Introduzione
L'8 dicembre le forze di terra israeliane hanno attraversato la zona demilitarizzata che si trova al confine tra Israele e Siria e sono entrate nel Paese per la prima volta dalla guerra dello Yom Kippur del 1973 e dei seguenti accordi del 1974.
Il dispiegamento è avvenuto nel mezzo dell'avanzata dei ribelli jihadisti che hanno conquistato Damasco e costretto il presidente siriano Assad a fuggire. Così ora una grande bandiera dello Stato ebraico sventola sul versante siriano del monte Hermon, al confine tra i due Paesi, segnalando simbolicamente una svolta storica. Ma cosa significa questa mossa? E che risvolti può avere?
Quello che devi sapere
L'esercito israeliano nella zona cuscinetto del Golan
- Le alture del Golan sono una zona strategica, un grande altopiano di circa 1.800 chilometri quadrati, tra Israele e Siria. L'8 dicembre l'esercito dello Stato ebraico ha reso noto di essere entrato nella zona cuscinetto, con carri armati e forze di fanteria che si sono inizialmente posizionati sulla Linea Alpha, all'interno della zona smilitarizzata, per impedire ai ribelli jihadisti di entrare in Israele. Si tratta della prima volta da quando è stato firmato l'Accordo di disimpegno del 1974, che pose fine alla guerra dello Yom Kippur
Per approfondire:
L'accordo
- L'accordo per le alture del Golan fu negoziato dall’Onu dopo la guerra dello Yom Kippur: prevedeva che tra il territorio occupato da Israele e la Siria fosse creata appunto una “zona cuscinetto” di circa 400 chilometri quadrati, che sarebbe stata pattugliata dalla missione Undof (Forza di disimpegno degli osservatori delle Nazioni Unite) per evitare nuovi scontri tra i due Paesi
L'avanzata di Israele
- Dopo il primo posizionamento delle truppe l'8 dicembre, l'unità d'élite Shaldag dell'Idf ha preso il controllo delle basi abbandonate repentinamente dall'esercito governativo siriano. Spingendosi, riferiscono diversi report locali, fino a 14 chilometri in profondità nel territorio della Siria
Netanyahu: "Intesa crollata"
- La decisione di penetrare in Siria è stata presa durante la notte tra il 7 e l’8 ottobre, con voto unanime dal gabinetto di sicurezza israeliano. Il primo ministro Benyamin Netanyahu, in visita l’8 dicembre al Monte Bental nel Golan, ha poi diffuso un video in cui ha commentato la caduta di Assad attribuendosi il merito di aver dato il via alla catena di eventi che ha portato alla presa di Damasco. "È un giorno storico per il Medio Oriente: il regime di Assad era un anello centrale della catena del male dell'Iran, ora il regime è caduto. Questo è il risultato diretto dei colpi che abbiamo inflitto all'Iran e a Hezbollah, principali sostenitori del dittatore", ha detto Netanyahu. "Noi agiamo per proteggere il nostro confine. Quest'area (la Linea Alpha) è stata per 50 anni la zona cuscinetto stabilita nel 1974 con l'Accordo di separazione: questa intesa è crollata, i soldati siriani hanno abbandonato le loro posizioni", ha affermato ancora il premier
Netanyahu: "Golan israeliano ci appartiene per l'eternità"
- Sul Golan, poi, Netanyahu è stato molto chiaro: "La parte del Golan israeliano appartiene a Israele per l'eternità", ha dichiarato in conferenza stampa il 9 dicembre
La condanna di Giordania ed Egitto
- Immediate le reazioni. La Giordania e l'Egitto hanno condannato la decisione di Israele di occupare le aree controllate dalla Siria nella zona cuscinetto sulle alture del Golan. "Condanniamo il fatto che Israele sia entrato nel territorio siriano e abbia preso il controllo della zona cuscinetto", ha detto il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, definendo la mossa una "violazione del diritto internazionale". Anche il Cairo, in un comunicato del ministero degli Esteri, ha condannato "l'ulteriore occupazione delle terre siriane" da parte di Israele definendola un tentativo di imporre una nuova realtà sul camp
Onu: "Violato accordo 1974"
- E la sera del 9 dicembre è arrivata anche la condanna dell'Onu che ha precisato che lo schieramento dell'esercito israeliano nella zona cuscinetto del Golan rappresenta una "violazione" dell'accordo del 1974
Le prossime mosse di Israele
- L'esercito israeliano ha affermato che "non interferirà con gli eventi interni in Siria". Ma ha aggiunto che le sue forze "continueranno a operare finché necessario per preservare la zona cuscinetto e difendere Israele e i suoi civili". Come scrive il New York Times, funzionari e analisti israeliani hanno espresso preoccupazione per il fatto che la caduta del governo di Assad potrebbe conferire potere ai gruppi militanti che cercano di perpetrare attacchi contro Israele. Dall'altra parte, le preoccupazioni sul fatto che Israele possa tentare di trarre vantaggio dall’instabilità in Siria aumentano
Per approfondire:
Siria, cosa rischia Israele con la caduta di Assad? Gli scenari