Azerbaijan-Armenia, dopo 37 anni la pace è a un passo

Dopo decenni di rivalità e scontri, la fine del conflitto tra Azerbaijan e Armenia sembra vicina: giovedì, Baku ed Erevan hanno concordato i termini per un vero e proprio trattato di pace. Il processo di normalizzazione ha subito un'accelerazione meno di due anni fa, quando il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha riconosciuto ufficialmente la sovranità azera sulla regione contesa del Nagorno-Karabakh, dopo che l’Azerbaijan ne aveva completato l'occupazione in seguito alle guerre del 2020 e del 2023. Il 2024 è stato un anno di intense trattative, seguite con attenzione dai principali attori internazionali. Cosa prevede l'accordo L’intesa, annunciata separatamente dai ministeri degli Esteri di entrambi i Paesi, sancisce il reciproco riconoscimento dei confini stabiliti dai Protocolli di Alma-Ata del 1991, al momento della dissoluzione dell'Unione Sovietica. Si conclude così, con un esito militarmente favorevole a Baku, un conflitto iniziato nel 1988 per il controllo del Nagorno-Karabakh, una regione azera a maggioranza armena che è rimasta di fatto indipendente dal 1994 al 2023. L'accordo prevede inoltre uno scambio di prigionieri, riprendendo il modello dell'ultima operazione del dicembre 2023, che aveva portato alla liberazione di 32 militari armeni e due azeri. Per Erevan si è trattato di un compromesso necessario per ridurre la pressione ai confini, dopo che l’esercito azero, con il sostegno di Turchia e Israele, aveva sconfitto le forze della Repubblica separatista dell'Artsakh. Questo aveva portato a una pulizia etnica della popolazione armena della regione, costretta alla fuga. Senza alleati militari in grado di garantire la sua sicurezza e con la Russia indebolita dal conflitto in Ucraina e incapace di far rispettare il cessate il fuoco, l'Armenia ha progressivamente ceduto alle richieste di Baku. Secondo il portale Eurasianet della Columbia University, gli ultimi due punti chiave risolti riguardavano la modifica della Costituzione armena, per riconoscere esplicitamente la sovranità azera sul Nagorno-Karabakh, e la concessione all'Azerbaijan di un accesso territoriale senza restrizioni attraverso il territorio armeno, per collegare la terraferma azera all'exclave di Nakhchivan. L'attenzione diplomatica su Armenia e Azerbaijan Il raggiungimento dell’accordo è stato favorito dall’interesse di diversi attori internazionali. Negli ultimi anni, l’Armenia ha cercato di allontanarsi dall’orbita russa e di avvicinarsi all’Unione Europea, con cui ha rafforzato i legami diplomatici, politici e militari. Bruxelles, che ha sempre sostenuto il dialogo tra i due Paesi, ha mantenuto ottimi rapporti anche con Baku, vista la sua importanza come partner energetico strategico. L'Azerbaijan, oltre ai legami con l’Ue, gode di una solida rete di alleanze: è un partner chiave della Turchia di Recep Tayyip Erdoğan e mantiene un canale di dialogo aperto con la Russia di Vladimir Putin. Un momento decisivo per sbloccare i negoziati è stato l’incontro tra Pashinyan e il presidente azero Ilham Aliyev al vertice dei BRICS di Kazan lo scorso ottobre. Pochi mesi dopo, l'Azerbaijan ha ospitato la COP29, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima, aumentando ulteriormente il suo peso sulla scena internazionale. Una fiducia da costruire Resta da vedere come l’accordo verrà recepito, soprattutto in Armenia, dove Pashinyan è accusato dai nazionalisti di aver tradito la causa nazionale. Se il trattato è storico, la pacificazione è tutt’altro che garantita. Tra le sfide principali vi sono: la definizione precisa dei confini, al di là degli accordi formali; il ritorno dei rifugiati, costretti all’esodo dopo anni di conflitti; la tutela del patrimonio culturale armeno nel Nagorno-Karabakh, dopo le devastazioni e le epurazioni etniche subite dalla comunità armena. Nonostante i negoziati, le due nazioni continuano ad accumulare armi. L’Armenia, con il sostegno di Francia e India, ha raddoppiato le spese militari negli ultimi tre anni, raggiungendo 1,5 miliardi di dollari nel 2024. L’Azerbaijan ha incrementato il suo budget per la difesa oltre i 5 miliardi di dollari, acquistando soprattutto armamenti turchi e israeliani. L'accordo è a un passo, ma nel Caucaso la pace è spesso stata solo una pausa tra due guerre. Per trasformarla in una realtà duratura, servirà una de-escalation concreta e la volontà comune di superare le rivalità storiche.

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