Boomerang Musk: da sponda a pericolo per Meloni

Si dice che a Palazzo Chigi tutto avrebbero immaginato, tranne che volassero gli stracci tra Donald Trump ed Elon Musk. Eh sì, perché questa rottura rischia di non essere priva di strascichi neppure per Giorgia Meloni, ora schiacciata tra l’amicizia con il boss di X, Starlink e Tesla, e quella con il presidente americano. Se oggi Meloni può vantare un rapporto buono con Trump non è solo perché ne è l’interlocutore istituzionale, ma il frutto di un lungo lavoro di accreditamento, portato avanti anche grazie alla regia sotterranea di Musk durante tutta la campagna elettorale statunitense. Basta spostare indietro le lancette di un paio d’anni per cogliere l’intensità della liaison Meloni–Musk e quanto quest’ultimo abbia giocato di sponda su Trump per promuovere l’immagine della premier italiana. È il giugno del 2023 quando una Tesla bianca varca il portone di Palazzo Chigi. A bordo, oltre a Musk, c’è Andrea Stroppa, giovane nerd, referente italiano e fedelissimo dell’imprenditore. Da lì in poi Stroppa assumerà un ruolo sempre più visibile all’interno del dibattito pubblico. Il primo incontro tra Meloni e Musk è caloroso, denso di promesse e suggestioni. Si parla di collaborazioni con Starlink, dell’ipotesi di aprire stabilimenti Tesla in Italia, ma anche — e forse soprattutto — del futuro della politica americana. Meloni è perplessa. Le previsioni di Musk su una vittoria certa di Trump le paiono premature: in quei mesi è tutta “baci e carezze” con Joe Biden. Ma, come spesso accade in politica estera, è bene mettere le mani avanti. E così, quasi con nonchalance, assicura a Musk che se Trump dovesse tornare alla Casa Bianca, potrà contare sull’Italia e sul suo governo. Tra i due scatta una sintonia inaspettata. Musk, descritto nei corridoi di Palazzo come "l’imprenditore geniale", fiuta in Meloni una figura con cui poter stringere un’alleanza ideale sul piano dei valori e delle opportunità industriali. Di lì a poco, a dicembre, Musk è lo special guest ad Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia. È un evento che segna un cambio di passo: Musk diventa a tutti gli effetti un interlocutore politico della destra italiana. Quando Meloni, a settembre 2024, vola a New York per ricevere il prestigioso "Global Citizen Award" dell’Atlantic Council, pretende che sia proprio Musk a consegnarle il premio. Non tutti nel think tank sono d’accordo — e alcuni membri esprimono apertamente la loro contrarietà — ma il desiderio dell’ospite viene esaudito. Le immagini del palco fanno il giro del mondo: lui la elogia, lei lo celebra, a tal punto che la stampa internazionale mobilita anche le pagine di gossip, spingendosi a fantasticare su una "intesa oltre la stima". Non è un caso isolato. Durante una visita negli Stati Uniti, Meloni e Musk si ritrovano nella Cabinet Room della Casa Bianca e si scambiano un affettuoso saluto davanti alle telecamere. "Non abbiamo parlato di satelliti", dirà poi la premier ai cronisti, per mettere a tacere le polemiche. Ma il clima è quello di un’amicizia strategica, una connessione pubblicamente esibita. Sul piano industriale, le trattative con Starlink sembrano prendere corpo. Si valuta un’ipotesi di accordo per fornire comunicazioni satellitari criptate alla Difesa italiana: una proposta da circa 1,5 miliardi di euro, che avrebbe trasformato Starlink in un attore chiave della sicurezza nazionale. Ma la procedura si arena, tra perplessità e polemiche. L’opposizione denuncia una svendita della sovranità tecnologica, mentre il Quirinale si mostra prudente. In parallelo, Andrea Stroppa finisce nel mirino della magistratura. Spuntano documenti, passaggi di denaro, e forse scambio di informazioni fatte con troppa disinvoltura. L’amicizia istituzionale tra Italia e Musk inizia a scricchiolare. Stroppa, in una serie di post controversi, inizia anche a lanciare critiche aperte al governo e a Fratelli d’Italia. Pubblica sondaggi pro-Salvini, mettendo in discussione il ruolo del ministro Piantedosi. È il preludio italiano alla rottura di oggi. Musk rivendica di aver fatto eleggere Trump, Trump lo liquida come "impazzito". Musk reagisce minacciando di fondare un suo partito e lasciando intendere di possedere informazioni compromettenti sul presidente americano: dai file di Epstein a materiali indefiniti custoditi come armi mediatiche. A Roma, in queste ore, si osserva con inquietudine. Perché se Musk decide di farla pagare a Trump, nessuno esclude che possa coinvolgere anche i suoi “alleati”. La paura è che in questo vortice di vendette digitali possa finirci in mezzo anche Meloni. Se Musk dovesse attivare i suoi social contro le politiche del governo italiano o anche solo contro alcune delle sue scelte, le conseguenze sarebbero esplosive. Se il sostegno di Meloni a Trump diventasse oggetto di fastidio per Musk, se il vecchio Twitter si trasformasse in una tromba d’assalto anche verso di noi, la navigazione sarebbe tutt’altro che serena e i problemi per il governo si moltiplicherebbero. Del resto, un assaggio lo si è già avuto con Stroppa. E in molti nell’entourage della premier temono un salto di qualità. I più maliziosi poi ricordano anche che, nei post con cui Stroppa criticò la legge sullo spazio approvata con i voti della maggioranza, si leggessero frasi sibilline, come a lasciar intendere che “qualcuno” avesse già garantito a Starlink un ingresso privilegiato in Italia, con addirittura lanci preventivi di razzi a carico della società privata. Ecco perché più di uno oggi si chiede anche se non siano state fatte promesse che ora rischiano di diventare un boomerang. Promesse che, se Musk decidesse di tirare fuori, potrebbero mettere in serio imbarazzo l’esecutivo. È ancora presto per dire se la rottura tra Trump e Musk coinvolgerà anche Meloni. Ma in queste ore, la preoccupazione c’è. Anche perché, con o senza Musk, resta sempre Trump. Se dovesse associare Meloni al suo ex sodale, per il governo italiano il rapporto privilegiato con Washington potrebbe diventare un sentiero decisamente più accidentato. Siamo nelle mani di Trump. E di Musk.

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