Suicidio assistito: dove e quanto è diffuso nel mondo

A fine 2024, i parlamentari britannici hanno votato a favore della legalizzazione del suicidio assistito in Inghilterra e Galles: per diventare effettiva, la proposta di legge dovrà però ancora passare alla Camera dei Lord per essere eventualmente approvata. Nei mesi che hanno portato a questa storica prima votazione, diversi parlamentari inglesi hanno citato la legislazione di un altro Paese, il Canada, come esempio da non seguire. Nel 2016, infatti, il Canada ha approvato il suicidio assistito per i pazienti terminali, per poi estendere la procedura a chi soffre di patologie croniche o debilitanti. Nel 2021 ha annunciato di volerlo includere anche alle persone che soffrono di disturbi mentali, per poi rimandare due volte il provvedimento, dato che nel Paese non esisterebbero abbastanza professionisti per valutarle e assisterle nel suicidio. Il Canada è infatti, insieme ai Paesi Bassi, uno dei Paesi al mondo dove il suicidio assistito viene più praticato: rappresenta infatti rispettivamente il 4,7% e il 5% delle cause di morte. Ecco quindi una mappa per capire quali Paesi autorizzano questa pratica, quali altri potrebbero farlo a breve e con che possibili conseguenze. Chi garantisce il suicidio assistito? Il suicidio assistito, chiamato più correttamente “morte volontaria medicalmente assistita”, prevede che il paziente si autosomministri il farmaco letale, mentre il medico si limita a prescrivere il farmaco e a garantire l’assistenza al paziente durante l’autosomministrazione. Per ottenere l’autorizzazione, il paziente deve farne richiesta, le sue condizioni di salute devono essere verificate da una commissione medica multidisciplinare e deve essere capace di intendere e volere fino all’ultimo secondo. Al contrario, nel caso dell’eutanasia, dopo la verifica dei requisiti del paziente che ne fa richiesta e il via libera da parte di una commissione medica multidisciplinare, è un medico o un operatore sanitario a somministrare direttamente al paziente il farmaco letale. A oggi, il suicidio assistito è legale in nove Paesi, Italia inclusa. Nello specifico, lo è grazie a una sentenza della Corte costituzionale del 2019, che tuttavia non fornisce indicazioni su tempi e modalità di attuazione, lasciando molte aziende sanitarie locali a gestire in autonomia i diversi casi. Anche in Germania, il suicidio assistito è stato depenalizzato nel 2020, ma non è ancora regolamentato da una legge. Il primo Paese al mondo a legalizzare questa pratica è stata la Svizzera, nel 1942: è anche uno dei pochi a garantire lo stesso diritto anche a persone straniere. Paesi Bassi e Belgio l’hanno legalizzato nel 2002 per i pazienti con malattie incurabili, sia fisiche che mentali. Entrambi i Paesi hanno autorizzato questa pratica anche per i bambini. Nel 2009 si è aggiunto alla lista anche il Lussemburgo: nel 2015 ha fatto lo stesso la Colombia. Nel 2021 è stato il turno di Spagna e Paesi Bassi. Il suicidio assistito è anche legale in Nuova Zelanda dal 2019 e in alcuni Stati dell’Australia e degli Stati Uniti. Oltre che nel Regno Unito, una legge sul suicidio assistito e l’eutanasia è in via di approvazionein Portogallo, dove il decreto non è stato ancora pubblicato sul bollettino ufficiale. Secondo la legislazione portoghese, il decreto può entrare in vigore solo 30 giorni dopo la sua pubblicazione, che nel 2023 è stata rimandata all’anno successivo a causa delle elezioni politiche. Da allora, il nuovo governo non ha più affrontato l’argomento. In Francia, dal 2016, i medici possono indurre una sedazione profonda per i pazienti in fase terminale e affetti da sofferenze insopportabili, ma non possono somministrare farmaci letali. Il presidente Emmanuel Macron ha sostenuto una nuova legislazione per consentire la morte volontaria medicalmente assistita per chi ha una patologia incurabile, ma il processo legislativo è stato interrotto dalle elezioni del giugno e luglio 2024. In questo contesto, alcuni cittadini francesi si recano in Belgio, dove l'eutanasia è legale anche per gli stranieri: nel 2023 sono stati almeno 71. Allo stesso modo, in Irlanda una commissione speciale ha raccomandato al governo di introdurre una legislazione per la morte assistita. Sebbene i membri del parlamento irlandese abbiano votato per prendere atto del rapporto nell'ottobre 2024, non è stata ancora proposta alcuna nuova legge. Infine, l’eutanasia è autorizzata in 9 Paesi: Ecuador, Colombia, Canada, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Australia, Lussemburgo e Nuova Zelanda ed è in via di approvazione in Portogallo. Dove è più frequente In uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Population and Development Review, due ricercatori italiani, Asher D. Colombo e Gianpiero Dalla-Zuanna, mettono a confronti il numero di persone che hanno fatto ricorso al suicidio assistito negli ultimi vent’anni. In linea generale, i ricercatori sottolineano che le procedure per accedere al suicidio assistito sono influenzate da tre principi fondamentali: la fase terminale della malattia, una sofferenza continua e insopportabile e il diritto individuale alla morte. Questi principi si combinano in proporzioni variabili, determinando la frequenza di questa pratica nei diversi Paesi. Ad esempio, negli Stati Uniti, dove prevale il primo principio, il ricorso al suicidio assistito è minimo, mentre in Canada, dove il diritto alla morte è più riconosciuto, si è registrato un rapido aumento della pratica, con oltre 10.000 decessi nel 2021, un incremento del 32,4% rispetto all'anno precedente. Tra coloro che hanno scelto la morte volontaria medicalmente assistita, il 36% ha citato come motivazione l'essere diventati un peso per la famiglia e gli amici, mentre il 17% ha menzionato isolamento o solitudine. Rispetto alle patologie per cui si ricorre al suicidio assistito, i ricercatori hanno raccolto e messo a confronti i dati disponibili di Belgio e Paesi Bassi, evidenziando che il cancro è la malattia più frequentemente associata alle richieste di suicidio assistito, rappresentando oltre il 50% dei casi. Altre patologie, come le malattie neurologiche, hanno una presenza variabile, con il 13% nei Paesi Bassi e il 18% in Belgio. Inoltre, l'uso del suicidio assistito tra i pazienti affetti da demenza è molto limitato ed è legato alla difficoltà di ottenere il consenso al momento opportuno e alla riluttanza dei medici a procedere quando la sofferenza non è considerata insopportabile. Complessivamente, gli autori della ricerca sottolineano che i dati disponibili sul suicidio assistito presentano notevoli disparità tra i vari Paesi e non esistono convenzioni internazionalmente accettate per la loro raccolta e presentazione. Per promuovere la ricerca su questo tema, sarebbe utile infatti che i moduli di morte indicassero se il suicidio assistito o l'eutanasia sono stati concause del decesso.

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