Trudeau lascia il Canada "zoppo" al confronto con Trump

Justin Trudeau si è dimesso e ora il Canada si avvia ad avere una nuova leadership per la prima volta dal 2015, anno dell’elezione del primo ministro uscente esponente del Partito Liberale. Trudeau, che dopo l’uscita di scena di Angela Merkel a fine 2021 è divenuto il leader più longevo in carica nei Paesi del G7, si è dimesso nel giorno dell’Epifania annunciando la sospensione del parlamento fino a fine marzo e una nuova competizione per la leadership della sua formazione che determinerà chi sarà il primo ministro a Ottawa fino al voto per il rinnovo del Parlamento, previsto per ottobre. Una crisi che ha logorato il governo Le dimissioni del primo ministro sono parse inevitabili dopo che la sua coalizione di governo si è indebolita notevolmente negli ultimi tre mesi. A settembre il Partito Liberale ha perso il sostegno del Nuovo Partito Democratico, formazione di sinistra che col suo appoggio esterno garantiva la stabilità all’esecutivo di Trudeau dopo che il suo leader, Jagmeet Singh, ha definito insufficienti gli sforzi del governo per affrontare le disuguaglianze economiche, la crisi climatica e la problematica dell’inflazione. In seguito, da novembre, un’ulteriore problematica è emersa quando Trudeau, il cui esecutivo era diventato a tutti gli effetti un governo di minoranza, è stato colpito dal fuoco amico di molti ministri dopo l’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump, accompagnata da diversi commenti velenosi e minacce del prossimo capo di Stato Usa verso il Canada. Tra minacce di dazi al 25% sui prodotti canadesi e tentativi di delegittimazione di Trudeau, ironicamente etichettato come il governatore del “51esimo Stato Usa”, il primo ministro uscente ha subito una pressione politica a cui, secondo molti critici, non è stato in grado di replicare. Il Canada alla prova di Trump Le dimissioni della vicepremier Chrystia Freeland, che ha invitato il capo del governo a prender seriamente gli ammonimenti di Trump sui dazi, avvenute a metà dicembre hanno logorato definitivamente la leadership del premier, mentre nel frattempo nei sondaggi il Partito Liberale finiva doppiato dal Partito Conservatore guidato da Pierre Poilievre, che ha colpito i rivali su ogni fronte. Dalla libertà d’impresa alle tasse ritenute troppo alte, dall’agenda green al tema dell’immigrazione Poilievre ha contestato Trudeau con un’agenda ritenuta da molti commentatori richiamante in parte quella di Trump. I conservatori ora superano il 40% in tutti i sondaggi, mentre i liberali al 21% sono tallonati dal partito di Singh, dato attorno al 20%, nella corsa al secondo posto. Il voto per il Parlamento canadese si terrà in autunno, ma non è escluso possa essere anticipato se il vincitore delle primarie del Partito Liberale che subentrerà a Trudeau come primo ministro sarà sfiduciato dall’assemblea uscente vista l’assenza di una maggioranza stabile. Il New York Times ha sottolineato che nelle prossime settimane Trudeau sarà una vera e propria “anatra zoppa” chiamata a negoziare da uscente indebolito possibili richieste di Trump di concessioni sul fronte commerciale, dato che il presidente eletto ritiene fortemente problematico il disavanzo accumulato dagli Usa verso il vicino settentrionale. Trudeau indebolisce il Paese per salvare il partito? La testata della Grande Mela ipotizza che Trudeau abbia sospeso il Parlamento prima di dimettersi per lasciar spazio alle primarie liberali per dare la possibilità al partito di affrontare le elezioni con un nuovo leader capace di migliori prestazioni nei sondaggi e di rimontare lo svantaggio dai conservatori. Ma questo, per il New York Times, potrebbe indebolire il Paese, privandolo di un governo coeso per fronteggiare Trump. "Le dimissioni del primo ministro significano che sarà difficile per lui portare avanti un mandato significativo nei negoziati con gli Stati Uniti, e non segnalano alcuna unità all'interno del Canada", ha sottolineato a tal proposito Xavier Delgado, Senior Fellow al Canada Institute del Wilson Center. "Non è un gran momento per il Canada per trovarsi in questa situazione", ha notato Delgado, sottolineando come la crisi di governo arrivi in una fase critica in cui il Paese ha bisogno di leadership. Nel frattempo, dall’opposizione i conservatori di Poilievre si preparano al ritorno al potere: l’obiettivo del Partito Liberale sarà ora tenere le redini del governo per tutto il 2025 e rispondere coi fatti ai rischi di una marginalizzazione del Canada nel contesto dell’alleanza occidentale per le pressioni del suo maggior partner. La sensazione è che la fine dell’era Trudeau prepari un anno di grandi tensioni e difficoltà in cui il futuro di Ottawa è in gioco e a cui anche la destra canadese, che ammicca a Trump riproponendo la sua retorica contro Trudeau, dovrà fare attenzione, specie se presto dopo tre sconfitte elettorali potrà esser per lei l’ora del ritorno al governo.

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