceneri di Willy Ley in una cantina di New York

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I titoli di Sky TG24 del 23 aprile 2025 - edizione h13
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I titoli di Sky TG24 del 23 aprile 2025 - edizione h13
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I resti dell'uomo considerato un anticipatore del volo extraorbitale sono stati scoperti per caso durante lo sgombero dei locali in un'abitazione dell'Upper West Side. Adesso la presidente della co-op, Dawn Nadeau, ha una missione: far si che le ceneri chiuse in una lattina siano disperse in orbita o magari sulla Luna

 

 

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Le sue teorie avevano anticipato l’era delle esplorazioni spaziali, i suoi studi ispirato generazioni di scienziati e scrittori di fantascienza. Willy Ley, pioniere del pensiero astronautico, morì nel 1969, proprio mentre si accingeva ad assistere a Houston al lancio dell’Apollo 11, l’impresa che avrebbe portato l’uomo sulla Luna. Eppure, a decenni dalla sua scomparsa, il destino delle sue spoglie restava avvolto in un alone di mistero. Le sue ceneri, racchiuse in una semplice lattina, sono infatti riaffiorate solo di recente durante lo sgombero di alcuni locali nell’Upper West Side di Manhattan. Erano state dimenticate in una cantina, silenziose testimoni del tempo, proprio nel cuore di una città che da sempre guarda al futuro.

Willy Ley
Willy Ley - ©Getty

Il progetto: portare le ceneri di Ley nello Spazio

"Ceneri di Willy Lee, cremato il 26 giugno 1969", si legge sull'etichetta del contenitore al cui interno si trovano i resti del visionario che aveva anticipato di decenni il primo volo di Yuri Gagarin e di cui oggi il New York Times ricostruisce la storia. A trovare i resti è stata Dawn Nadeau, attuale presidente della cooperativa edilizia dell’edificio. Ora si è assunta un compito tanto insolito quanto simbolico: restituire a Ley il viaggio che non ha mai potuto completare. Il suo obiettivo? Far sì che quelle ceneri possano un giorno raggiungere l’orbita terrestre — o, se possibile, la Luna. Un tributo poetico a chi ha dedicato la vita a immaginare il futuro tra le stelle.

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Chi era Willy Ley

Nato in Germania nel 1906, Ley si era convinto fin da ragazzo che l'uomo un giorno sarebbe andato nello spazio e nel suo primo libro, scritto a 20 anni, aveva spiegato al pubblico i potenziali dei voli spaziali e della missilistica. Nel 1927 aveva fondato una Società del Volo Spaziale con lo scopo di "diffondere il concetto che i pianeti sono raggiungibili dall'umanità, se solo l'umanità si sforza di raggiungerli". Ley invitò il giovane Wernher von Braun a unirsi alla società, dando inizio alla prima di molte collaborazioni con il pioniere dei voli aerospaziali. Nel 1930, a Berlino, presentò poi un razzo a propellente liquido a un gruppo di ingegneri aeronautici: "Razzi di questo tipo un giorno porteranno uomini sulla Luna", aveva detto allora, secondo quanto lui stesso, decenni dopo, raccontò al New York Times. Tutto questo per dire che Ley era un personaggio famoso e pionieristico, il che rende ancora più strano che i suoi resti siano finiti in cantina. Spaventato dalla possibilità che il regime nazista potesse trasformare i razzi in armi, nel 1935 Ley lasciò la Germania e finì a Queens guadagnandosi da vivere come divulgatore scientifico. Negli anni Cinquanta, al lancio del primo Sputnik, fu lui l'esperto di riferimento citato dai giornalisti. Morì di infarto il 24 giugno 1969, atteso invano al centro di controllo di Houston come ospite d'onore della Nasa in vista del volo dell'Apollo 11. Tristi capricci del fato: quando Neil Armstrong compì il suo "piccolo balzo per un essere umano, ma un grande balzo per l'umanità", tutto ciò che restava del profeta che lo aveva previsto erano le ceneri chiuse in una lattina. 

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