Droghe e riduzione del danno. Le politiche più diffuse Paese per Paese

La riduzione del danno è un approccio che mira a minimizzare le conseguenze negative associate all'uso di sostanze stupefacenti sulla salute di chi ne fa uso e sulla società in generale, senza necessariamente richiedere l'astinenza. Gli obiettivi fondamentali sono prevenire morti e malattie tra i consumatori di droghe e contrastare l'isolamento sociale attraverso la distribuzione di materiale sterile, le terapie sostitutive e il controllo delle sostanze. Queste misure nascono all’inizio degli anni Ottanta, soprattutto in Paesi con politiche sulla droga più flessibili e orientate alla salute pubblica come Paesi Bassi e Regno Unito, in risposta all'epidemia di HIV/AIDS che stava colpendo duramente le comunità di consumatori di droghe iniettabili. Dagli anni Ottanta in poi, le misure per la riduzione del danno si diffondono in tutto il mondo: a oggi, 108 Paesi su 193 includono questo approccio nelle loro politiche nazionali. Come rileva però l’ultimo report di Harm Reduction International, la presenza e la qualità di questi servizi varia ancora molto da Paese a Paese. Un lieve aumento di tutti i servizi Negli ultimi due anni è stato registrato un lieve aumento nella disponibilità di servizi di riduzione del danno in tutto il mondo: la crescita più rilevante riguarda le terapie sostitutive, che si sono diffuse in Benin, Egitto, Giordania, Kuwait, Perù, Sierra Leone e negli Emirati Arabi. Le terapie sostitutive permettono infatti di trattare la dipendenza da oppiacei attraverso la somministrazione di farmaci controllati che sostituiscono la sostanza da cui il paziente è dipendente. Questo metodo terapeutico riduce i sintomi di astinenza, permettendo così una stabilizzazione della vita quotidiana e un calo dei rischi associati al consumo di sostanze illegali, come le infezioni da HIV ed epatite. Altri esempi di servizi per la riduzione del danno sono i programmi che forniscono a chi consuma droghe iniettabili aghi e siringhe sterili in cambio di quelli usati, con l’obiettivo di ridurre la diffusione di malattie trasmissibili per via ematica come HIV ed epatite C. Conosciute anche come "safe injecting facilities", le stanza del consumo sono spazi protetti dove le persone possono consumare droghe sotto la supervisione di personale sanitario qualificato. Queste strutture mirano a ridurre i rischi di overdose e la trasmissione di malattie, oltre a fornire un collegamento con i servizi sociosanitari Infine, in sempre più Paesi è attiva la distribuzione di materiali sterili e altri strumenti necessari per un consumo più sicuro delle sostanze, come siringhe, acqua sterile, filtri, lacci emostatici, salviette disinfettanti e preservativi. E in Italia? Rispetto alla diffusione di questi servizi, in Europa occidentale la situazione è relativamente stabile: 20 Paesi offrono programmi di scambio di siringhe e 21 forniscono terapie sostitutive, numeri invariati rispetto al 2022. Dodici Paesi hanno mantenuto le stanze del consumo controllato, mentre si è registrato un aumento nei Paesi che forniscono kit per il consumo sicuro, ai quali si sono aggiunti Grecia e Irlanda. In Italia, nello specifico, spicca l’assenza di sale per il consumo e di programmi di scambio di aghi e siringhe in carcere. Il divario tra politiche e realtà resta ampio Tra il 2022 e il 2024, 11 Paesi hanno incluso nelle loro politiche sanitarie misure di riduzione del danno: Camerun, São Tomé e Príncipe, Togo, Etiopia, Malawi, Mozambico e Zimbabwe in Africa, Brasile, Cile e Costa Rica in America Latina e la Cambogia in Asia. Tuttavia, Harm Reduction International non ha potuto confermare che queste policy oggi continuino a essere osservate in altri otto Paesi, ovvero in Siria, Ghana, Libia, Oman, Samoa, Vanuatu, Repubblica Dominicana e nelle Filippine. Nonostante un lieve incremento globale nell'inclusione di strategie di riduzione del danno nei documenti ufficiali, i fatti raccontano una storia diversa. In Mozambico, dove le terapie sostitutive sono previste nei piani nazionali HIV, continuano gli arresti per possesso di materiale per iniezioni. In Iran, che tuttavia menziona la riduzione del danno nelle politiche, nel 2023 sono state eseguite 459 condanne a morte per reati legati alla droga. In Sudafrica, in soli tre mesi sono state documentate 600 violazioni dei diritti umani nei confronti di chi consuma droghe. Diminuiscono i fondi nazionali In generale, i servizi di riduzione del danno sono interventi di salute pubblica efficaci e poco costosi. Tuttavia, nonostante la loro comprovata efficacia, la riduzione del danno riceve finanziamenti inadeguati nella maggior parte delle regioni del mondo. Secondo i dati raccolti da Harm Reduction International, nel 2022 sono stati stanziati solo 151 milioni di dollari per la riduzione del danno nei Paesi a basso e medio reddito, una cifra che rappresenta appena il 6% dei 2,7 miliardi di dollari stimati necessari annualmente entro il 2025. La situazione è resa ancora più precaria dal numero limitato di donatori internazionali che sostengono la riduzione del danno, rendendo questi servizi vulnerabili ai cambiamenti nelle priorità dei finanziatori. A livello nazionale, infine, i finanziamenti per la riduzione del danno sono ancora più fragili, e la mancanza di dati trasparenti impedisce alla società civile di monitorare efficacemente i livelli di finanziamento e di responsabilizzare i governi.

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