TikTok al bando, i motivi dello stop per un anno in Albania

Scatta oggi il blocco totale per TikTok in Albania. Il social network gestito dall’azienda cinese ByteDance sarà sospeso per almeno un anno come annunciato a dicembre dal primo ministro Edi Rama, che ha preso questa decisione dopo che un ragazzo di 14 anni era stato ucciso in una rissa scoppiata presso una scuola di Tirana e originata da uno scontro sui social media. Gli oltre 1,5 milioni di utenti di TikTok nel Paese balcanico non potranno dunque più accedere all’applicazione. Per Rama, TikTok pone una seria minaccia alla salute mentale dei giovani e rappresenta un problema sociale. L'applicazione, ha detto a dicembre, è "il delinquente che vive nel nostro quartiere, che minaccia l'istruzione degli studenti e l'educazione dei nostri figli", una "fabbrica di feccia e fango". Il giro di vite albanese Dopo oltre due mesi di lavoro, le autorità che governano le telecomunicazioni in Albania hanno individuato tutti i domini riconducibili a TikTok e le porte d’accesso al social network. L'Akep, l'equivalente albanese della nostra Agcom, "ha fornito all'Autorità di Regolamentazione Informatica un elenco di oltre 200 domini web che gli operatori delle telecomunicazioni dovranno bloccare per impedire agli utenti di aggirare il divieto". Il giro di vite è di quelli importanti, e rappresenta il primo bando totale all’accesso a TikTok da parte di un Paese europeo e il secondo in campo Nato dopo lo stop decretato per ragioni di sicurezza nazionale dagli Usa a gennaio poi revocato da Donald Trump dopo il suo insediamento. Dall’annuncio di Rama ad oggi, il ministro dell'Istruzione del Paese, Ogerta Manastirliu, ha guidato una consultazione pubblica delle autorità albanesi che ha coinvolto 65mila insegnanti, educatori e rappresentanti dei genitori degli alunni in età scolare e, nel frattempo, è stata aperta anche una discussione con ByteDance per capire in che misura TikTok potrà, nel periodo di bando, operare migliorie al suo algoritmo. Ricostruendo la vicenda, la testata indiana First Post ha sottolineato che “tra le proposte in discussione ci sono controlli parentali migliorati, sistemi obbligatori di verifica dell'età e una migliore moderazione dei contenuti su misura per gli utenti albanesi”, sottolineando l’attenzione per il dossier TikTok in un Paese in cui l’applicazione è bandita da cinque anni. Altri Paesi si interrogano su TikTok La percezione delle autorità albanesi è quella di una grave incidenza sulla salute mentale e sui comportamenti dei più giovani da parte dei video che appaiono su TikTok, che spesso invitano a sfide pericolose o mostrano evidenti incitazioni alla violenza, alla sopraffazione e a comportamenti socialmente pericolosi. L’omicidio di Tirana di dicembre è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso nel Paese balcanico, ma non solo l’Albania si interroga su TikTok: anche il Regno Unito ha avviato un'indagine sulle pratiche di elaborazione dei dati di TikTok, temendo che tra i 13 e i 17 anni gli utenti siano esposti a contenuti potenzialmente pericolosi dall’algoritmo. Jonathan Haidt , psicologo sociale della New York University e autore del best-seller “The Anxious Generation”, ha scritto di recente che in tutto il mondo “TikTok sta causando danni a bambini, adolescenti e giovani adulti su scala industriale”. Le ragioni di tutela della salute mentale non sono le uniche che, internazionalmente, alimentano le restrizioni a TikTok. In diversi Paesi, sono state questioni di sicurezza nazionale per la gestione dei dati a spingere per bandi parziali: negli Usa, come detto, ma anche a Taiwan, in Gran Bretagna e in Canada, dove è vietato scaricarlo sui telefoni dei dipendenti pubblici, oppure in Belgio o in Olanda, dove la restrizione si applica ai cellulari degli operatori della Difesa e dei servizi di sicurezza. Infine, c’è la grande questione della Romania, dove TikTok sarebbe stato usato come vettore per la disinformazione russa volta a favorire il candidato sovranista di destra Calin Georgescu, vincitore del primo turno delle presidenziali di novembre annullate dalla Corte Costituzionale a cui è stato impedito di correre nel nuovo voto di maggio. Insomma, parliamo di una mole crescente di scandali e azioni legali che interroga sull’impatto del social network cinese di maggior successo sulle nostre società. E ci ricorda che la tecnologia e la sua governance non sono mai neutrali, e che la regolamentazione dei social network si sta imponendo sempre di più come tema di discussione politica nei Paesi democratici. Senza contare che quel che vale per TikTok potrebbe presto valere per molte altre grandi piattaforme a guida statunitense, da tempo oggetto di accese discussioni.

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