Spettacolo
Protesta contro Elon Musk, le star dello spettacolo che lasciano X
Tante star stanno lasciando l'ex Twitter come dichiarazione politica: abbandonare è una forma di protesta contro la strumentalizzazione del social. Benché l’esodo sia iniziato da tempo, la recente elezione di Trump ha dato un’ulteriore spinta. Il motivo? Musk ha usato il suo social come una vetrina per supportare il partito repubblicano, conquistando un posto d’onore al tavolo del nuovo presidente. Da Jamie Lee Curtis a Vinicio Marchioni e Nicola Piovani, ecco chi se ne è andato
A cura di Camilla Sernagiotto
Tante star stanno lasciando X, il social che un tempo era Twitter e che ora è di proprietà di Elon Musk. Avere o meno un account su questa piattaforma ora è quasi una dichiarazione politica: abbandonarla è una forma di protesta contro la strumentalizzazione dei social. Benché l’esodo sia già incominciato da tempo, le recenti elezioni americane che hanno portato all'elezione di Trump come presidente degli Stati Uniti d'America hanno dato un’ulteriore spinta. Scopriamo tutti i nomi dello spettacolo internazionale che stanno abbandonando X
Il motivo dell’abbandono di X riguarda il suo proprietario e l’uso che ne sta facendo. La piattaforma social appartiene infatti a Elon Musk, il quale ha usato il suo social come una vetrina per supportare il partito repubblicano, conquistando un posto d’onore al tavolo del nuovo presidente statunitense. Trump ha infatti scelto di affidare a Elon Musk, patron del social network, il dipartimento per l'Efficienza governativa. Da Jamie Lee Curtis (nella foto) ai nostrani Vinicio Marchioni e Nicola Piovani, scopriamo chi se ne è andato da X
Il primo ad andarsene da X non è stato un divo di Hollywood o una star delle sette note bensì una testata giornalistica. È stato lo storico quotidiano della sinistra britannica, The Guardian, a lasciare X, definendo i social network come una “piattaforma tossica”. Dopo il giornale inglese, anche molte celebrità internazionali e italiane hanno seguito l’esempio. Anche diverse istituzioni culturali hanno preso questa decisione, come il Festival di Berlino